GP FRANCIA F1 2019: LA GARA PERFETTA, MA NOIOSA, DI HAMILTON E DELLA MERCEDES


Nel Gran Premio di Francia di Formula 1 2019, disputatosi sul circuito del Paul Ricard a Le Castellet, va in scena la gara perfetta per Hamilton e la Mercedes e, probabilmente, per l’intera governance della Formula 1. Secondo Bottas, terzo Leclerc, quinto Vettel. Peccato soltanto che le azioni ed emozioni in pista siano state veramente poche. Ecco perché.

Il gran premio di Francia si è aperto all’insegna del ricorso della Ferrari contro la decisione dei commissari di penalizzare Vettel durante lo scorso Gran premio, in Canada: lo stesso collegio giudicante, infatti, avrebbe dovuto valutare le nuove prove della Ferrari e decidere se revocare la vittoria di Hamilton a favore del tedesco. Come era facile prevedere, tuttavia, le prove sono risultate “non rilevanti” ai fini di un revirement della decisione, cristallizzando una volta per tutte la classifica della scorsa gara.

Il finesettimana in Francia si è poi svolto all’insegna della Mercedes, capace di dominare con Hamilton e Bottas tutte le sessioni, gara compresa. Ferrari e avversari annichiliti dallo strapotere Mercedes, unica vettura a “distruggere” le gomme pur segnando continuamente giri record. Gli avversari non hanno potuto nulla contro una vettura ed un pilota, Hamilton, in stato di grazia: la vittoria, anzi, la doppietta, non è stata mai messa in discussione (soltanto Leclerc si è avvicinato così tanto ad una Mercedes, quella di Bottas, da riuscire a tentare un sorpasso, ma, malauguratamente, era già l’ultimo giro e la bandiera a scacchi ha interrotto l’inseguimento del ferrarista).

Probabilmente questa gara rappresenta il paradigma, l’acme dell’attuale regolamento e dell’attuale governance della Formula 1, cominciata con Ecclestone e brillantemente proseguita da Liberty Media. Una gara disputata su una pista, come quella del Paul Ricard, che ha perso il layout del passato per andare verso il “futuro”, con ampie vie di fuga asfaltate così da impedire incidenti e contatti con ghiaia o muretti. L’errore del pilota non “costa” nulla perché l’asfalto consente di riprendere la corsa: chiaro, la sicurezza viene prima di tutto, ma in questo modo non emerge il talento dei piloti (il famoso “pelo sullo stomaco”). Non solo: come si è visto nel sorpasso di Ricciardo su Raikkonen nelle fasi conclusive della gara, l’australiano ha sfruttato la parte esterna della pista, oltre la linea bianca che delimita il tracciato, per superare il finlandese dell’Alfa Romeo: se al posto dell’asfalto ci fosse stata dell’erba o della ghiaia (o un muro come sui circuiti cittadini), Ricciardo avrebbe portato a termine il sorpasso? E ancora: ha tratto un illecito vantaggio sfruttando una parte della pista che, in realtà, non è “pista” perché oltre quella famosa linea bianca? Andrebbe pertanto penalizzato?

L’assurdità del rapporto “sicurezza – regolamento – circuito”, in Francia, ha raggiunto ulteriori ed imbarazzanti livelli, soprattutto pensando alla motivazione della penalità comminata a Vettel nello scorso Gran Premio. Già, perché se in Canada si era detto che il tedesco della Ferrari aveva spinto Hamilton contro il muro (e quindi oltre quella famosa linea bianca che, come un binario, delimita la zona di pista dalle vie di fuga), mettendo così a repentaglio la sicurezza del pilota inglese, in Francia, al Paul Ricard, è la pista stessa, omologata e certificata dalla Federazione, a creare una situazione di pericolo. L’uscita dei box, infatti, è totalmente insicura, proiettando le vetture che sono in fase di accelerazione in un punto del rettilineo, in piena traiettoria, dove i piloti passano ad oltre 300 Km/h: in sostanza, il pilota che esce dai box e che, magari, è in lotta con un avversario, deve preoccuparsi di non essere colpito da un rivale piuttosto che a difendere la posizione. Mi sorge, pertanto, spontanea una domanda: su una pista che è un’unica colata di cemento, l’unica uscita dei box pensata ed approvata dalla Federazione è proprio quella che potrebbe innescare una dinamica realmente pericolosa? I piloti devono mettere la freccia e segnalare l’immissione con il braccio come i ciclisti? Tutto ciò mi pare strano, oltre che arrecare una cattiva immagine alla Formula 1.

In Francia, abbiamo assistito ad una gara oggettivamente noiosa: non è sano, per un appassionato, trovare “interessante” la gestione di uno pneumatico oppure il presunto dolore di Hamilton per il sedile montato male: l’inglese, pur avendo le gomme stracciate e rovinate, siglava tempi record, mentre gli avversari lo vedevano con il binocolo, a dimostrazione che la Mercedes possiede un vantaggio tecnico enorme. Basti pensare che Vettel ha siglato il giro più veloce con gomme più morbide e fresche montate poco prima, battendo il tempo di Hamilton, siglato all’ultimo giro con gomme dure e vecchie di 30 giri, per soli 24 millesimi.

Hamilton è forte, è a dodici vittorie dal record di Michael Schumacher. Da ferrarista, dico che sarà in grado di sbriciolarlo, ma, per favore, non paragonate nemmeno per un istante l’attuale Formula 1 con quella degli anni ’90 (senza scomodare i “cavalieri del rischio” degli anni precedenti). Dove sono le lotte a ruote fumanti (Gilles Villeneuve e René Arnoux a Digione 1979)? Dove sono i guasti delle vetture (Schumacher a Suzuka 2006)? Dove sono gli errori di guida che costringono al ritiro (Senna a Monaco 1988)?

Queste sono le cose che rendono attraente ed emozionante la Formula 1, non piste asfaltate come parcheggi dei centri commerciali e gare con le prime cinque, sei posizioni cristallizzate sin dal primo giro.

AGGIORNAMENTO: inflitta una penalità a Ricciardo proprio per la manovra descritta precedentemente. Al netto del fatto che, in questo caso, molto probabilmente, la sanzione è corretta, sorge spontanea l’ennesima considerazione che conferma l’assurdità del regolamento attuale: viene penalizzato uno dei pochi piloti che ha ravvivato la gara,  e che ha regalato spettacolo con i suoi sorpassi.

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