Milan Fashion Week: alla scoperta di nuovi talenti


Finita la settimana della moda milanese, arriva il momento di fare un bilancio della stagione: ottima. La stampa straniera, per una volta, ci ha “benedetti” riconoscendo agli stilisti italiani inventiva e credibilità.

 

Facile riconoscere l’ispirazione creativa della collezione colorata e glamorous di Giorgio Armani o del lavoro del tutto nuovo di Emilio Pucci, della donna sexy e romantica di Roberto Cavalli o dell’ultimo, perfetto, défilé di Raf Simons per Jil Sander. Sfilate per pochi eletti.

In contrapposizione a tutto questo mondo, c’è quello – ancora più interessante – dei nuovi talenti: chiudono la Milano Fashion Week, la kermesse N-U-De (New Upcoming Designers) e gli Under 30 di Next Generation. La Camera Nazionale della Moda Italiana rinnova, così, il proprio impegno nei confronti dei giovani.

Un’occasione unica per conoscere le proposte di nomi meno noti ai più, nomi che potrebbero diventare big nel settore fashion. Stilisti emergenti che diventano protagonisti, per un giorno, sul grande palcoscenico del Castello Sforzesco.

Mauro Gasperi presenta un “Medioevo metropolitano”, una dama iperfemminile col capo coperto, gonne al ginocchio, bluse in cotto di maglia e tacchi non troppo alti. A spezzare: argento, oro, i riflessi ruggine, pistacchio e tortora.

Moi Multiple racconta la nuova donna contemporanea, che va alla conquista della propria intraprendenza. Dal guardaroba maschile, Francesca Ceccon riprende la struttura e i classici tessuti delle giacche e dei cappotti da uomo. A contrasto: organza, chiffon e georgette. Il nero si macchia di colori caldi, come il papavero, il rosso lacca, il rosa cipria, il sabbia e il verde mela.

Francesca Liberatore, invece, ci porta in viaggio negli esotici suk fatti di luce e polvere. Tra rosso, ocra e nero domina il bianco. Tessuti pesanti anni ’20, gonne abbondanti anni ’50: una donna concreta ma femminile, che svetta sui suoi stivali al ginocchio senza dimenticare i tagli classici made in Italy.

 

Questi progetti di scouting possono sembrare poca cosa rispetto a ciò che di concreto viene fatto a Londra, New York o Copenhagen, per il mantenimento e la promozione dei marchi delle nuove generazioni. Nel Belpaese siamo ancora molto indietro, ma qualcosa si muove: la moda e il design internazionali hanno bisogno di nuovi talenti che solo una scuola di avanguardia, come quella italiana, può produrre.

 

Per i più curiosi: http://www.vogue.it/talents/storie-di-successo

 

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