Il Rock è Tratto #16 (2/2)


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Drin!

«Ben ritrovati ragazzi. Oggi andiamo avanti con l’esperimento»

Consci di tutte le cose che devono preparare, gli studenti sistemano strumenti e blocchi di appunti sul tavolo.

«Ci siete? Bene. Ora prendete MATTA CLAST , KAISHA KUNIN e MONDAY »

«Ma prof…»

«Senti Ponzi… smetti. Sapete quanto ci abbiamo messo io e Mario (sempre il tecnico) a scegliere le band per l’esperimento? Ne avevamo più di 70 da selezionare. Ora prendete quello che vi dico, tirate giù gli appunti e lavorate. Vi ricordo ancora una volta che è l’ultima relazione!»

«Quindi» si ricompone «prendete queste tre band, e mettetele nel contenitore con su scritto “Sidro Club”»

«No prof, non vale» Lince, ancora una volta.

«Non mi dire che non ti va bene neppure questo contenitore!»

«No no… va troppo bene! Clientela fissa e appassionata di musica, buoni suoni e volumi nonostante vengano tenuti alle stelle. È un locale che…»

«Va bene» lo stoppa «le tue riflessioni riportale nella relazione. Ora aggiungete la solita mistura che a sua tempo avete diviso in tre parti uguali, e lasciate agire. La prossima volta si fanno le osservazioni ragazzi, non lasciate la testa sul comodino quella mattina»

I risultati della seconda osservazione brevemente discussi in classe danno per vincitori della serata i Matta Clast da Perugia. Un trio chitarra elettrica e voce, tastiera e batteria. Compattissimi, solidissimi, interessanti e per questo vincenti.
Però
non molto originali, forse.
Però
si battevano con gruppi che avevano punti deboli un po’ troppo evidenti, forse.
I Kaisha Kunin erano difficilmente inquadrabili in un genere, seppur di rock si parli. Positivo, a volte. Negativo, se anche a causa di questo non si lascia il segno, o si crea un po’ di confusione.
I Monday sarebbero stati in grado di portare l’ascoltatore tra paesaggi lunari e scuri crateri (cos’è il lunedì se non il giorno della luna?) se solo fossero riusciti a far decollare la navicella spaziale elettronica che avevano a disposizione.
Però le notti al Sidro hanno sempre il loro perché.
E il dj-set dopo una serata di musica dal vivo ci dovrebbe sempre essere.

Drin!

«Ragazzi, ultimo giorno di esperimento. Non siete contenti?»

Risatine impercettibili in sottofondo fanno condurre il docente più velocemente al dunque.

«Allora, facciamo presto. Vi do gli ultimi due 3 nomi, il contenitore e via. TESTHARDE, NADIÈ, FORMAZIONE MINIMA. Li mettete al Mojito Cafè, in Piazza Castello»

«Prof scusi eh, io non vorrei risultare critico, e neppure giocarmi il 6 in pagella. Però anche questa volta ho un’osservazione da fare. Le Testaharde le avevamo già provate in un esperimento precedente. Sono sicuro! Mi potrà dire che è cambiato qualcosa nella formula, certo – si chiamano anche diversamente – però mi conceda di essere scettico anche questa volta! E se viene fuori che con l’ultima poltiglia e tutto il resto reagiscono sempre alla stessa maniera? Non è che ci salta l’esperimento, vero?»

«Sì Lince, questa volta ti do ragione. Io e Mario (sempre lui) abbiamo deciso di correre il rischio. Ora fate, osservate, e ci vediamo tra qualche giorno per l’ultima lezione e poi il 24 per la presentazione della relazione. Mi raccomando, vi voglio vedere tutti e preparati eh, ci si gioca l’anno!»

Ultima lezione utile per discutere col professore e fare le domande di rito.
Pare proprio che tutti gli studenti abbiano rilevato che la Formazione Minima potesse essere più incisiva.
Forse da un cantattore e un ottimo chitarrista ci si aspettava qualcosa che disarmasse per spirito e semplicità. Non sempre le due componenti si sono percepite insieme.

Appena si presentano, le Testharde sembra abbiano in comune con le Euroshima (partecipanti all’edizione 2009) solo la leader.
Invece, nonostante l’inserimento dell’hammond, i punti di contatto sono svariati. Più di una canzone, per esempio.
Forse non sono cambiate più di tanto.

È già ufficiale. Le valutazioni date nelle osservazioni danno per vincitori i Nadiè. La serata e tutta la manifestazione, si intende.
Da Catania con furore e chitarre alle volte dolci, alle volte taglienti, sono un gruppo il cui talento è già stato riconosciuto da premi e finali a numerosi concorsi. Ora torneranno a Savignano ad aprire il concerto gratuito degli Afterhours, in Piazza Borghesi.  Sicuramente ci sarà continuità, quella serata.
Positivo. Ma anche no…

Peccato, perché qualcuno voleva ballare col fantasma nella pista.

A fine lezione, il professore soddisfatto si confida con Mario «Vuoi vedere che non boccio nessuno? Non rimando neanche Lince. E poi sai… la proposta che mi hanno fatto alla fine. Hai presente? Quella di inserire un quarto contenitore dopo la serie dei primi 3, dove mettere le band che sono emerse da ogni contenitore precedente per una sorta di “finalissima”. Non è affatto male, sai? Ci dobbiamo pensare su!».

Ho notato che nessuno dei ragazzi ha speso parole per il presentatore Michele Carrabotta, né sulla partecipazione di pubblico.
Adesso compenso io.
Salvo qualche perdonabile errore, il giovane e simpatico presentatore è stato all’altezza e può migliorarsi. Nell’ultimo periodo si sta allenando con un’ ammirevole frequenza. Promosso.

Il pubblico è cresciuto serata dopo serata.  Da questo punto di vista, quello più riuscito è stato l’appuntamento al Mojito Cafè: in una piazza più ridotta com’ è quella del Castello si sono ricreate ambientazione e atmosfera della piazza grande che solitamente ospita la manifestazione. Il tutto valorizzato dal carico positivo che un ambiente più piccolo comporta: più intimità, vicinanza, meno dispersione, più attenzione.

Ma anche più fedeltà, interesse.
Per questo i presenti accorsi perché interessati non erano tanti di più che una classe di giovani studenti in un laboratorio a fare esperimenti.

Peccato.  Per chi non c’era.

Ah, allora ci si vede in piazza il 24 giugno per la conclusione di tutto! Anche se la parte più interessante dell’esperimento è finita.
Parola di bidella.

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