Tonino, sotto il segno della poesia


Prima giornata di primavera, forse la seconda, essendo l’anno bisestile.

Il profumo dei mandorli è una delle mie prerogative.

“Hai sentito che profumo c’è nell’aria mamma?”

“Hai visto che colori papà?”

“Pincopallino, ho ragione se dico che il profumo dei mandorli in fiore sia il migliore sulla terra?”

Non ascolto nemmeno le risposte, troppo assorta, quale sono, nel fiutare quest’ossigeno arricchito di poesia.

Infatti oggi  la poesia si respira proprio, la si avverte, come se avessimo un sesto senso solo per lei: un naso nascosto, delle orecchie invisibili, un cuore trascendentale, collegato a un iperuranio dove convergono esperienze sensoriali ed essenza delle cose in quanto tali. Un mondo dove il profumo dei mandorli è un distillato di dolcezza che possiamo bere e sentire scendere fino alle viscere.

Mi chiedo donde provengano queste mie sensazioni. Perché tutta la malinconia eterea dell’odore dei fiori sembra amplificarsi?

Ci sono:

Oggi è la Giornata Mondiale della Poesia.

No.

Oggi muore Tonino Guerra.

Rileggendo il post di appena sei giorni fa mi si offusca la vista, ma questa volta non è colpa dei fiori: una lacrima, due, tre, quattro, dieci…

Fin da bambina sono stata un’assidua lettrice dei suoi lavori, ho visitato moltissime mostre in suo onore, gli spettacoli, i musei, i film, le fotografie, le sculture, i disegni, i dipinti: non si può enumerare l’elenco delle sue arti, di su’ scarabocc. Avrei tanto desiderato incontrarlo, parlargli, intervistarlo: forse per pigrizia, forse per sfortuna, ho sempre rimandato, rinunciato, fallito.

Ora questo desiderio verrà archiviato in un un cassetto, o in un file come questo, magari fra qualche anno me ne dimenticherò, ma Tonino non tornerà. Non sotto le sue sembianze, almeno.

Rimangono i suoi lavori da rimaneggiare, le sue poesie da parafrasare, i suoi spot alla TV, ma che ne sarà della sua voce, delle parole che avrebbe dovuto pronunciare apposta per me?

Forse sono pazza, anzi, non ho alcun dubbio su questo, ma per me il semplice fatto che un poeta spenda e scelga delle parole per rispondermi è un enorme regalo. La stessa cosa  accadrebbe se un fornaio mi regalasse un grissino, se un fabbro mi donasse un bullone, se un pasticcere mi facesse immergere il dito in una buonissima ganache al cioccolato.

Un poeta vive di parole, e se ne regala anche una sola, essa è un dono e come tale va custodito.

Ma le mie domande rimarranno senza una conclusione.

Forse i mandorli risponderanno per lui e mi parleranno. Loro sapranno spiegarmi come vivere all’insegna dell’arte intesa nel suo senso più lato.

 

Oggi i loro fiori si sono fatti sentire. Di fianco casa un’intero frutteto mi ha suggerito cosa fare per ringraziare Tonino delle parole che sicuramente avrebbe speso per me: per un intero mese racconterò periodicamente di autori del luogo, di artisti che condividono (o condividevano) le loro radici con quelle dei miei mandorli, voci che meriterebbero di essere conosciute e apprezzate da un pubblico il più ampio possibile.

Questo sarà fatto per preservare l’insegnamento che Antonio Guerra per 92 anni ci ha insegnato e continuerà a farlo  tramite moti delle stagioni e le fioriture nei campi: vivere un’esistenza dedita completamente all’arte, intesa come esaltazione di tutto ciò che è percepibile, non solo è fattibile, ma è soprattutto la chiave per svincolare la propria anima e incanalarla verso un equilibrio perpetuo e pieno di gioia.

4 Comments

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  1. Sara Pasini

    Grazie mille, devo dire che Tonino mi stava particolarmente a cuore come artista e ho pianto lacrime sincere quando ho saputo della sua scomparsa. Spero solo che la Storia ci riservi ancora personalità poliedriche e a dir poco talentuose come lui!

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