Il figlio del cimitero di Neil Gaiman


Fine ottobre. Autunno e zucche. Tempo di Halloween.

Quando si avvicina questo periodo, tra i miei preferiti dell’anno, dalla libreria iniziano a occhieggiare languidi tutti quei racconti horror e di fantascienza che hanno punteggiato la mia infanzia e giovinezza (anche recente).

Negli ultimi anni Neil Gaiman ha conquistato un posto di rilievo nelle mie scelte “sul genere” ma se storie come “Coraline”, “Stardust” e “Nessun dove” vi saranno note, sono qui per proporre un racconto, magari meno conosciuto, ma altrettanto imbevuto di atmosfere gotiche e di magia: “Il figlio del cimitero”(2009).

Nobody ”Nob” Owens è un bambino come tutti gli altri: intelligente, avventuroso e spesso ubbidiente; ma ha una particolarità che lo rende unico nel suo genere: scampato all’uccisione della sua famiglia è stato adottato dagli abitanti di un intero cimitero.

Affidato in fasce dallo spirito della madre ai Coniugi Owens, fantasmi da almeno un secolo, egli imparerà la vita dai morti, perché per lui il vero pericolo è oltre il cancello, fra i vivi, sotto forma dell’assassino dei genitori che con pazienza ancora lo cerca per “finire il lavoro”.

Gli otto racconti che costituiscono il libro sono brevi storie che raccontano la crescita di Nob, la vita di tutti i giorni e le lezioni di vita dell’enigmatico tutore Silas, le sue scoperte e le avventure nel cimitero, protetto in ogni momento dalla sua strampalata e amorevole famiglia allargata, che grazie a uno speciale dono della Morte stessa egli solo può vedere: da ogni spirito del cimitero impara cosa siano l’amicizia, il coraggio e la lealtà, oltre a grammatica, storia e buone maniere.
Nel suo cammino di crescita si pone tante domande sulla vita da una parte e l’altra del cancello; a volte agisce d’impulso, con conseguenze spiacevoli o dolorose, ma dopotutto fare le scelte sbagliate è uno dei modi più diretti per imparare della vita.

Così all’inizio del libro incontriamo Nob piccolo e indifeso e alla fine lo lasciamo andare, con un po’ di tristezza nel cuore, cresciuto e pronto ad affrontare con coraggio la vita dei vivi.

Il figlio del cimitero” mi è piaciuto perché guardando bene fra le righe Nobody diventa Everybody. Perché ognuno di noi, in fondo in fondo, per cresciuto che sia, ha bisogno di un sostegno, di una protezione dal male e di qualcuno che con amore gli indichi una via possibile; perché, per crescere, tutti hanno preso decisioni più o meno azzeccate, proprio come Nob.

Il fatto che questa raccolta di racconti sia un libro per ragazzi non la rende banale o semplice per un adulto: i personaggi a tutto tondo rimangono nel cuore grazie a piccoli espedienti come i motti incisi sulle lapidi, e la scrittura semplice e scorrevole rende piacevole la lettura, mai scontata.

Neil Gaiman ancora una volta riesce ad emozionare e appassionare, coinvolgendo il lettore e facendolo riflettere e crescere.

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