L’Arminuta – Un viaggio alla riscoperta delle proprie origini


Chi non si è mai chiesto quale fosse il suo posto nel mondo, e soprattutto, dove cercare le risposte?

L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi, 2017) in un certo senso pone al suo lettore proprio questa domanda, illuminando implacabile le ombre e le anomalie del rapporto fra madre e figlia, della responsabilità e delle estreme conseguenze – abbandono e rifiuto-, ma anche della perdita delle proprie radici e del percorso per riappropriarsene.

La protagonista è l’Arminuta, “la ritornata” in dialetto abruzzese, che fin dalla prima pagina ci accoglie come spettatori della sua storia e dei suoi pensieri.

Lei che, pur avendo due madri si sente figlia di nessun luogo, viene riconsegnata come un pacco postale alla sua casa d’origine “con una borsa piena di scarpe confuse”, ributtata in mezzo a un mondo del quale non ha ricordi, senza troppi complimenti ne spiegazioni ma con tantissime domande e speranze nel cuore.

Ad aprire la porta di casa la sorella, Adriana, àncora e ponte nella sua nuova vita e collante fondamentale nel rapporto con una madre burbera e spigolosa -riflesso di una vita contadina non facile nell’Abruzzo degli anni ’70 – ma che sotto la scorza dura nasconde l’amore materno più profondo e un’umanità pura, lontana dall’ipocrisia che la rispettabilità borghese impone.

Perché è stata abbandonata? Torneranno a prenderla quei genitori lontani che ora la fuggono?

L’opera è un potente e luminoso romanzo di formazione, un viaggio fra mare e campagna che parte da radici doppiamente recise, dal dolore più grande dell’abbandono da parte di persone tanto amate, per svilupparsi in un percorso di ricerca della propria identità personale.
Inizia con una valigia e porta lontano, vicino ai dolori più grandi: l’abbandono, il rifiuto, il tradimento e la morte stessa. Ma è anche un cammino che avvicina un passo alla volta alla rinascita del perdono e della comprensione, perché, per arrivare alla fine di un percorso così lungo e difficile, l’arma migliore è la speranza e la determinazione verso la verità.

Quello dell’arminuta è un percorso dolce e amaro che il lettore compie al suo fianco, accompagnandola verso la maturità; e al contempo a ritroso nel tempo, per scoprire che le persone che abbiamo idealizzato sono in realtà “normali”, a volte deboli e fallaci. Così il compito diventa capirle e perdonarle, dando alla vita a un nuovo inizio che ha il sapore della bellezza di vivere l’esistenza, con la sua rabbia e i suoi perdoni.

Perché mi è piaciuto questo libro? In prima battuta per scrittura asciutta ed elegante che predilige la sottrazione ai fronzoli. Donatella Di Pietrantonio è riuscita a fare di questa storia semplice un piccolo grande romanzo di riflessione dove è stata bandita ogni tipo di retorica, anzi, rendendosi faro della verità dei fatti che possiedono l’enorme forza vitale dei sentimenti, questi riescono a dare leggerezza e positività a una storia che altrimenti sarebbe stata dolorosa, ma che così diventa intensa, da vivere come fuori dal tempo.

Il libro è candidato fra i finalisti del Premio Campiello 2017.

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