Recensione – Atomica Bionda


Un film di David Leitch, con Charlize Theron, James McAvoy, Sofia Boutella, Eddie Marsan, John Goodman, Toby Jones.

Delphine: «Quando dici la verità sembri diversa, i tuoi occhi cambiano

Lorraine: «Grazie per l’avvertimento!»

 

La Berlino divisa dal muro alla fine degli anni ’80 pullula di spie più di Casablanca nel 1940 e l’agente britannica Lorraine Broughton deve immergersi fino al collo nella sua torbida atmosfera per ritrovare una lista di operativi rubata che, se finisse nelle mani dei sovietici, metterebbe in pericolo le intelligence occidentali.

La vicenda viene narrata come una ricostruzione di eventi mentre Lorraine è negli uffici del MI6 a Londra e sta facendo rapporto ai superiori sull’intensa missione berlinese: questa introduzione permette al film di prendere da subito un buon ritmo e di sorvolare su ampollose ed inutili spiegazioni.

Anche perché le presentazioni servono a poco, visto che la protagonista rende subito esplicita la sua volontà di non volersi fidare di nessuno.

Quindi il resto della pellicola è consacrato a Charlize Theron super sexy che dà e prende botte a destra e a manca per due ore circa, non c’è pubblico a cui questo film non sia destinato!

Tratto da una graphic novel del 2012 intitolata La Città Più Fredda di Anthony Johnston e Sam Hart (ed. MagicPress), di cui la Theron è stata abile nell’acquistarne i diritti cinematografici fin dall’uscita, “Atomica Bionda” è un buon film d’azione pieno di scene di combattimento efficacissime, condite da ottime canzoni vintage a tutto volume, diretto da uno dei registi del primo “John Wick”.


Il motivo che ci porta in sala a vedere “Atomica Bionda” è decisamente lei, l’eroina d’azione donna che rispetto ai colleghi maschi apre un mondo di nuove possibilità espressive: nonostante il suo apparire sia sempre glaciale e letale, in alcuni momenti a Lorraine sfuggono sguardi che non riescono a nascondere acuta sensibilità e un po’ di repressa vulnerabilità.

Nonostante come agente segreto possa risultare un po’ appariscente, la Theron in questo film è una dea implacabile, algida seppur sensualissima, uno 007 al femminile che sembra non aver alcuna debolezza e beve litri di vodka gelata.

Ormai sdoganata come eroina d’azione, visto il sorprendente ruolo in “Mad Max: Fury Road” nel 2015, l’attrice sudafricana entra in una nuova fase nella sua già brillante carriera di star.

E’ lei che rende l’operazione irresistibile e fa perdonare alcune mancanze a livello di scrittura, con un’altra al suo posto questo film non avrebbe mai funzionato.

Nella declinazione femminile di “Atomica Bionda” gli uomini vengono chiaramente dopo, ma il coprotagonista è comunque un ormai lanciato James McAvoy, che dopo aver fatto “Split” sembra trovarsi bene nei ruoli arruffati e ambigui del pazzoide con la faccia da schiaffi.

Da notare anche la presenza dell’attrice Sofia Boutella, che si sta facendo sempre più strada nei blockbuster americani come “Kingsmen”, “Star Trek Beyond” ed il recente “La Mummia” grazie a buoni ruoli da comprimaria; qui l’ agente francese alle prime armi che interpreta è l’unico personaggio che riesce a smuovere l’empatia di Lorraine.

L’altro ingrediente fondamentale del film, che ha un’importanza centrale al pari delle sue immagini, è l’esplosiva colonna sonora composta da brani rock anni ’80 sparati durante ogni scena: si va da successi internazionali come “Cat People” di David Bowie, “Blue Monday” dei New Order, “Father Figure” di George Michael, l’immensa “Under Pressure” dei Queen e Bowie, oltre all’immancabile “London Calling” dei Clash , fino ad ad alcune canzoni tedesche celeberrime come “99 Luftballons” e “Der Kommissar”.

Il valore aggiunto poi è l’efficacissima ambientazione geografica e storica, la Berlino ad un passo dall’abbattimento del muro, nel novembre 1989, è una polveriera sociale e culturale sul punto di esplodere, la fine di un’era attraversata da tutte le parti da spioni di ogni provenienza in guerra (fredda) tra di loro.

La scelta include quindi una buona ricercatezza nei dettagli ed una fotografia “al neon” che esalta gli aspetti degli anni ’80 immediatamente riconoscibili da chi vi è nato, e che sono oggetto di un importante revival durante questa fine decennio, basti pensare a quante altre produzioni cinematografiche e televisive si stanno concentrando a riportarci a quegli anni incoscienti e gravi.

Il livello tecnico di questo film è davvero soddisfacente, oltre al ritmo incalzante delle scene d’azione si può apprezzare la scelta delle luci, che con l’alternanza di sfumature fredde o calde illuminano l’interiorità dei personaggi nei loro volti .

E poi vi sono continui e piacevoli rimandi alla cultura pop e cinefila, come la scena ambientata nel cinema di Alexander Platz durante la proiezione di “Stalker” di Tarkovsky.

La vera pecca di “Atomica Bionda” è la sua trama confusa, con poca sostanza, ed il fatto che forse può essere considerata di importanza secondaria rispetto ai restanti ingredienti dello spettacolo: se si prova a seguirla seriamente si finisce per confondersi a causa dei continui doppi e tripli giochi, sospetti e contro-sospetti.

Come abbiamo detto il tutto ruota intorno alla “solita” lista di agenti segreti rubata e sa di già visto (su questo terreno, il “Mission:Impossible” di Brian De Palma è irraggiungibile), ma non ci si dilunga, la storia sembra un pretesto necessario per poi poter passare al combattimento successivo.

In definitiva abbiamo una tostissima protagonista e ottime scelte in termini di ambientazione, atmosfere e corredo musicale, il che è molto evocativo ma si resta comunque ad un livello superficiale: una bella vetrina illuminata al neon in cui esporre elaborate scene d’azione di qualità.

La sintesi di pro e contro è un po’ di sano intrattenimento stiloso e a tutto volume.

Se vi è piaciuto “Atomica Bionda” apprezzerete di sicuro i due capitoli cinematografici di “John Wick” con Keanu Reeves e non potrete che diventare fan di “The Americans”, la serie tv su di una perfetta famiglia americana degli anni ’80 composta da spie sovietiche.

Vi lasciamo col trailer del film e con una curiosità: il gesso che porta il personaggio di Percival al polso destro non è un’esigenza di scena, James McAvoy ha dovuto tenerlo realmente a causa di un infortunio subito sul set di “Split” e farlo incorporare nella trama!

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