La mafia in Romagna: l’operazione Criminal Minds


La notizia è di oggi, ma già da qualche tempo gli addetti ai lavori sapevano che qualcosa bolliva in pentola. Eppure in pochi si aspettavano un scossa così forte: l’operazione Criminal Minds della Guardia di Finanza di Rimini ha infatti evidenziato una volta di più il forte radicamento dei principali gruppi della criminalità organizzata italiana sul territorio romagnolo.

Sono cinque i filoni dell’inchiesta, iniziata nel 2010, che ha portato alla disposizione di custodia cautelare per 16 persone e agli arresti domiciliari per altre 9. Le indagini della GdF hanno fatto emergere una complessa rete di illegalità a partire da un’agenzia investigativa di San Marino, che conduceva operazioni di dossieraggio per conto di committenti privati. L’imprenditore che ha maggiormente beneficiato dell’attività dell’agenzia, ora agli arresti, è risultato essere collegato anche con la criminalità campana e lo spaccio di stupefacenti in Riviera.

Ma non finisce qui: le ramificazioni dell’inchiesta hanno portato infatti fino ad un night club di Misano Adriatico, dove i finanzieri hanno scoperto un giro di prostituzione e spaccio, anche di sostanze dopanti nelle palestre del riminese. Spaccio che sarebbe alla base del decesso, avvenuto nel 2010, di un bagnino riminese di 37 anni.

L’operazione Criminal Minds segue di pochi mesi le inchieste Vulcano e Staffa, mettendo sotto la luce dei riflettori una realtà ormai consolidata. La mafia in Romagna c’è e si fa sentire, lo dimostrano i reati contestati con quest’ultima inchiesta: si va dalla corruzione all’estorsione, dallo sfruttamento della prostituzione allo spaccio, fino al trasferimento fraudolento di valori e alla ricettazione.

È altrettanto degno di nota il numero e il ruolo dei romagnoli coinvolti, a dimostrazione del fatto che ormai la mafia in Romagna non può nemmeno più essere definita “fenomeno d’importazione”, dal momento che nelle carte dell’inchiesta è possibile trovare un avvocato riminese, imprenditori sammarinesi e marchigiani, un pubblico ufficiale, il titolare di un locale della Riviera e il direttore di una società investigativa di San Marino.

Dieci milioni di euro l’entità dei beni sequestrati grazie a 46 perquisizioni della Guardia di Finanza tra Rimini, Pesaro, Forlì, Pisa, Roma, Milano, Piacenza, Vicenza, Sassari e Ancona: 150 gli uomini impiegati per un totale di 13 sequestri (tra quote societarie e immobili).

La presenza della mafia in Romagna è ormai nota a chi, come magistrati e forze dell’ordine, da tempo si occupa di contrastare l’espansione del fenomeno mafioso sul territorio. A detta di molti tra gli osservatori, tuttavia, l’attenzione dedicata dalla politica a questo genere di tematiche resta comunque insufficiente. Una prima risposta a queste critiche è il protocollo d’intesa firmato da Regione, Comuni, Province e scuole dell’Emilia-Romagna per contrastare la diffusione della criminalità organizzata anche attraverso iniziative culturali.

Ma c’è ancora molto da fare nella lotta alla criminalità organizzata in Emilia e in Romagna, e per farlo è necessario partire da un’amara certezza: la mafia in regione c’è, eccome. Ignorarla è il più grande favore che le si possa fare.

 

Per il prezioso articolo da cui ho attinto per scrivere questo post ringrazio Patrick Wild e il Gruppo Antimafia Pio La Torre

2 Comments

Aggiungi
  1. Sabrina

    grande. grazie. questa è la strada giusta, le informazioni che vorrei leggere su un giornale con chiarezza espositiva ed esauriente, con rimandi ad approfondimenti.
    Se posso, cito Libera Terra e Mafie in pentola come rimandi di approfondimento, per chi prova a trovare una strada per uscire dal meccanismo. grazie Sabry

  2. Luca Rasponi

    Grazie per l’entusiasmo Sabrina, è sempre bello vedere che il proprio lavoro è apprezzato. Come te credo che il primo dovere del giornalismo sia informare con chiarezza, che non deve diventare superficialità, e capacità di approfondire che non dev’essere sinonimo di opacità formale e contenutistica.

    Le fonti che citi sono sicuramente valide per capire e combattere le mafie da un punto di vista molto caro agli italiani, quello della cucina: un aiuto in più nella lotta per la legalità, che soprattutto in questo Paese dev’essere incessante e senza quartiere.

+ Leave a Comment