Confessioni
Una gabbia di legno. Umida, tremendamente umida. L’odore nauseabondo della tenda di velluto impolverata mi sale al naso. Tossisco. Sono un po’ allergico alla polvere. No, non è vero, ma questo postaccio rende tutto più fastidioso. E mi fanno male le ginocchia: la superficie è troppo irregolare, logora, rischierei di morire dissanguato se tutte le schegge che si sono alzate dall’inginocchiatoio mi si ficcassero nelle gambe.
Provo a spiare dalla finestrella intarsiata: non si vede nulla. È troppo buio e i forellini sono troppo piccoli. Accidenti.
E se fosse un terrorista? O un giornalista delle Iene o… o di Striscia la Notizia? Che ne so io se mi posso fidare?
Magari è un maniaco.
Oppure è mio babbo che è venuto qui per sapere i fatti miei!
Oddio, voglio uscire di qui al più presto.
Da dove comincio?
-Padre, ciò che le dirò è per me motivo di vergogna, io mi fido di lei e del suo voto di silenzio. Dunque, ecco, ci sono: la scuola. Ho beccato il prof di meccanica nel bagno con uno spinello. O meglio, non ho proprio visto il cannone, ma dai, si riconosce dall’odore se è una sigaretta o roba! Non mi scorderò mai la sua faccia che da rilassata si contorce in una smorfia mista a terrore e aria di sfida. È subito arrivato il bidello, naturalmente attirato dalla puzza di fumo. E quel bastardo del mio insegnante cosa fa? Dice di avermi appena beccato a farmi uno spinello! Mi prendo uno scappellotto e una strigliata, ma quell’altro idiota mi dice che non avrebbe fatto rapporto al preside. Sicuramente è un altro cannarolo. L’ennesimo. Naturalmente non potevo farla passare liscia all’infame e ho minacciato di rovinargli la carriera spiattellando a tutti la storia dell’erba e magari anche ricamando un po’ sulle ripetizioni che fa alla Gherardini da un mese. In cambio del mio silenzio ho avuto l’otto facile per tutto il quadrimestre nelle sue materie. Alla fine mi sono stufato e l’ho raccontato al mio migliore amico Poldo, che è un pezzo di pane, ma tutti sanno che è peggio di una suocera pettegola. Mi hanno rimandato in meccanica, ma almeno quello strafottente è stato esonerato dal suo incarco.
E questo è ancora niente.
Parliamo di un’altra pecora: mia sorella. Non so come diavolo faccia, ma per l’ennesima volta è stata rimorchiata da una sottospecie di camionista muscoloso e bitorzoluto. Ma questa non è la solita avventura: è incinta. E non sa se si tratta del simil scaricatore di porto o il fighetto con cui stava prima. Una settimana prima. E quando me lo ha detto ci son rimasto di sasso, perché pensavo che prendesse la pillola. Invece i sedici euro al mese che sgancia papà per la Yanez non sono per lei, bensì le passa ad una ragazza che ha conosciuto in un locale e che non si può permettere nemmeno una spesa così piccola. Non è riuscita a dirlo ai nostri genitori e non lo dirò di certo io. Ma la cavolata più grande è che sta pensando di sposarsi e scappare con il camionista. Che idioti! Ha paura di essere sbattuta fuori di casa se lo dicesse a papà o a mamma, ma secondo me sbaglia di grosso. Le ho chiesto come avrebbero vissuto dopo la nascita del bambino (o della bambina), ma mi ha risposto con un freddo “Pietro ha il suo lavoro e io… una donna trova sempre lavoro, in un modo o nell’altro”. Mi vengono i brividi solo a pensarci.
E il bello è che io non posso farci niente! Se lo raccontassi ai miei perderei mia sorella e scapperebbe la notte stessa, se non lo faccio, vanno via lo stesso. Per un bambino!
Io sono stato chiaro con la mia ragazza: patti chiari, amicizia lunga. Anzi, amore lungo.
Tanto sesso, poche chiacchiere, niente figli. E se rompe, la mollo.
La vita è breve, siamo giovani, dobbiamo divertirci, non sfornare o crescere neonati. Io non so cuocermi un uovo al tegamino e devo finire di studiare, poi c’è la specializzazione, il tirocinio, la disoccupazione… ho bisogno dei miei spazi e ho le mie necessità, i miei tempi. Non di un… bambino!
Mio babbo per esempio, passa in ufficio dodici ore ogni giorno tranne la domenica, che gioca a calcetto. Non lo si vede mai per casa e quando c’è non vuole essere disturbato. Mi stupisco come faccia mia mamma a non tradirlo. Secondo me c’ha pensato più di una volta. È ancora una bella signora, sempre molto curata. E lo yoga, e la corsa, e la palestra, e il corso di cucina… vuoi che un uomo decente e disponibile non ci sia?
Oh, mi perdoni padre, le sto raccontando la mia vita senza arrivare al sodo, ai miei peccati. Dunque, l’altro giorno, quando mi hanno rigato la macchina nuova di pacca nel parcheggio del campus ho tirato uno smoccolo da far tremare l’asfalto.
Dice che con un paio di Ave Maria sono a posto?
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