Giovani e Club


Marzia, 29 anni, già prof.ssa di liceo ma oggi in veste di futura presidentessa del Rotaract club di Rimini. Di cosa si occupa il suo club e in cosa si differenzia da realtà simili?

Il Rotaract club di Rimini, come gli altri nel mondo, si occupa di creare le condizioni di un’amicizia tra giovani che condividano gli stessi ideali e scopi; tutto ciò viene realizzato sia  organizzando eventi mondani che attraverso un impegno sociale diretto, i così detti service, che si differenziano annualmente e spesso ci vedono collaborare con altri Rotaract di zona, ad esempio quello di San Marino, con cui ultimamente siamo in rapporti più stretti. Realtà simili nel panorama riminese o comunque regionale non ne conosco, se ci sono, non abbiamo rapporti con loro. Mentre per quanto riguarda le differenze tra noi e le altre realtà associative, la principale credo sia l’aspetto relazionale; nel senso che le associazioni si occupano di azioni  sicuramente elogiabili come il volontariato, ma la parte relazionale è sicuramente secondaria, lasciata ai singoli, invece nel nostro club questo è un pilastro portante. A questo scopo esistono anche le “Distrettuali”, che sono momenti  di confronto con gli altri club del distretto, noi siamo in quello denominato Emilia Romagna- Toscana, in cui ogni tre mesi ci incontriamo e confrontiamo per fare il punto sul lavoro svolto, ma anche per condividere momenti insieme.         

La realtà dei club nasce nel contesto anglosassone come naturale articolazione dei luoghi di socializzazione dell’individuo. In Italia invece, benché esista una tradizionale storia dell’associazionismo, i club restano strutture poco conosciute, secondo lei perché?

Credo si debba fare una differenziazione: probabilmente nella nostra provincia e nella nostra città queste strutture sono poco conosciute, per quanto ai piani alti, mi risulta che il Rotary invece lo sia; in altre regioni invece, e mi riferisco sostanzialmente all’esperienza toscana, questa realtà è ben visibile e attestata: i nostri club in Toscana sono numerosissimi e hanno moltissimi partecipanti. Non saprei dirne il motivo ma suppongo che essendo Rimini una realtà così aperta agli stimoli, dove i giovani per conoscersi hanno, grazie alla struttura stessa della città e ai suoi tanti luoghi di ritrovo, occasione per frequentarsi; per questo probabilmente non si sente l’esigenza di un club, cosa che invece si può sentire altrove.

Quali aspettative ha rispetto alla sua futura presidenza? Ha un obiettivo che le piacerebbe portare a termine?

Allora, di obbiettivi ne abbiamo molti e parlo al plurale non per usare un pluralia maiestatis, ma perché non sento la presidenza come una responsabilità unicamente mia, ma di tutti i soci e in particolar modo del direttivo. Sicuramente continuerò sulla linea della presidenza precedente,  che mi pare abbia portato buoni risultati e ci identifichi: continuare a vedersi per occasioni di tipo  sia culturale  che sociale, cercando di implementarle. Inoltre l’obbiettivo specifico che mi piacerebbe portare a termine sarebbe ripristinare un grande evento annuale di club, che negli anni è andato perduto. Il club di Rimini è nato e per tanto tempo si è riconosciuto nella famosa  festa di carnevale a Villa des Vergers, che per vari motivi non è più realizzabile; ecco, sarebbe veramente bello ritornare a creare anche per la città e per i suoi giovani un evento simile, magari in altre forme, però con lo stesso scopo, sempre benefico e che aiuti anche noi del club a lavorare sempre più uniti e coordinati. Un ultimo obbiettivo che però credo sia fondamentale è quello di cercare nuovi soci: far avvicinare giovani riminesi a questa esperienza, come dicevamo prima, poco conosciuta, perché possano quantomeno farsi un’idea e poi decidere se approfondirla, magari aderendo a essa.   

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