L’uomo perfetto #2 Madre padre


Sono convinto che siano in pochi a stupirsi quando dico che l’uomo perfetto non è nato da una madre perfetta e da un padre perfetto. Sono sicuro che quando ho iniziato a raccontarti dell’uomo perfetto, sarai stato un po’ scettico circa la sua esistenza, ma ti assicuro che lo conosco. Capisco la tua perplessità sull’uomo perfetto, ma non azzarderei mai di convincerti dell’esistenza dei genitori perfetti: sappiamo bene entrambi che non sono mai esistiti, né potranno mai esistere. A di re la verità, non penso che l’uomo perfetto abbia mai pensato all’esistenza dei genitori perfetti. Nel dubbio, ho sempre evitato l’argomento in sua presenza. Ora che ci penso, sarei pronto a scommettere che non sia consapevole di essere considerato l’uomo perfetto.

Scusa la divagazione. Ad ogni modo, l’uomo perfetto è nato e vissuto in una piccola città di provincia. Sua madre era insegnante di lingue al liceo del paese, suo padre lavorava per un ufficio di assicurazioni auto. L’uomo perfetto vuole molto bene ai suoi genitori, anche se ormai che si è trasferito in città, torna a trovarli solo qualche volta l’anno, Natale e Pasqua e qualche altra ricorrenza particolare.

Non hanno un appuntamento fisso, ma normalmente si sentono per telefono una volta la settimana. Oltre alle domande di circostanza, i tre dedicano molto tempo delle loro conversazioni a raccontarsi aneddoti simpatici in cui si imbattono nella vita di tutti i giorni. A tutti e tre piace molto ridere e non vi è dubbio che il loro occhio attento a tanti particolari fornisca molto materiale di cui discorrere e sorridere. Al telefono non si trattengono mai per troppo tempo, molto spesso le loro conversazioni si concludono entro dieci minuti.

La madre dell’uomo perfetto adora la letteratura inglese, le mostre di quadri degli impressionisti. Se ne avesse la possibilità, trascorrerebbe tutti le vacanze scolastiche in viaggio per il mondo. È molto curiosa su come le persone decidono di vivere la vita, ma non è mai riuscita a porre domande troppo personali ai suoi interlocutori, anche con quelli con cui entra più in confidenza. Per fortuna sono le persone a trovare in lei una persona fidata e per molti è spontaneo confidarsi. Anche se non ci fosse nessuno a confidarsi con lei, troverebbe rifugio nei libri, compagni fedeli con cui trascorre molto del suo tempo libero. Sarebbe interessante parlare del suo approcciarsi all’insegnamento, ma andremmo troppo per le lunghe.

Il padre dell’uomo perfetto, invece è estroverso e caloroso, trova sempre come mettere a loro agio gli ospiti, anche al primo incontro. Questa sua caratteristica ha sicuramente fatto di lui la fortuna dell’agenzia di assicurazioni presso cui lavora, anche se, a causa di colleghi più arrivisti, non è mai diventato direttore di filiale. A differenza della moglie, però, il viaggio è per lui fonte di ansia e di stress. Se ne avesse la possibilità, non metterebbe mai un piede fuori dal suo giardino, che coltiva con risultati un po’ maldestri, ma cui dedica tanta passione. Nonostante il suo carattere gioviale ed affabile, il padre dell’uomo perfetto ha molta difficoltà a parlare di sé. Da come me ne parla suo figlio, sarei pronto a scommettere che padre e figlio non abbiano mai affrontato temi personali, ma che fra loro ci sia un’intesa che va al di là delle parole.

L’uomo perfetto sorride ogni volta al ripetersi, tutti gli anni, del teatrino che accompagna l’organizzazione delle vacanze estive. I messaggi subliminali che la madre inizia a trasmettere fin dalle vacanze di Natale sono venati di quello humour inglese che assimila dai suoi romanzi. Il padre minimizza con un ricorrente: “sì, sì, ci pensiamo”, ma qualche settimana dopo Pasqua è costretto a sedersi al tavolo delle trattative.

Un giorno l’uomo perfetto mi ha confidato che qualche anno fa, durante l’ennesima pièce teatrale in questione, è stato come fulminato da un’evidenza che non aveva mai considerato. I suoi genitori sono molto diversi fra loro e hanno ben poche passioni in comune. Questo lo ha portato a chiedersi quale assurdo mistero abbia portato queste due persone a conoscersi, mettere al mondo lui e decidere di trascorrere il resto del cammino insieme. E soprattutto si è domandato cosa mantiene insieme queste due persone a distanza di quasi quaranta’anni. L’abitudine? La rassegnazione?

L’uomo perfetto non ha mai avuto il coraggio di chiedere ai suoi genitori come si sono conosciuti e perché hanno deciso di costruire una famiglia insieme. Chissà, forse un giorno troverà il coraggio, oppure accetterà di conservare questo mistero per sempre.

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