Juliano Mer-Khamis e il Freedom Theatre
Un uomo, due identità: così si può descrivere Juliano Mer-Khamis, attore, regista e attivista politico ucciso un anno fa nella città palestinese di Jenin, situata nella parte nord della West Bank.
Juliano era nato a Nazareth nel 1958 ed era figlio di Arna Mer, comunista ebrea israeliana, che ha speso la sua vita lottando in favore dei diritti dei palestinesi, e Saliba Khamis, palestinese-israeliano arabo cristiano dirigente del partito comunista israeliano negli anni ’60. Crescendo aveva sviluppato due identità: quella dell’israeliano che presta servizio nelle Forze di Difesa in età giovanile (nel 1978, obbligato a trascinare fuori dall’auto un anziano palestinese, si rifiutò di eseguire l’ordine e fu quindi incarcerato) e quella del palestinese che in età adulta ha fatto di Jenin la sua seconda casa. Durante un’intervista radiofonica trasmessa da un’emittente israeliana nel 2009 Juliano affermò: “Sono al 100% palestinese e al 100% ebreo”.
Il regista conobbe la fama internazionale nel 2003 grazie al documentario “Arna’s Children” nel quale raccontava il lavoro condotto dalla madre negli anni ’80 a Jenin con un gruppo teatrale composto di soli bambini. Nel 2002, a otto anni dalla morte di Arna Mer e a cinque anni dalla fine di quel progetto teatrale distrutto dall’occupazione israeliana, Juliano decise di tornare nel campo profughi di Jenin per scoprire che fine avessero fatto i “ragazzi di Arna”. Tra i diversi ritratti delineati dal regista spiccano quelli di Ala, Nidal e Ashraf, morti durante operazioni di resistenza contro l’esercito israeliano, Yussef, kamikaze morto in un attentato a Hadera nel 2001 in cui uccise quattro civili israeliani e Daus e Zakaria, imprigionati.
Nel 2006 Juliano fondò a Jenin con Zakaria Zubeidi (ex militare e leader delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa), Jonatan Stanczak (attivista israelo-svedese) e Dror Feiler (artista israelo-svedese) il Fredoom Theatre, una comunità teatrale di adulti e bambini che si poneva l’obiettivo di aiutare le giovani generazioni di Jenin a combattere contro le paure, i traumi e la depressione generati dall’occupazione israeliana. Nel teatro i ragazzi potevano liberamente esprimere le proprie emozioni e sviluppare una conoscenza di sè che avrebbe permesso loro di ricoprire un ruolo attivo nella società palestinese, sconvolta e sempre più disillusa, al fine di migliorarla facendo leva sui diritti dell’individuo, la cooperazione e la comprensione dell’altro. Per il regista l’arte del recitare non era fine a sè stessa, ma permetteva di rafforzare la resistenza palestinese attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sè.
I bambini che giunsero al Freedom Theatre provenivano da Ramallah, Betlemme e perfino da alcune città israeliane. Nel 2009 si arrivò a 700-800 aspiranti attori, tra questi diverse bambine.
Nella primavera del 2004, successivamente all’uscita di “Arna’s children”, crebbe l’ostilità dei Musulmani nei suoi confronti: il teatro fu incendiato due volte e nel 2009 gli furono recapitati dei volantini che lo intimavano di desistere nella sua attività teatrale e di lasciare Jenin.
Mer-Kamis venne assassinato il 4 aprile 2011 da un uomo mascherato che esplose cinque colpi di pistola. La polizia palestinese, grazie alla testimonianza oculare della baby-sitter di famiglia, fermò Mujahed Qaniri del campo profughi di Jenin, successivamente scagionato da un test del DNA. In 12 mesi si è saputo poco nulla delle indagini. Molte ipotesi sono state avanzate: vendetta per motivi personali, omicidio commissionato dai servizi segreti israeliani o pista islamista (si è pensato a un assassinio compiuto da alcuni fanatici che contestavano le “idee” che il Freedom Theatre diffondeva tra i giovani).
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