Recensione Acida – SOLO uno spinoff: a SAD Wars Story


 

han solo a star wars story

Questa recensione è certificata SPOILER FREE!

“Può esistere Harrison Ford senza Han Solo, ma può esistere Han Solo senza Harrison Ford?”

Mi sono seduta nel mio bel posticino nella fila N di “NonSonoConvinta” pronunciando queste esatte parole. Tra le mie mani, doverosissimi popcorn e il biglietto per “SOLO: a Star Wars Story“. Fermo restando che di Han e Chube non ne potrei mai avere abbastanza, sentivo un misto tra impazienza e paura.

han solo star wars

I due sono ormai personaggi iconici, adorati partners in crime che abbiamo accolto come maestri di vita e sarcasmo fin dall’infanzia. Saperne di più su di loro è sempre stato un desiderio incontenibile tipico dei millennials fandom (che suona romanticamente come Millennium Falcon ed è subito lacrimuccia).

Nella mia mente, gli spin off sono come la torta al cioccolato dell’amico di Matilda: li sogni, li desideri, stai malissimo ma li finisci lo stesso perché è un dovere.

Poi sono arrivati i moderni Jedi (li avrete visti nelle storie di Instagram, se non ci seguite potete rimediare qui!) e niente, l’hype ha iniziato a farsi sentire e sono tornata ad essere un tutt’uno con la Forza.

SOLO: a Star Wars story è diretto da Ron Howard e segue Rogue One nella serie Star Wars Anthology: l’idea è quella di far uscire un film della saga all’anno, alternando la storia principale con questi spin off incentrati sui singoli personaggi o su eventi particolari per delineare meglio l’universo Star Wars (il prossimo sarà su Boba Fett!).

La storia si svolge dopo gli eventi di Episodio III – La vendetta dei Sith e undici anni prima di Una nuova speranza, quando Han Solo è uno sbarbatello spavaldo in cerca di fortuna.

han solo star wars

Han (Alden Ehrenreich) e la sua Khaleesi ragazza Qi’ra (Emilia Clarke) sopravvivono per le strade della malavitosa Corellia come i Bonnie & Clyde della galassia, cercando l’occasione per scappare: riescono a rubare una fiala di coassio – una sostanza altamente esplosiva e di grande valore – dalla Boss malavitosa Lady Proxima (Roz di Monsters & co.) e iniziano quindi la loro fuga, utilizzando il coassio come pegno per ovviare alla mancanza di documenti. Ora, io ho promesso di non fare spoiler, ma se l’arco di tempo copre sei anni della vita del protagonista potete bene immaginare che non si svolgerà tutto su Corellia. Durante questi sei anni, ci viene data la risposta alla domanda che tutti ci siamo fatti fin da bambini: come si sono conosciuti Chewbacca e Han? Non nego di essermi emozionata (sì, appartengo a quella fetta di persone che commenta i film a voce alta, ora chiamate la polizia del cinema!) e aver esclamato in vari dialetti wookiee.

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Il film in generale è, come ci si aspetta, seminato di easter eggs, riferimenti fisici o espressivi alla saga principale e piccoli tributi.  Il ritmo è abbastanza sostenuto e costante, non si ha molto tempo per distrarsi. Un film come questo non è altro che il trionfo del marketing della nostalgia, dove basta una battuta tra Han e Lando per far ridacchiare lo spettatore con buona memoria che si sente gratificato dalla propria capacità di connettere i riferimenti.

Sì, ma.

La trama è svolta con un po’ di confusione, ostacolata forse dai dialoghi meno brillanti di tutta la saga fino ad ora. Gli effetti speciali non sono fantastici e la musica – stavolta non ad opera di John Williams ma di John Powell – non è stata, a mio avviso, all’altezza.

Il giovane Han è carino e somiglia – di volta in volta – all’Han originale in alcune studiate espressioni che saltano subito all’occhio…ma solo quelle. Sono disposta a perdonargli che venire dopo Harrison Ford è molto difficile. Manca qualcosa anche a Qi’ra, che non riesce a catturare simpatie o antipatie dal pubblico in maniera netta e polarizzante. Personalmente, salverei soltanto Lando e la sua sfacciatamente-stereotipizzata-ghettoqueen-droide L3 a cui non è stato dato abbastanza spazio (e a cui si poteva dare meno swag per valorizzarne la portata), oltre che Chewbacca che è un mito inarrivabile e non può oggettivamente venire male (Porg a parte).

Uscita dal cinema, mi sono sentita presa in giro e appesantita come Bruce di Matilda: bramavo quel cioccolato così tanto e ora mi ha causato la gastrite. Ho passato la metà della proiezione con le mani in facepalm a chiedermi perché mi stesse facendo così male quella visione.

Ora mando un vocale su whatsapp a Lucas e gli dico “aiutaci, sei la nostra unica speranza” per fare in modo che questo strapiombo di qualità in cui la saga sta incappando non sia irreversibile.

Che la Forza sia con voi.

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