Rho-ck is (not) dead


Fiera di Milano, o meglio, di Rho. Trentamila persone per una capienza massima di trentacinquemila. Poco meno di quaranta gradi crogiolano l’asfalto che ricopre l’intera area. Otto ore in piedi schiacciati contro le transenne, rinfrescati solo da qualche spruzzata d’acqua da parte degli steward e da qualche birra rovesciata in aria, graditissima viste le circostanze.

Questi i numeri del tanto atteso Rock in IdRho, che si è dimostrato all’altezza delle aspettative anche dei più puntigliosi. Ma i numeri, lo sappiamo, non saranno mai all’altezza delle parole….

Lo si capiva da subito, da quel qualcosa di intangibile che fa da collante tra i fan di uno stesso gruppo, o più sostanzialmente dalle t-shirt usate da copricapo improvvisato (i torsi, invece, puntualmente spogli). Qualcuno era lì forse per gruppi che di rado decidono di intrattenersi su suolo italiano, come i The Hives, e qualcun altro, soprattutto i più “datati”, per vedere coi propri occhi chi del rock ne ha tessuto la storia, come Iggy Pop o i Social Distortion. Ma si capiva subito, ed è stato poi confermato dalla tenacia del novanta per cento delle persone rimaste lì fino alla fine, che le migliaia di persone che campeggiavano sull’asfalto rovente in un’afosa giornata di giugno (giornata infrasettimanale, dettaglio non da poco) erano lì per un gruppo che da ben sei lunghi anni non calcava palchi italiani.

Un gruppo che, nel 2008, dopo la pubblicazione di un album valsa ben due Grammy, aveva dichiarato di volersi prendere una pausa oscillante dai quattro ai dieci anni. Ma la musica, il talento, sono cose che non si possono bloccare a comando. E così, dopo la pubblicazione, nel 2009, di un Greatest Hits, nel 2011 esce un nuovo album, Wasting Lights. Stiamo parlando, ovviamente, dei Foo Fighters.

Sulle origini e i dettagli della band non c’è bisogno di approfondire: la storica grunge-band con la quale vengono puntualmente citati è nota anche a chi di rock ne mastica ben poco…

Ma la loro performance del 15 giugno è qualcosa che difficilmente riusciremo a rimuovere dalla nostra memoria, musicale e non. Centoventi minuti di puro rock, adrenalina allo stato liquido, emozioni filtrate da impianti da 80.000 watt (resi possibili solo grazie alla posizione strategica dell’Idroscalo). Un Dave Grohl fresco di un Gibson Guitar Awards che suona con qualunque cosa gli capiti sottomano: fa scorrere una bottiglia di birra semivuota sulla tastiera della sua Custom, si arrampica ad un traliccio per un assolo da pelle d’oca, improvvisa reef infiniti assieme al batterista Taylor Hawkins confermando la sintonia che li ha definiti “fratelli separati alla nascita”. Poche parole, qualcuna anche in un italiano “maccheronico”, e, in cambio, tanta musica. Nessuna pausa, nessun rientro strategico, anzi, critica il “teatrino dei bis” additandolo come qualcosa che non appartiene a loro, così pieni di voglia di suonare e di stupire, che si fermano solo quando gli viene imposto. Ventidue tracce, di cui solo cinque dell’ultimo lavoro. Dave ha avuto infatti l’accortezza di chiedere, per alzata di mano, chi li stesse ammirando dal vivo per la prima volta: la maggior parte, ovviamente, visto le loro sporadiche visite italiane. Hanno preferito quindi caricare il pubblico con quelle canzoni ascoltate dai fan centinaia di volte, mettendo da parte la sponsorizzazione dell’ultimo album….chapeau.

I Foo Fighters hanno dato la prova che il rock, per fortuna, non è ancora morto, e che i buoni intenditori abbondano anche in un paese che di rock ne produce davvero poco come l’Italia, intenditori che non si sono fatti scappare una delle poche band e uno dei pochi festival rock dell’estate. Forse gli emergenti gruppi italiani avrebbero qualcosa da captare. “Chi ha orecchi per intendere, intenda…”

2 Comments

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  1. rossana

    Belissimo!!!meraviglioso!!! mi sono emozionata con quest’articolo, tanto.Mi ha fatto venire la pelle d’oca. Chapeau a te, Chiara!!

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