Dichiarazione di Roma: una firma contro l’euroscetticismo


L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Renderemo l’Unione Europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto delle regole comuni. L’unità è sia necessità che una nostra libera scelta. La nostra Unione è indivisa e indivisibile”.
Queste le parole che si ritrovano scritte in apertura del testo della Dichiarazione di Roma, firmata ieri nella capitale italiana dai leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell’UE. Una giornata che va a costituire una nuova importante tappa della storia dell’Unione, le cui fondamenta furono gettate con l’entrata in vigore dei Trattati di Roma, di cui si è celebrato quest’anno il 60esimo anniversario. Grazie ai Trattati l’Europa poté risorgere dalle ceneri dei due conflitti mondiali e trasformarsi in un continente riunificato e in pace, fondato sui valori della solidarietà, della democrazia e dello Stato di diritto. Allo stesso tempo, la creazione di un mercato unico trasformò il continente nella più grande entità commerciale al mondo.

Un progetto, quello dell’Unione, destinato a evolversi e concretizzarsi sempre di più. Con la firma della Dichiarazione di Roma i Paesi dell’UE nella giornata di ieri hanno espresso impegno comune per la realizzazione di quattro principali punti:

  1. Un’Europa sicura: libertà dei cittadini di muoversi liberamente. Politica migratoria efficace e responsabile.
  2. Un’Europa prospera e sostenibile: completamento dell’Unione economica e monetaria al fine di generare crescita e occupazione e un mercato unico coeso e competitivo.
  3. Un’Europa sociale: crescita sostenibile volta al progresso in cui si tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo fondamentale delle parti sociali. Lotta contro la disoccupazione, l’esclusione sociale e la povertà.
  4. Un’Europa più forte sulla scena mondiale: promozione di stabilità e prosperità nell’immediato vicinato ma anche nel resto del mondo attraverso nuovi partenariati, complementarietà con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico e ruolo attivo in seno alle Nazioni Unite

L’Unione Europea mai come oggi si vede costretta a far fronte a spinte populistiche ed euroscettiche che sempre di più crescono in diversa misura in seno ai governi dei Paesi membri. Questa tendenza è confermata dal sondaggio dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza condotto nei mesi scorsi da Demos: fatta eccezione per i Paesi che hanno recentemente aderito, la fiducia nella UE è in declino. In primis in UK, dove si è consumata la Brexit, e a seguire in Francia e Italia dove, tra le forze parlamentari, solo il Partito Democratico professa un consenso verso l’Unione. Unica eccezione la Germania: la maggior parte della popolazione è convinta che la UE mantenga una rilevante importanza e vada rilanciata.

Ciò in cui tanti cittadini europei non hanno più fiducia non è tanto il progetto in sé, quanto le modalità in cui è stato perseguito. Ritengono inoltre che l’Europa unita sia appunto un “progetto”, ma non ancora un “soggetto”. Malgrado tutto ciò valutano comunque rischioso uscirne per il timore delle conseguenze che potrebbero dover affrontare in seguito a una volontaria autoesclusione.

Le istituzioni europee hanno espresso l’intenzione di ascoltare e dare la giusta rilevanza alla voce dei cittadini: nei prossimi mesi la Commissione Europea organizzerà dibattiti pubblici con il Parlamento europeo e gli Stati membri e parallelamente avvierà delle consultazioni online in modo che tutti i cittadini siano messi nelle condizioni di condividere la loro visione per il futuro dell’Europa.

Partecipazione e unità: su queste due parole d’ordine si baserà dunque l’avvenire dell’Unione Europea.

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