Usa e Iran, le ragioni di una guerra per ora solo sfiorata


La notizia è ormai di dominio pubblico: nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 giugno, Usa e Iran sono stati a un passo dall’inizio di una guerra. Il presidente Donald Trump, infatti, ha prima ordinato e poi annullato un attacco in forze che avrebbe quasi certamente scatenato un conflitto armato tra i due Paesi.

Al di là delle spiegazioni fornite dalla Casa Bianca, le motivazioni reali di un episodio del genere non si possono limitare al contestato abbattimento di un drone statunitense da parte dell’esercito iraniano avvenuto nei giorni scorsi. Perché siamo di fronte soltanto all’ultima tappa di un’escalation dalle origini più profonde, che vale la pena approfondire.

Usa e Iran sono ai ferri corti dall’anno scorso, quando il presidente Trump decise di ritirare gli Stati Uniti dell’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dal suo predecessore, Barack Obama. Dopo l’addio agli accordi di Parigi sul clima, un altro colpo durissimo alla politica estera multilaterale costruita da Obama.

Con l’idea di rendere l’America di nuovo grande, restituendole il ruolo di potenza egemone sulle sorti del mondo, la politica estera di Trump si è basata fin da subito sulla massima aggressività e sullo scontro frontale, come dimostrano i colloqui con la Corea del Nord e la guerra commerciale con la Cina.

Per recuperare il controllo geopolitico del Medio Oriente dopo la sconfitta militare dello Stato Islamico, d’accordo con gli alleati israeliani e sauditi Trump ha adottato la medesima strategia con la potenza “ostile” più in vista della regione, ovvero l’Iran.

L’accordo sul nucleare del 2015 prevedeva sostanziosi scambi commerciali tra Usa e Iran, nonché diversi Stati europei, in cambio di un controllo internazionale sull’arricchimento dell’uranio da parte del Paese guidato da Hassan Rouhani, per scongiurare la possibilità che si dotasse della bomba atomica.

Stracciato l’accordo, ritenuto da Trump un cedimento da parte degli Usa, in men che non si dica sono ripartite sanzioni che hanno bloccato i rapporti commerciali tra l’Iran e diversi alleati degli Usa (Italia compresa), aggravando la crisi economica del Paese mediorientale.

Le reazioni non si sono fatte attendere, con l’intesificazione dell’aggressività militare da parte dell’Iran in tutti quegli scenari di guerra dove sono presenti anche gli Usa, dalla Siria allo Yemen passando per le acque del Golfo Persico e dell’Oceano Indiano.

In un’escalation rapida quando insensata, Trump ha aggiunto i Pasdaran (Guardie della rivoluzione islamica iraniana) all’elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali, assestando un altro colpo letale alle relazioni tra i due Paesi.

In questo scenario di tensione, l’Iran ha recentemente annunciato che verrà meno alle condizioni previste dall’accordo del 2015 sul nucleare, considerandolo decaduto dopo l’uscita degli Usa e la sostanziale inazione dell’Europa, ancora una volta incapace di parlare con una voce sola e far valere la propria posizione.

Una scelta, quella di Rouhani, che altro non è se non la logica conseguenza delle imposizioni unilaterali degli Stati Uniti. Combinata alla necessità di difendersi sul fronte politico interno, dove il presidente iraniano si trova incalzato dagli esponenti più radicali a cominciare proprio dai Pasdaran.

Nemmeno l’amministrazione Usa, d’altre parte, sembra compatta nel volere una guerra con l’Iran. Diversi osservatori raccontano di vertici americani divisi tra la prudenza di alcuni consiglieri e la spinta dei soliti falchi, in particolare il Segretario di Stato Mike Pompeo e quello per la Sicurezza Nazionale, John Bolton.

Come ha sintetizzato Nicola Pedde sull’Huffington Post, tuttavia, siamo di fronte a una «guerra che Usa e Iran non vogliono, ma che rischiano di dover combattere», per una micidiale combinazione tra interessi contrapposti e «incapacità di gestire le più elementari regole della diplomazia internazionale».

Esattamente di questo si tratta, del resto: una strategia politica rischiosa, condotta con arroganza e approssimazione, che scontrandosi con la rigidità di un Paese tradizionalmente chiuso come l’Iran rischia di produrre conseguenze catastrofiche, per il Medio Oriente e il mondo intero.Usa e Iran sul planisfero

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