Sapiens, breve storia dell’umanità


La storia dell’evoluzione umana, da scimmie a Homo Sapiens, l’abbiamo studiata tutti alle elementari, ripassata al volo alle medie e praticamente ignorata alle superiori: ma siamo sicuri di quello che sappiamo?

Sapiens: da animali a déi di Yuval Noah Harari ci fa ripercorrere tutte quelle tappe che ormai davamo per scontate, dimostrandoci quanto poco sappiamo sulla nascita del genere umano, sulla sua evoluzione e sui motivi, apparenti o meno, che hanno portato i sapiens ad emergere tra i loro fratelli, fino a creare un vero monopolio mondiale sul genere umano. Sì perché credo che la maggior parte di noi si ricordi la storia dell’umanità come una concatenazione di eventi lineare, da Homo Neanderthaliensis a Homo Erectus, passando per l’Homo Habilis fino al magnifico Sapiens.

Eppure l’autore ci spiega che le cose non sono andate proprio così, che tante specie umane diverse sono coesistite per migliaia di anni, fino a che una in particolare, la nostra, non ha iniziato una diffusione a macchia d’olio che ha portato non solo all’estinzione della megafauna del pianeta, ma anche delle nostre specie sorelle. E infatti caratteristiche fisiche e somatiche delle altre specie sopravvivono nella nostra, dimostrando che in rari casi specie differenti fossero ancora in grado di interiprodursi, ma sono scomparse come specie a sé stanti.

Ma come ha fatto la specie Sapiens, più giovane, debole e meno specializzata delle altre a soppiantare il resto del genere umano?

Il cervello del genere umano si è evoluto per milioni di anni prima di arrivare a noi, senza sostanziali differenze nel comportamento dell’umanità, fino a che una spinta finale ci ha portati ad essere quello che siamo oggi. 70.000 anni fa avvenne la Rivoluzione Cognitiva, l’evento che portò i Sapiens in cima alla catena alimentare del pianeta, e non abbiamo la più pallida idea del come o del perché. Sappiamo solo che la specie sviluppò una caratteristica che gli permise di diventare la specie dominante: la capacità di astrazione. La fantasia. Saper immaginare cose che non esistono è ciò che ci ha permesso di emergere tra tutti gli altri.

Trovo che questo, tra tutto, sia la cosa più incredibile, quello che di questo libro mi ha davvero lasciata a bocca aperta, il fatto che non sia la parola il vero tratto distintivo, bensì il fatto che abbiamo potuto INVENTARCI la parola. La preistoria non diventa storia nel momento in cui è stata creata la scrittura, come ci insegnavano da piccoli, ma nel momento in cui è stata creata la prima opera d’arte.

Il momento esatto in cui un Sapiens ha deciso di voler dire “sono qui” lasciando un tratto di ocra sulla pietra, quello è il momento in cui ci siamo definitivamente distinti da tutti gli altri animali della Terra. Il saperci trarre talmente in inganno da soli da inventare qualcosa a cui possano credere contemporaneamente milioni di esseri umani è ciò che ci permette di compiere imprese altrimenti impossibili. Pensate alle grandi religioni, che senza una sola prova tangibile della veridicità del loro insegnamento hanno creato ed abbattuto imperi, combattuto guerre e costruito città millenarie.

Questo libro, a metà tra il trattato ed il manuale “for dummies”, è un’ottima occasione per imparare a capire la specie umana, quella dei sapiens in particolare, ed aiuta a sviluppare un feroce senso critico: tutto ciò che noi diamo per assodato non è altro che una mera congettura del nostro cervello, la società è una convenzione validata dalla massa di persone che la percepiscono come reale, tutto potrebbe cambiare semplicemente convincendo l’umanità dell’esistenza di qualcosa di nuovo. Non vi è una risposta definitiva ai nostri quesiti, proprio perché, come il genere umano, la scienza è in continua evoluzione. Quale sarà la prossima teoria, o la prossima specie, ad uscirne vincente?

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