Io vorrei… non vorrei… ma ho paura.


Mi capita raramente di camminare per le strade della mia città, Genova.

Mi capita raramente perché abito in provincia e la mia vita si snoda lì, tra l’impegno della gestione di una bambina di appena due anni, il lavoro e la quotidianità che assorbe ognuno di noi.

Ieri però sono riuscita a ritagliare qualche ora per me e finalmente ho potuto perdermi tra i colori, i profumi e le diversità della Superba.

Genova è sempre un incanto, vestita con i colori di fine estate è affascinante, quando il cielo è limpido, libero dalla calura tipica dei mesi estivi ma ancora avido di sole.

Cammino, con il naso all’insù, assorta nei miei pensieri fino a quando non mi ritrovo in coda ad un grande magazzino e una sensazione strana mi assale.

Si avvicina un ragazzo, un extracomunitario. Si sta guardando intorno, le mani in tasca, lo zaino in spalla, l’espressione tesa, impegnata. Guarda gli scaffali, forse alla ricerca del regalo perfetto per la fidanzata che compie gli anni e quella sera lui vuole farle una sorpresa e portarla a cena fuori e, con il dolce, darle il suo regalo che tanto ha studiato.

La commessa lo fissa, il suo sguardo è attraversato da un lampo di preoccupazione. Io, involontariamente, mi faccio trascinare nel vortice della sua paura e inizio a pensare.

Tutto questo in una frazione di minuto.

Non penso più che stia cercando il regalo perfetto per la fidanzata. Non penso più che sia un ragazzo qualunque, come me, che ha due ore di libertà e vuole semplicemente fare un giro ai grandi magazzini.

La paura mi assale, inconsciamente, perfida. E d’improvviso lui diventa un potenziale kamikaze che, nel segno di Allah, vuole dimostrare a tutti noi che, da nessuna parte, si può più stare tranquilli.

E allora capisco, purtroppo, che il loro intento, terrorizzarci, è pienamente riuscito e che tutti noi, anche se, apparentemente non ci pensiamo neanche, siamo totalmente succubi e immersi in questa paura che, ormai fa parte della nostra vita, condiziona il nostro modo di pensare e di agire.

Il razzismo prende dimensioni smisurate perché, ahimè, anche le persone più tolleranti iniziano a dubitare della buona fede del prossimo.

La commessa mi lancia un’occhiata rassicurante appena il ragazzo si avvicina e le chiede il prezzo di una borsa e, allora, ritorno sulla terra.

Ma la vita reale è migliore o peggiore della nostra immaginazione?

Camminiamo sul filo che separa realtà da incubo da troppo tempo, senza voler ammettere che… abbiamo paura.

Paura di morire ma non solo. Paura di non essere più padroni della nostra vita, delle nostre decisioni.

Esco dal negozio e, qualche metro più avanti, incrocio una ragazza…il velo, un bambino per mano e un pancione enorme. Ci guardiamo, solidali, anche io con un pancino di appena cinque mesi. Due mamme, due mondi, due religioni, due etnie diverse, le stesse preoccupazioni.

Il suo sguardo vuole dirmi: no, non siamo tutti uguali… anch’io ho gli stessi timori per i miei figli.

Io non sono come loro.

2 Comments

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  1. Gloria Pastorino

    Sempre grande la mia Margy…scrive con il cuore e con una fluidità estrema….i suoi libri me li “bevo”….gli argomenti che tratta sono sempre importanti e pieni di spunti su cui meditare…..Le auguro sempre il meglio ….se lo merita….Ciao Marghe

    Gloria

  2. Anonimo

    Hai la capacità di guardare alle cose del mondo per quello che sembrano e di indagarne la profondità per quello che sono. Tutto questo con innata sensibilità.
    E’ sempre un piacere leggerti.
    Complimenti Mirella

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