Qualcosa sui Lehman, di Stefano Massini – Storie di famiglia e di finanza


Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini è un romanzo/ballata dedicato alla famiglia che ha fondato una delle società finanziarie più influenti degli Stati Uniti.

Opera scritta interamente in versi, si articola in tre libri e si concentra sui membri della famiglia Lehman. La tradizione, la competizione e il guadagno sono i valori che animano le scelte dei protagonisti e sui quali si basa la Lehman Brothers fin dal principio.

 

 

 Il primo libro, Tre fratelli, prende avvio nel 1844 con lo sbarco di Herny Lehman in America.

Trasferitosi a Montgomery, apre un negozio di tessuti e invita i fratelli a raggiungerlo. Nasce la Lehman Brothers, piccola società guidata da una testa, Henry, da un braccio, Emanuel, e da una patata, Mayer, necessario perché il braccio non spacchi la testa/ e la testa non umili il braccio.

Il negozio fa affari vendendo tessuti – tra cui anche il famoso jeans, che non si strappa – ma è il cotone il vero diamante dell’Alabama. In breve tempo, il negozio si trasforma in una compravendita di cotone e i guadagni sono talmente alti da aprire una filiale a New York, Perché è a New York, Mayer/ solo a New York/ che il cotone/ diventa banconote.

Da qui investimenti inarrestabili anche in zucchero e caffè, fino a diventare una banca, in grado di finanziare lo stato durante la Guerra di Secessione.

La prima sezione termina con il trasferimento definitivo a New York, in circostanze del tutto strane. Ormai Henry è morto e non c’è più nessuno che possa fare la maggioranza tra un braccio e una patata ma suo figlio Dreidel – trottola

Semplicemente/ Quel ragazzino sulla porta/ si limitò a fissare zio Emanuel, molto a lungo,/ in un modo che davvero non era consueto/ e altrettanto a lungo fece con zio Mayer/ per poi entrare con passo sicuro/ e sedersi non al tavolo/ né al divano/ né in nessunissima poltrona/ bensì/ sul davanzale della finestra aperta,/ con le gambe rannicchiate/ e un braccio sollevato a reggersi la nuca.

La stessa posizione del defunto Henry quando i tre fratelli si riunivano nella medesima stanza per prendere una decisione. Senza dire una parola, Driedel vota (e il suo voto fa maggioranza) e i Lehman Brothers si trasferiscono a New York.

 

Il secondo libro, Padri e Figli, è un a collezione di successi per la famiglia Lehman.

Investono in tutto: carbone, ferrovie, petrolio, gas, macchine, telefoni, radio, posta, tabacco. Addirittura investono nel Canale di Panama. Diventano una società finanziaria. Entrano in Borsa. Il segreto del loro successo è che da sempre i Lehman investono oggi in ciò che domani sarà utile alla comunità.

Lo scettro passa dai due fratelli Lehman, ormai anziani, agli altri membri della famiglia, tra cui spicca il golden Philip, figlio di Emanuel. Si investe nell’arte, nelle testate giornalistiche, nelle armi. Il libro si conclude con l’unico discorso di Dreidel di tutto il libro, che suggella la sua uscita dalla società Lehman Brothers.

Scrivo i miei numeri su questi taccuini:/ ne ho un’infinità./ E ci siete dentro tutti./ Senza eccezioni./ Ininterrottamente/ Da anni e anni/ Io vi ho ascoltato parlare/ E ho trascritto i numeri. /Non le sensazioni: i numeri./ Come hai detto tu, poco fa, Philip? I fatti./ Anche le parole sono fatti./ È un fatto che voi le usiate./ È un fatto che facciano effetto./Altro che whisky diluito con acqua.// Se questo taccuino fosse quello di domani – o fra 10 anni –/ Quali parole non vorreste sentirvi dire?// La bocca esegue, non ha autonomia./ Le labbra sono stipendiate./ Ognuno pronuncia i suoni che sceglie.// Quindi/ Decidete voi cosa dire./ E cosa non dire.// Quali verbi metterete al bando./ Quali parole scacciate fuori.// Questa banca/ che porta il nostro nome/ può decidere lei che lingua parlare.//

Siamo ai tempi della Prima Guerra Mondiale.

 

Il terzo libro, L’ immortale, si concentra su Bobbie Lehman, figlio di Philip.

Erede al trono senza averlo desiderato, vive i grandi eventi del suo tempo.

È semplice e toccante la metafora dell’equilibrista di Wall Street Solomon Papriskij, che Dopo cinquant’anni/ Per la prima volta/ È caduto/ Giù/ È caduto/ A terra. Il 24 ottobre 1929, uno dopo l’altro, i più importanti agenti di Borsa si tolgono la vita. È successo: l’economia finanziaria non coincide con l’economia reale. Lo Stato lascia cadere le prime banche, dopo fa investimenti nel sociale.

Bobbie, nuovo Noè salva la società con l’Arca del cinema, dei fumetti, dei televisori, dei fondi pensione, delle assicurazioni, della pubblicità. Poiché l’America si è fatta stretta all’improvviso, Bobbie apre una filiale a Parigi e da lì si espande in tutto il mondo. E mentre in America si parla di Kennedy, di Martin Luther King, di giovani in rivolta, di guerra del Vietnam, la Lehman Brothers apre al marketing, ai supermercati, alla NASA, alla financial traders.

Fino alla morte di Bobbie. Bobbie Lehman ha 93 anni/ E balla il twist/ Ne ha 100, anzi/ Forse 140./ Balla il twist, Bobbie/ Balla forsennatamente/ Forse neanche lui se n’è accorto/ Che / Ballando il twist/ L’ultimo dei Lehman/  È morto.

 

L’epilogo presenta i Lehman riuniti intorno ad un tavolo, che attendono la fatidica telefonata.

Squilla il telefono.// Tutti e 14 si guardano.// Henry si muove./ Solleva la cornetta./ Risponde: Pronto.// Poi ascolta.// Fissa gli altri.// Riattacca.// È morta un minuto fa./ /Si alzano in piedi./ Intorno al tavolo./ Tutti.// Si faranno crescere la barba/ Nei prossimi giorni/ Come vuole il rito./ Shivà e sheloshim./ Rispetteranno la Legge/ Com’è prescritto/ In ogni precetto.// E mattina e sera/ Reciteranno lo Qaddish.// Come usava laggiù in Germania/ A Rimpar, Baviera.//

È il 15 settembre del 2008.

Libro corale, appassiona per la semplicità dei fatti, crudi ma presentati sempre con comicità. I personaggi, pur nella loro concretezza, acquistano un alone mitico tanto da sembrare i protagonisti di una nuova Iliade. Ognuno di essi infatti, pur unico nella sua complessità, è animato dai valori propri della famiglia, proprio come gli eroi omerici che, pur essendo diversi tra loro, sono tutti degni di essere definiti aristoi.  

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