“Sette minuti dopo la mezzanotte” le storie sono creature indomite e selvagge


“Verranno a cercarci a disturbarci il sonno, ad oscurare il nostro giorno, come una fitta improvvisa sotto il costato, le cose che abbiamo ignorato, che non abbiamo detto, che abbiamo ignorato” canta Niccolò Fabi.

Conor ha 13 anni e da un po’ fa un incubo. Anzi, l’incubo, quello ossessionante con le urla, il vento, il buio. Con le mani che gli scivolano dalla presa per quanto cerchi di trattenere, e che ogni volta si conclude con..

Ma questa volta viene a cercarlo qualcos’altro. Esattamente sette minuti dopo la mezzanotte. E’ un mostro imponente, con braccia di rami folti, un volto terrificante e un corpo possente, con la spina dorsale in corteccia e il respiro ventoso. Ma Conor non ha paura di lui, nulla può spaventarlo più dell’incubo. Questo mostro sembra antico, selvaggio, maestoso, come una storia venuta da lontano. E’ un albero, un tasso per la precisione, lo stesso che Conor vede dalla finestra di casa sua.

Il tasso è pronto a stringere un patto con lui: nelle notti successive racconterà a Conor tre storie, ma in cambio ne vuole da lui una quarta, un racconto che deve contenere la cosa più pericolosa di tutte: la verità. La sua verità, quella che Conor non ha mai rivelato e nessuno, men che meno a se stesso. Una proposta che a Conor pare stupida e insensata, lui non ha nessuna verità. E poi a cosa servono le storie? Lo aiuterebbero a salvarlo dalla situazione in cui si trova?

Sì, perché Conor è costretto a fronteggiare la malattia terminale della mamma, l’unica che lo ama davvero ma che crolla sul letto a dormire e vomita, come sempre all’inizio di ogni ciclo di terapie. Ma stavolta sua madre non sembra riprendersi come succedeva le altre volte, e questo porta altre conseguenze. L’arrivo della nonna in casa, donna glaciale e insensibile che Conor rifiuta, che ha una casa che sembra un museo spento e dove Conor sarà costretto a trasferirsi per un po’. E poi il ritorno del padre, che ormai ha una nuova famiglia in America, che lo intima a farsi coraggio ma che non vuole portarlo con sé oltreoceano. Poi la scuola, dove Conor si sente sempre più trasparente, evitato da tutti per via della situazione che sta passando. Lui è Conor, quello con la madre malata. Il Conor che non riceverebbe mai alcuna punizione dagli insegnanti, perché vive una situazione difficile, poveretto. Gli unici a trattarlo normalmente sembrano Harry e i suoi scagnozzi, i bulli della scuola, che lo maltrattano come farebbero con chiunque. Ma quando decideranno anche loro di trattarlo come invisibile, Conor compirà un gesto estremo.

“Ci sono cose peggiori che essere invisibili, aveva detto il mostro. E aveva ragione. Conor non era più invisibile. Lo vedevano tutti adesso. Ma era più lontano da loro di quanto non fosse mai stato.”

C’è qualcosa di più mostruoso di questa realtà? Sette minuti dopo la mezzanotte il gigantesco tasso va a trovarlo, puntuale, ogni notte. Gli racconterà tre storie apparentemente insensate, illogiche, ingiuste. Storie vissute dallo stesso tasso, dove i cattivi si mescolano ai buoni, dove chi dovrebbe essere punito viene salvato e quelli che sembrano eroi sono in realtà colpevoli. Che senso ha tutto questo? E perchè il tasso vuole da lui questa fantomatica verità? L’unica cosa che Conor vuole, è che sua madre guarisca. E’ questa la verità, secondo Conor. Non è l’unica cosa che si dovrebbe desiderare?

Ora sua madre sta provando l’ultima possibilità di cura, una medicina sperimentale ricavata proprio da un tasso. Se dovesse funzionare, tutto tornerebbe come prima. Forse è questo il motivo per cui il tasso lo è andato a cercare. O forse no? No. La verità è un’altra. Più dura, più grande, terribile. E risiede nell’incubo, l’unica cosa che ormai spaventa davvero Conor. L’incubo. Arrivare fino in fondo sarà dura, ammettere che alcuni desideri, pulsioni, pensieri terribili fanno parte di noi. Accettare che a volte siamo noi i cattivi delle nostre storie, per il semplice fatto che l’animo umano è fatto anche di ombre e contraddizioni.

Scritto da Patrick Ness su un’idea lasciatagli dalla scrittrice Siobhan Dowd prima di morire, “Sette minuti dopo la mezzanotte” (a Monster Calls) è un capolavoro, pubblicato in Italia da Mondadori. Con parole preziose e pungenti, ci trascina in un intreccio tra incubo e realtà, fino a convergere attraverso le storie alla verità finale. Le pagine di carta spessa e lucida, con le potenti illustrazioni in bianco e nero di Jim Kay, rendono questo libro indimeticabile. Un viaggio profondo, di crescita e liberazione, che illumina il bene e il male di un’unica luce. Un invito a guardare in faccia ai nostri mostri per arrivare alla cosa più pericolosa di tutte, la verità. Ad affrontare ogni sfumatura di noi stessi, perché è l’unico modo per lasciar andare.

“La vita non si scrive con le parole. Si scrive con le azioni. Quello che si pensa non conta. La sola cosa importante è ciò che si fa”.

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