Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno


“Sei giovane, e ti può capitare di innamorarti. Ma non premettere mai che un uomo ti manchi di rispetto, che ti impedisca di fare quello che ti sembra giusto e necessario, quello che ti piace. La vita è tua, tua ricordali. Non hai alcun dovere se non verso te stessa”

Bianca Pitzorno e la mia mamma mi hanno insegnato ad amare la lettura. “Il sogno della macchina da cucire” è un modo per ritrovare le parole di chi tanto mi ha donato, letterariamente parlando.

Apri la prima pagina e ti trovi trasportato alla fine dell’Ottocento, accanto alla giovane sartina che lavora a giornata per le famiglie che ne chiedono i servigi. Ha solo 15 anni e le sue origini sono umili ma la caratterizzano una grande forza d’animo e un sogno: possedere una macchina da cucire.

Il romanzo, in prima persona, è una serie di piccoli ritratti della società del tempo. Ogni famiglia presso la quale lavora, vista “dal suo interno” rivela presto i suoi segreti, i problemi e, in qualche caso, un benessere di facciata. E lei, dal suo punto di vista privilegiato, vede ogni insicurezza, sovrappeso, invidia e stortura delle persone che veste. Se all’inizio prova un briciolo di invidia per le sue clienti, ben presto questo sentimento scema, sostituito dalla consapevolezza che alla fine è lei ad essere la più libera di tutte loro.

Il sogno della macchina da cucire di Bianca PitzornoLa marchesina Ester che studia meccanica e greco; Miss Lily Rose, che le dona parole di saggezza; le sorelle Provera, Assuntina e donna Delsorbo, tutte portano con loro qualcosa di unico e guadagnano con forza e determinazione quel briciolo di diritto di essere ciò che scelgono di essere.

Sono due i temi principali che si rincorrono per tutto il romanzo: la condizione della donna e la profonda disparità fra le classi sociali. La protagonista, per quanto giovane, è ben conscia del ruolo entro il quale deve rientrare, regole severe di subalternità che influenzano molto il suo modo di agire. Così come la sua appartenenza a un ceto non abbiente, che pone limiti molto chiari davanti ai suoi occhi attenti. Ciò che può sperare e sognare deve essere “adeguato” al suo rango.

Al contempo però, questa consapevolezza, ispira in lei domande di una straordinaria modernità: come fondere se stessa, con le sue aspirazioni e conoscenza, con il contesto che le sta intorno? Come riuscire ad essere libera entro i muri imposti?

La Pitzorno caratterizza le sue storie di ragazze giovani ma forti e determinate, intelligenti e scaltre, pronte a fare tutto il necessario per riuscire nella loro impresa. Proprio grazie alla sua intraprendenza, e all’esempio di tante donne che incontra nel tempo del racconto, la giovane sartina riuscirà a uscire dell’ombra, facendosi strada nel mondo, grazie alle sue capacità.

La scrittura brillante di Bianca Pitzorno coinvolge nella lettura e con eleganza accompagna fino all’epilogo, lasciandoci un po’ orfani ma con gli occhi “più aperti”, ricchi di domande e riflessioni su quello che ci circonda ora.

Questo libro è una conferma del talento straordinario di questa scrittrice e, come per ogni suo libro, si è aggiudicata un pezzetto del mio cuore.

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