Bologna a fumetti: Un anno senza te di Vanzella e Giopota


Un anno senza teBologna la dotta, la grassa, la rossa. Bologna che ospita storie a fumetti. Il luogo è fondamentale per lo svolgimento della storia, ne determina l’andamento e influenza i suoi personaggi. Questo mese Discorsivo omaggia il capoluogo emiliano con un trittico di graphic novel ambientati a Bologna, partendo da Un anno senza te pubblicato da Bao Publishing a maggio scorso.

Un anno senza teIn realtà la Bologna di quest’opera è decisamente strana, non è trasposta in maniera fedele sulla carta. Questo perché la narrazione si svolge in una sorta di realtà alternativa simile alla nostra, dove accadono però eventi inverosimili e dove appunto la città emiliana ha dei tratti che la differenziano da quella che conosciamo. Partiamo con questo libro per scoprire come due autori reinterpretano la loro città.

Un anno senza te è scritto da Luca Vanzella, sceneggiatore classe ’78, già autore per Bao di BETA insieme a Luca Genovese. Ai disegni troviamo Giopota, al secolo Giovanni Pota, illustratore della raccolta di racconti brevi I fuochi della sera (Renbooks, 2014). Ho incontrato i due autori per parlare di questo graphic novel che tratta di una storia d’amore terminata, del dolore che ne consegue e delle difficoltà affrontate per riprendersi.

Un anno senza teAntonio, il protagonista del fumetto, è un universitario timido, sensibile e leggermente sovrappeso, che condivide un appartamento con altri ragazzi. Affronta mese per mese la rottura con Tancredi, un ragazzo alla moda e dj, il contrario del protagonista. Come è nata l’idea di un personaggio che non ha nulla di eroico?

Giopota: «Il nostro Antonio è sostanzialmente uno sfigato. Ci piaceva l’idea di raccontare una storia dal punto di vista di qualcuno che dovesse scoprire la sua natura di protagonista. Qualcuno che vive il distacco amoroso in maniera molto appesantita, senza capire che sta continuando a vivere la sua vita. La sua apatia lo porta ad essere schiacciato dalla fine della storia con Tancredi e così si fa trascinare dagli eventi e dai suoi amici, che finiscono per essere anche un po’ molesti».

Vanzella: «Volevamo evitare di calcare troppo la mano sul dolore del protagonista, scadendo in una eccessiva autocommiserazione di Antonio, così abbiamo introdotto la sua cerchia di amici. Sono loro che lo stuzzicano e gli forniscono le ricette per uscire dalla situazione di sofferenza in cui è piombato. Fungono un po’ da motore per gli eventi, per contrastare l’immobilità alla quale Antonio si è abbandonato.»

Un anno senza teLa Bologna di Un anno senza te appartiene ad una sorta di realtà alternativa: si riconoscono molte immagini della città nelle tavole del libro, ma alcuni particolari sono inventati o fantastici.

Vanzella: «Abbiamo cercato di trasfigurare la quotidianità sia nelle vicende, sia nell’ambiente. L’idea di cambiare Bologna è nata in corso d’opera: abbiamo deciso di aggiungere qualche torre e abbiamo dato loro una funzione impropria. Così le torri di Bologna sono i luoghi in cui attraccano i dirigibili carichi di turisti che sorvolano la città. Un faro sulla Madonna di San Luca serve per farli orientare nella notte. In questa Bologna parallela si mischiano l’ordinario e lo straordinario: è anche quello che abbiamo cercato di fare col protagonista, un ragazzo qualunque che vive un’esperienza unica».Un anno senza te

Giopota: «Nonostante non venga mai dichiarato apertamente, il luogo di Un anno senza te è Bologna, la città in cui viviamo. Oltre agli elementi immaginari ci sono comunque molti scorci di Bologna veritieri e dettagliati. Abbiamo fatto molta ricerca sul campo e molte fotografie per realizzare le tavole.»

Un anno senza teIn questa Bologna alternativa accadono avvenimenti strani: ad esempio piovono conigli bianchi come fosse neve. La sensazione comunicata al lettore però non è straniante, perché i personaggi vivono questi eventi irreali come normali.

Vanzella: «La scena dei conigli è nata dalla necessità di comunicare la bellezza di una nevicata improvvisa. Rendere la neve in immagini significa disegnare dei puntini bianchi sulla tavola, ma per emozionare il lettore serviva introdurre qualcosa di tenero e incredibile, come dei morbidi coniglietti bianchi».

Un anno senza teUn anno senza te riguarda la fine di una storia d’amore, un tema frequente nella letteratura e nell’arte.

Vanzella: «Non è un caso se molte canzoni parlano di persone che vengono lasciate. Ogni storia d’amore che finisce sembra a chi la vive di massima importanza, ma per quanto dolorosa nessuno ne morirà. Molta gente ha attraversato momenti difficili che possono sembrare tragici e alla fine si trova il modo di superarli. Trattare un genere così noto ci ha permesso di sperimentare nuovi tipi di narrazione e azzardare la commistione dell’ordinario con lo straordinario».

Giopota: «L’inserimento di elementi immaginari rappresenta un’ottima formula per alleggerire il tema del libro, per arrestare la malinconia di Antonio. Ci ha dato la possibilità di raccontare un tema profondo sotto una luce diversa, con ingredienti originali e divertenti».

Una nota ulteriore sulla resa grafica di Un anno senza te la fornisce direttamente Giopota: «Lo stile del fumetto è venuto formandosi via via che portavamo avanti il progetto. Ero partito da uno stile quasi Disney, per poi approdare ad uno stile meno occidentale, riabbracciando le mie principale influenza, gli anime. Stesso discorso per il colore: lavorando di sottrazione per velocizzare il processo mi sono trovato ad utilizzare solo tinte piatte, ed è stata la scelta migliore che potessi fare, sia per resa che per metodo di lavoro.»

La Bologna di Un anno senza te sorprende il lettore col suo carattere fantastico. Ci si affeziona ai personaggi fin dalla prima pagina, si ride e ci si commuove. Un anno passa, l’amore lascia il segno e Antonio cresce.

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