Effetto Dunning-Kruger: smascherare l’incompetente


Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi (Bertrand Russell)

 

Se incontri uno convinto di sapere tutto e sicuro di saper fare tutto, non ti puoi sbagliare: è un imbecille (Confucio)

 

Devo dire che di ping pong non ne so proprio niente. Così mi informo su Internet.

Vengo a sapere da Wikipedia che si chiama tennistavolo. Quindi d’ora in poi chi mi parlerà di ping pong sappia che lo correggerò sul suo vero nome. Dopodiché vado su Youtube e mi guardo i giapponesi che tirano giù i birilli del bowling con paletta e pallina. Dico che figata, questa sì che è abilità, questo è il vero tennistavolo, non quelle robe noiosissime dei Mondiali. Poi commento sotto qualche video di Ma Long, campione del Mondo 2017, perché io ho capito meglio di lui le regole del suo sport.

Grazie Internet.

La metafora che vi ho appena esposto è un decente esempio di effetto Dunning-Kruger. 

L’effetto Dunning-Kruger, detto anche “guardacheneso-misonoinformatosuinternet”

Si tratta di un bias cognitivo, un errore di giudizio per cui individui con poca competenza possiedono l’illusoria convinzione di essere più abili di quel che sono. Detto in parole povere, se ne so poco penso di saperne perlomeno nella media. E’ un errore che ci fa spesso credere di avere conoscenze di medio livello in un campo di conoscenza in cui ne abbiamo davvero poca. Quel poco che sappiamo ci pompa, facendoci credere di essere non dico esperti, ma perlomeno giustamente informati.

Ma come fu scoperto questo ennesimo inganno del cervello? Partiamo dalla storia di McArthur Wheeler: nel 1995 quest’uomo si introdusse in una banca di Pittsburg con l’intenzione di rapinarla a volto completamente scoperto. Qualche ora dopo, prevedibilmente, fu arrestato. L’uomo non si aspettava proprio di essere beccato, tutto a causa di una sua recente scoperta: venendo a sapere che il succo di limone poteva fungere da inchiostro invisibile, pensò che spruzzandolo sul viso lo rendesse totalmente invisibile alle telecamere. Il signor Wheeler creò un nesso causale tra due eventi basandosi sulle scarse conoscenze che aveva sulle proprietà del succo di limone. Ed era convinto funzionasse.

Ispirati da questo curioso fatto di cronaca, David Dunning e Justin Kruger della Cornell University condussero una serie di esperimenti entrati nella storia della psicologia sociale. I due ricercatori testarono l’ipotesi secondo cui l’incompetenza degli individui nel trovare strategie efficaci in una certa abilità non solo li porta a conclusioni errate e scelte infelici, ma la loro stessa incompetenza li priva dell’abilità di riconoscerla. Secondo Dunning e Kruger, quindi, gli individui incompetenti mancherebbero di metacognizione, l’abilità di automonitoraggio che ci permette di capire se un compito ci sta andando bene o male.

Riconoscere l’incompetenza…

Ma perché succede tutto ciò? Facciamo un esempio banale. Chi conosce l’inglese ad un buon livello, riesce a riconoscere gli errori commessi nella costruzione di una frase. Questo perché conosce la grammatica abbastanza da riuscire a monitorare e intercettare gli errori commessi. Chi l’inglese lo conosce ai livelli di the book is on the table è in grado di correggersi? In sostanza, le competenze specifiche di una materia sono le stesse che mi permettono di riconoscere la mia poca competenza in materia. Più ne so e meno penso di saperne, semplicemente perché più imparo su quell’argomento, più scopro la sua complessità e ricchezza, che a sua volta sarà uno stimolo al miglioramento.

Purtroppo, questo molto spesso non succede. Molti di noi non arrivano a varcare la soglia socratica del “so di non sapere” e rimangono nella platonica caverna dell’illusione di competenza, arrivando a rinnegare qualsiasi chiamata alla conoscenza, proprio come il prigioniero liberato del mito di Platone. Qualche esempio?

It’s freezing and snowing in New York–we need global warming!”- (A New York nevica e si gela, abbiamo bisogno del riscaldamento globale!) – Donald Trump

E’ chiaro come gli attacchi di esponenti politici e figure pubbliche nei confronti del riscaldamento globale siano basate su nessi causali errati derivanti da scarse conoscenze. Una su tutte il nesso tra l’aumento della temperatura media globale e le temperature locali: se la Terra si riscalda, dovrebbero essere più alte anche le temperature locali, per cui se a New York c’è uno degli inverni più freddi della storia c’è qualcosa che non quadra. Il Presidente degli Stati Uniti, quindi, rifiuta una teoria scientificamente validata basandosi su scarse conoscenze e sillogismi logici.

“Dieci vaccini sono troppi, ma non sono un medico” – On. Fontana, Ministro della Famiglia

Anche nel caso degli antivaccinisti, scarse conoscenze e nessi logici improbabili portano a “conclusioni errate e scelte infelici”. A questo punto, entra in gioco anche la scarsa capacità metacognitiva di riconoscere l’errore logico. Questo porta gli incompetenti a rigettare ogni forma di conoscenza derivante da fonti autorevoli (che spesso hanno dedicato un’intera vita allo studio della materia). D’altronde, il post su Facebook e il video su Youtube mi hanno resa una persona informata.

…e come combatterla

Come combattere, quindi, l’effetto Dunning-Kruger?

Se guardiamo il grafico, capiamo che il primo antidoto è il duo conoscenza/esperienza. Non fermiamoci al sentito dire e alle voci degli pseudoesperti, per quanto ci possano sembrare sicuri di sé. La sicurezza, la confidence, l’essere 100% sicuri di quel che si dice è il primo campanello d’allarme dell’incompetenza.

E se la conoscenza approfondita è impossibile, ricordatevi che non si muore a fidarsi degli esperti (quelli veri) una volta ogni tanto.

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