Slam Dunk, passione per il basket formato manga


Slam Dunk: team ShohokuIn principio era Holly & Benji. Quanti pomeriggi d’infanzia di fronte a quelle sfide interminabili! Poi crescendo ti rendi conto dell’assurdità di certe acrobazie – la catapulta infernale! – e dei campi da calcio che sembrano colline. Hai bisogno di altro: e allora arriva il momento di Slam Dunk.

«Slam Dunk è un capolavoro, sia a livello tecnico che narrativo»: la sintesi è di Erika Biggio, la nostra esperta di manga, e non potrebbe essere più efficace. Perché la serie di Takehiko Inoue è dinamica, avvincente, profonda, in grado di appassionare ogni lettore al meraviglioso gioco del basket.

Uscita in Giappone tra il 1990 e il 1996, dopo aver fatto registrare vendite da record in patria il manga è arrivato in Italia tra il 1997 e il 2000, seguito a breve dall’anime. In onda nel Sol Levante tra 1993 e 1996, infatti, la serie animata con protagonisti Sakuragi e compagni è sbarcata su Mtv nell’ottobre 2000.

Slam Dunk è uno dei titoli più importanti del genere spokon, i manga dedicati allo sport. Proprio per questo, è entrato di diritto nel nostro mese a tema in occasione dei Mondiali di calcio in Russia, dopo l’immancabile Capitan Tsubasa, l’insospettabile PingPong e il nostrano Un’estate italiana.

Slam Dunk: l'allenamento di SakuragiMa perché la serie di Takehiko Inoue è così amata e celebrata? Di motivi se ne potrebbero indicare tanti, non ultimo l’impatto non trascurabile sul basket giapponese. Ma forse al primo posto ci sono i personaggi, così ben sviluppati che è impossibile non affezionarsi a loro.

Dallo strafottente protagonista Sakuragi, che si iscrive al club di basket solo per far colpo su Haruko, al capitano Akagi che sogna il campionato nazionale. Dal taciturno e talentuoso Rukawa all’abilissimo Miyagi, passando da quella vecchia volpe di Mitsui.

E questi sono solo i personaggi principali, il quintetto d’assalto del liceo Shohoku. Ma non c’è personaggio in Slam Dunk che non sia ben caratterizzato, dagli aversari sul campo – Uozumi, Sendo, Maki, Fujima – ai comprimari (Ayako, Kogure, Mito, l’allenatore Anzai).

Ognuno ha qualche piccolo particolare che lo definisce, che identifica il suo percorso personale in modo diverso da quello degli altri. Denominatore comune è il basket, per alcuni passione di una vita e per altri eccezionale scoperta dell’ultimo minuto.

Slam Dunk: Akagi vs UozumiÈ proprio lo sport, con i suoi valori fondanti, il vero protagonista del manga. Che secondo quello stile tipicamente giapponese mette al centro della narrazione la volontà di dare il massimo in ogni circostanza, allenandosi duramente per riuscirci e poi dare il tutto per tutto in partita.

Questo senza che venga meno la correttezza nei confronti degli avversari, combattuti sul campo ma trattati sempre con rispetto. Imparando che anche una sconfitta può insegnare qualcosa, rendere una squadra più forte e i suoi giocatori migliori se riescono ad accettare il verdetto del rettangolo di gioco.

Imparare è la parola chiave per il protagonista, il vulcanico Hanamichi Sakuragi, che comincia la sua avventura quasi per scherzo ma finisce per appassionarsi visceralmente al basket. Da principiante, tuttavia, la sua strada è fatta di apprendimento e fatica continui, in cui il lettore lo accompagna grazie alle dettagliate spiegazioni di Inoue sulle regole e i fondamentali del gioco.

La costanza e l’attaccamento di cui dà mostra Sakuragi lo rendono via via sempre più importante per la squadra, che nonostante le sue limitate qualità tecniche impara a fare affidamento – anche nelle partite più difficili – sulla sua esplosività fisica e sulla sua voglia di non arrendersi mai.

Slam Dunk: Rukawa in azioneÈ così che a una partita ne segue un’altra, dal campionato della prefettura fino a quello nazionale, con la tensione che rimane sempre alta al di là di qualche attimo di pausa. Un ritmo narrativo che nonostante qualche licenza rimane relativamente realistico, soprattutto durante le partite: perché è il ritmo del basket.

Tavole di un dinamismo eccezionale si accordano perfettamente alla frenesia del gioco, mentre in pochi secondi si divorano pagine intere quasi come si guardasse l’anime. Scene commoventi si alternano prima, dopo e durante le partite, regalando emozioni a ogni respiro.

Il successo di Slam Dunk ha spinto Takehiko Inoue a dare un seguito al suo lavoro sull’opera. Un breve sequel vero e proprio – Slam Dunk: 10 days after, uscito nel 2004 – e soprattutto Real, serie dedicata al tema della disabilità nello sport con protagonisti giocatori di basket in carrozzina, in corso dal 1999.

A due decenni dalla sua uscita, Slam Dunk è già un classico del fumetto internazionale. Se non lo avete ancora letto o visto l’anime vi consiglio di recuperare uno dei due, senza preoccuparvi troppo per il ritardo. Perché, direbbe Sakuragi, «è sempre il momento per uno slam dunk!».

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