Roma kaputt mundi: l’esonero di Lino Lardo


Roma, se ne sarà accorto anche Lino Lardo quando ha toccato con mano la realtà capitolina, non è una città come le altre. La pressione che ti mette addosso è superiore, e non di molto, a quella di qualunque altra città italiana. Roma brucia tutto in fretta, come se il fantasma di Nerone fosse ancora lì, a condizionare i criteri di giudizio delle persone. Negli ultimi quattro anni, la Virtus Roma non ha mai concluso la stagione con l’ allenatore con cui l’ aveva cominciata. Dal 2008/2009 si è avuto Gentile per Repesa, poi Boniciolli per Gentile, poi Filipovski per Boniciolli e infine Calvani per Lardo. L’ ultimo a resistere una stagione intera fu il tecnico croato, che firmò la semifinale nel 2007 e la finale (persa 3-1) nel 2008. Dopo, solo tizzoni fumanti e macerie. Non un minimo di continuità tecnica, non un’ idea su come costruire una squadra omogenea, mille figurine cambiate, dentro lo spogliatoio così come in società (Tanjevic e Bodiroga, solo per citarne due). In mezzo, la capitale e il suo pubblico, che ogni anno diventava sempre meno propenso a perdonare alla società il via vai che caratterizzava la sua squadra del cuore, neanche ci si trovasse alla stazione di Roma Termini in orario di punta con sciopero dei treni. Poi, finalmente, Lino Lardo.

Il Grande Normalizzatore di Loano, un tecnico che ha sempre fatto del lavoro in palestra il suo imprescindibile vessillo. Chi scrive ebbe il piacere e l’ onore di poter scambiare un paio di battute, un anno e mezzo fa, con coach Lardo. Si trattava della presentazione ufficiale delle stagione 2010/2011 della Virtus Bologna. In quell’ occasione, all’ affermazione “Lei fa il mestiere più bello del mondo”, l’ allora allenatore dei bianconeri rispose con un sorriso, dicendo “Il più bello, sì, ma anche uno dei più difficili”. Ora si  ha la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, del perché ciò sia un verità conclamata. Lardo, alla Virtus Roma, non ha avuto i giocatori giusti. “Ma come” si dirà “non aveva forse Djedovic e Dasic? Maestranzi e Slokar? Clay Tucker? Gigi Datome? Crosariol? E non era possibile fare meglio di così?”. No, non era possibile. Lardo è infatti un allenatore che, accanto ai leader conclamati, ha bisogno di inserire qualche elemento di fatica, qualche mestierante, nel senso più positivo del termine. Come erano a Verona Rombaldoni e Carraretto, a Reggio Calabria Cittadini, Lamma, e Rombaldoni (gli ultimi due tornati da Atene con l’ argento olimpico al collo), a Milano Mario Gigena, Fajardo e Singleton, a Rieti ancora Gigena, Bonora, Hurd e Helliwell, alla Virtus Bologna di nuovo Fajardo, Homan e Sanikidze. Quando non li ha avuti ( Milano 2005/2006 con Galanda al posto di Singleton e Bulleri al posto di McCullogh, e quest’ anno) è stato esonerato. Perché l’ attacco flex offense  per cui è conosciuto richiede tanto degli scorer quanto gente che sappia fare della legna.

Ora la prospettive per i due divorziati non sono entusiasmanti. Calvani per Roma rappresenta (chiaramente?) un traghettatore, ma alternative credibili sembrano non essercene, per l’ estate. Quelli liberi per ora sono Capobianco, Bechi o Pillastrini, con quest’ ultimo si può già escludere, dato che preferisce lavorare su progetti a media- lunga scadenza e senza isterismi. Lardo, invece, dopo un periodo di pausa, potrebbe riciclarsi in Legadue come avevagià fatto nel 2006,  e seguire anche colleghi come Bucchi o Pancotto. Magari a Verona, dove il tecnico ha lasciato ottimi ricordi, e dove sarebbe la persona giusta per una piazza che vuole tornare a uno splendore neanche troppo lontano nel tempo. Sia per la Scaligera che per Lardo sarebbe un’ unione più che fruttuosa.

2 Comments

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    • Luigi

      Ah, di sicuro.
      Vista a posteriori devo dire che fa ridere, specie per il campionato che fece la Virtus Roma l’anno successivo. Ora mi spiace sia stata esclusa. Brutto segnale.

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