Lo sciopero dei trasporti aerei


Quel giorno c’era sciopero dei trasporti aerei e molti voli erano stati cancellati.

Ma Franco, Primo e Sandro non lo sapevano, e si erano dati appuntamento al parco come ogni pomeriggio.

Circa duecentovent’anni in totale, si ritrovavano per passare il tempo e guardare gli aeroplani partire e solcare il cielo sopra di loro.

Seduti uno accanto all’altro su una panchina, sempre la stessa, immaginavano vite diverse da quella che loro avevano avuto e che non potevano più cambiare. Cercavano di indovinare dove fosse diretto quell’uccello di metallo carico di gente.

Franco non c’era mai neanche salito, su un aereo. Sandro l’aveva preso una volta sola, per andare a conoscere i suoi nipoti in Inghilterra, e Primo aveva accompagnato milioni di volte i suoi figli in aeroporto, perciò pensava di essere diventato un esperto.

«Quello è di Raianair.» spiegava, appena riconosceva i colori della coda. «È un volo loucost.»

«Come quello che ho preso io.» diceva Sandro indicandosi il petto con un dito.

Franco sospirava e faceva finta di aver capito. Poi era lui che iniziava a raccontare.

«Secondo me a bordo c’è un uomo che sta tornando da sua moglie. Prima di partire hanno litigato, ma ora lui le sta portando un braccialetto d’oro per fare pace. Quando tornerà a casa lei lo andrà a prendere all’aeroporto e avrà il broncio ma poi lui le mostrerà il suo regalo e tutto si sistemerà.»

Fra i tre, Franco era sicuramente quello dalla fantasia più fervida. Faceva allenamento con i suoi nipoti ogni fine settimana.

«E per cosa avevano litigato?»

«Per una macchia di rossetto sulla camicia.»

«Oh.»

«Aaaah.»

«Allora non basterà un braccialetto d’oro.»

«Ma lei lo ama ancora. E anche lui.»

Alla fine erano sempre tutti soddisfatti e passavano ad altro.

Ma quel pomeriggio nessun aereo era stato avvistato e nessuna storia era stata raccontata. I tre amici non capivano il perché. Non erano a conoscenza dello sciopero, e comunque non era mai successo che non passasse nemmeno un aeroplano in tutto il giorno.

Si stavano proprio annoiando.

Cominciarono ad osservare le persone che passavano davanti a loro, ma non potevano fare commenti espliciti.

Ogni tanto Franco sorrideva immaginando una storia ma quando arrivava il momento di raccontarla se l’era già scordata. Primo era esperto di aerei ma non era per niente bravo a indovinare le persone, i suoi figli glielo dicevano sempre, che lui non li aveva mai capiti. E a Sandro piacevano di più i cani, li guardava mentre si rincorrevano e non prestava attenzione a nient’altro.

Stavano per tornarsene a casa quando sentirono un rumore di elica e alzarono lo sguardo tutti e tre insieme. Era un elicottero a bassa quota.

Si rimisero subito seduti.

«Per me cerca qualcuno.» disse Franco.

«Ma non è della polizia.»

«È in borghese.»

«E chi cerca?»

«Un’auto rubata con un noto malvivente.»

«Ma come fanno a vedere la targa dall’alto?»

«Hanno un sistema tecnologico.»

Sandro e Primo si guardarono e insieme presero sottobraccio l’amico.

«È tardi.» gli dissero. «Conserva il finale della storia per i tuoi nipoti.»

Franco li guardò interrogativo.

Si ricordava a malapena di quale storia stessero parlando.

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