Focus: NCAA, italians do it better


Siamo giunti all’ epilogo: nella notte di venerdì 31 marzo, cominceranno le Final Four del campionato americano universitario di basket. Ad affrontarsi, quattro dei più prestigiosi atenei: Kentucky, Louisville, Ohio State e Kansas. Un motivo di orgoglio, almeno in parte, per noi italiani, dato che a guidare tre di queste quattro corazzate ci sono coach che dal cognome tradiscono le loro origini del nostro paese: John Calipari, Rick Pitino e Thad Matta. A completare il quadro, Bill self alla guida dei Jayhawks. Dopo questo tris d’ assi, sarà più difficile considerarci solo “mafia, pizza e mandolino” (o “catenaccio”, in alternativa a una delle tre).

 

LITTLE ITALY

Sarà interessante la sfida nella sfida tra Pitino e Calipari. Chi segue un po’ il basket d’ oltreoceano (e spero che con il mio modesto contributo per Le Dissonanze possiate essere sempre di più) sa che tra Kentucky e Louisville c’è una rivalità feroce, da far rabbrividire il campanilismo che pur esiste tra i vari colori del nostro tifo, in particolare quello calcistico. Chiariamoci, i supporter americani nulla hanno a che vedere con la volgarità dei nostri, ma come spirito di competizione e di antagonismo non abbiamo nulla da insegnargli. Piccolo aneddoto: l’ anno scorso, in un torneo minore organizzato tra conference differenti, in cui partecipavano due squadre ciascuna, Kentucky si ritrovò come padrona di casa alla Freedom Hall, cioè quella che era stata l’ arena di Loiusville fino al 2010. Lapidario il commento di una delle steward: “È uno schifo. Io ho vissuto  con nel cuore i Cardinals. Vedere ora questo posto pieno di maglie blu di Kentucky…”. Questo per rendere meglio l’ idea. Ad aggiungere alla sfida, il fatto che Rick Pitino, coach di Louisville ha vinto finora il suo unico titolo NCAA alla guida dei Wildcats di Kentucky. John Calipari, al contrario, è il titolo non l’ ha mai vinto. È arrivato in finale nel 2008, alla guida di Memphis, con nel motore Derrick Rose e quel Chris Douglas- Roberts che, dopo un avvio stentato, ora sta facendo meraviglie in maglia Virtus Bologna. Fu una tripla dell’ attuale playmaker dei Miami Heat, Mario Chalmers, a spegnere a Calipari ogni velleità di vittoria. Corsi e ricorsi storici, chi vinse quel titolo furono i Jayhawks di Kansas guidati da Bill Self. Tornando alle due formazioni del Kentucky, i Wildcats possono contare sulla qualità delle singole individualità di Doron Lamb, Anthony Davis e Terrence Jones. Calipari è sempre stato un eccellente reclutatore: dalle sue mani sono passati il già citato Rose, poi Tyreke Evans, John Wall, Eric Bledsoe, Brandon Knight e DeMarcus Cousins. È un allenatore stimato e benvoluto, che gode di tanta considerazione anche in un ambiente come quello NCAA, dove chiaramente non si guarda troppo ai risultati ma si cerca di progettare, e dove le superstar contano tanto quanto i portatori d’ acqua (al contrario dell’ NBA, dove non vengono fischiate lampanti infrazioni di passi ai grandi giocatori, ma questo a dirla tutta forse è più per amore della spettacolarità del gioco che vera e propria benevolenza nei loro confronti). Comunque sia, Calipari ha tre punte dotate di atletismo in grado di far male: Davis dentro l’area, Lamb con il tiro da fuori e Jones in penetrazione. Dal canto suo, Pitino propone un gioco più di squadra, più duro e difensivo, come è nello stile delle squadre NCAA: Kuric, Peyton Siva e Chane Benahan, insieme ai due Smith (Russ e Chris) sono il collettivo che si oppone alla forza dei singoli di Kentucky. Nessuno dei Cardinals va oltre i 12.7 punti di Kuric, ma gli elementi con almeno 6 punti di media sono ben sette. Gli uomini di Calipari segnano 78 punti di media, quelli di Pitino 68. La sfida è aperta, e in un derby come questo le motivazioni conteranno più di ogni altra componente.

 

SELF- CONTROL

Dopo due annate deludenti, nella quale Kansas aveva accumulato talento a discapito dell’ intelligenza cestistica, finendo poi per pagarlo, ora Self torna alle Final Four. Le ultime a cui aveva partecipato (2008) erano state anche le uniche, e abbiamo già detto che le aveva portate a casa battendo Memphis, allenata da Calipari, in finale. Ora ci riprova, avendo come braccio destro Tyshawn Taylor, esterno con etica e attitudine al lavoro, che rispetto all’ anno scorso ha aumentato la percentuale di assist e quella dei punti (questi ultimi da 9.3 a 16.7). Insieme a lui, Thomas Robinson ed Elijah Johnson, entrambi bravi nel segnare dentro l’area. Opposti a Kansas, i Buckeyes di Ohio State, di nuovo alla Final Four dopo cinque anni. Nel 2007 l’uomo in più in campo era Greg Ode, sfortunato centro che è stato appena tagliato dai Blazers a causa dei suoi continui infortuni (dal 2007, ha giocato solo la stagione 2008/2009 e parzialmente quella 2009/2010). Oltre a lui, ricordiamo Mike Conley Jr, ora ai Grizzlies, Daequan Cook (dei Thunder) e due volti noti del nostro campionato: Othello Hunter, a Sassari nel 2010/2011, e David Lighty, in questa stagione bocciato prima a Cantù e poi ora decisivo nella corsa salvezza di Cremona, che vi stiamo raccontando sulle pagine de Le Dissonanze. Ora, a guidare Ohio State ci sono le mani dolci e il fisico potente di Jared Sullinger e le conclusione da due punti di Deshaun Thomas. E anche qui, il pronostico è aperto. Allora, non resta che augurare una buona Final Four a tutti quanti.

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