Per cominciare…


Veni, vidi, Coxi”. Così ho deciso di chiamare questa rubrica gastronomica.

“Veni, vidi, Coxi” è il sottotitolo di un libro di cucina di Keith Floyd, chiamato “Floyd on Italy”.

Tutti gli chef televisivi di adesso, perlomeno quelli britannici o anglofoni come Jamie Oliver, per citarne uno, si sono ispirati e hanno tratto le mosse da questo galante e ironico chef della seconda metà del secolo scorso. Keith Floyd era dotato non solo di estremo umorismo e grandi abilità in cucina, ma soprattutto di un desiderio di viaggiare e scoprire le culture gastronomiche diverse dalla sua, a partire da quelle prossime come l’italiana e la francese, fino a quelle più esotiche. Estremamente convinto del fatto che “il cibo è vita, la vita è cibo”, Floyd nell’arco della sua intera vita viaggiò, ricercando nuovi sapori, colori, contrasti, sempre accompagnato da un’attenzione e un amore verso il prossimo e il “diverso” che fecero di questa esperienza un modello a cui tutti poi attinsero e si ispirarono.

Samuele Bersani in “Occhiali Rotti” scriveva: per capirmi è necessaria la curiosità di Ulisse.
E questo credo sia un principio valido anche per la cucina. Ma può essere preso in prestito per tutte le altre passioni che investano tutta la vita di una persona. Una curiosità accesa e viva, che non smetta di cercare e esplorare, che non abbia confini. Perché in una disciplina più si va in profondità nelle cose, più il gioco si fa interessante.

Quando mi è stato chiesto che taglio dare a questa rubrica, che contrariamente a quanto si possa pensare non è limitata e potrebbe spaziare davvero all’infinito, ho pensato a un qualcosa di open.
Escludendo le ricette, per le quali esistono già i food blog, trattare temi gastronomici include parlare talvolta di storia, sicuramente di geografia, di arte e di tendenze. Anche nella gastronomia ci sono le tendenze, il periodo in cui qualche ingrediente o qualche combinazione viene particolarmente sfruttata, e come tutte le mode passa… per poi tornare.

Leggendo le biografie di vari chef sono rimasta sorpresa da come una cosa fondamentalmente accomuni tutti: iniziali passione e inclinazione verso l’ignoto. Culture differenti da esplorare che inizialmente avevano la precedenza sullo studio della propria. Credo sia normale essere attratti da quello che non si conosce, da ingredienti che non siano a nostra disposizione, alla nostra portata. La cosa che però più mi ha sorpresa è stato realizzare che tutti, alla fine, dopo un primo periodo, siano tornati alla propria tradizione gastronomica, con il desiderio più forte di apprendere quello che sempre gli era passato sotto mano, inosservato. Magari, dopo un viaggio all’estero relativamente lungo, quando si scopre realmente quanto manchi la quotidianità, anche culinaria, tutto diventa importante e fondamentale. A me succede sempre, di rivalutare e rileggere le cose che mi stanno intorno.

Questa rubrica parlerà di tutto ciò, e sarà preponderante il fattore viaggio. Sia perché mi sento privilegiata ad aver viaggiato, sia perché ho scoperto tante cose in più viaggiando da quando è subentrato il fattore gastronomico.
Un esempio può essere un recente viaggio in Polonia. Ci sono molte tradizioni gastronomiche che si possono accomunare, molti ingredienti semplici e poveri che ritornano, fra la cucina romagnola e quella polacca. Entrambi i popoli hanno sfruttato quello che avevano a disposizione, quello che la terra offriva loro. È bellissimo anche ricercare queste similitudini, quando si parla di cibo e di viaggi. Il cibo visto perciò come espressione del modo di essere di un popolo.
E mi piacerebbe consigliarvi letture, fornire motivazioni. Suggerire libri che parlino di questo argomento, e che hanno cambiato la mia visione delle cose in materia gastronomica.
O rivisitare la nostra cultura.
C’è tanto, tantissimo da dire, spero che tutto questo interessi anche a voi.

2 Comments

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  1. Gabriele Catani

    Ma guarda un pò, scrivi sul “mio” Dissonanze adesso! Personalmente sono molto interessato alla gastronomia e quello che hai scritto è vero..a presto!

  2. Veronique

    sul “tuo”? 🙂
    Avrei voluto dirtelo l’altro giorno svampito, ma eravamo tutti e due di fretta.
    “Quello che hai scritto è vero” significa che tu pensi che io millanti menzogne?? :))

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