Levius dal braccio meccanico


Aprire le pagine di Levius è davvero un’esperienza sconcertante: per i primi 2 capitoli non ci si capisce alcunché. Quando, finalmente, la storia inizia a farsi più chiara il fumetto ci ha già regalato alcune tavole di una violenza deliziosa e senza senso. Inutile dire che ho apprezzato la cosa.

Levius è una miniserie in tre volumi del 2012, pubblicato in Italia da Star Comics e in patria da Shogakukan, scritto e disegnato da Haruhisa Nakata,  a cui fa seguito Levius/Est che debutta nel 2015 su Shueisha, subentrata come contenitore dopo la chiusura di Shogakukan. Levius/Est è composto da altri tre volumi ed è in corso di pubblicazione su Star Comics dal 12 luglio 2017; entrambe le serie hanno come particolarità il senso di lettura all’occidentale, ovvero il senso di lettura da sinistra a destra e non viceversa, com’è invece tipico dei manga.

Levius è un ragazzino che combatte negli incontri di cyber boxing, dove possono partecipare solo contendenti dotati di parti del corpo sostituite da pezzi meccanici; il nostro protagonista è infatti dotato di un braccio meccanico con cui è grado di letteralmente maciullare l’avversario. Il mondo in cui si svolge la storia è infatti un universo distopico, con caratteristiche marcatamente steampunk, dalla tecnologia all’epoca in cui è ambientato il manga, che parrebbe svolgersi in piena età vittoriana (da una fotografia si legge la data 1836 e successivamente sappiamo di essere nel 1842), benchè sia ovviamente totalmente atipica.

Ciò che caratterizza Levius è la capacità di mantenere la trama interessante per il lettore facendo in modo che si riesca a ricostruire solo poco a poco, tramite l’uso di flashback ben piazzati all’interno della storia, tanto che inizialmente si fa fatica a capire dove e quando ci si trovi esattamente, ma successivamente il meccanismo diventa familiare ed intrigante, come montare un puzzle dai pezzi nascosti. Sappiamo che il padre di Levius è morto durante la guerra, anche se non si capisce bene di che guerra si tratti, che era un ribelle e per questo il protagonista da bambino, insieme alla madre, ha attraversato momenti molto difficili. La mamma di Levius è in coma: di salute estremamente cagionevole, aveva sacrificato la poca salute che le restava per salvare il figlio da un crollo dovuto ad un bombardamento, occasione in cui il ragazzino perse il braccio che venne quindi sostituito da uno meccanico.

Decisamente atipica è la grafica e lo stile di questo manga: la linea è quasi sempre molto pulita, dal tratto estremamente occidentale, benchè il sapiente utilizzo del tratteggio renda ottimamente sia nei chiaroscuri che nel movimentare la scena: le tavole d’azione sono belle a vedersi e facili da seguire, perchè questo stile non indugia in orpelli che spesso rischiano di  confondere il lettore, ma con una chiarezza mirata sottolinea ogni movimento ed ogni disgustoso brandello di carne strappata all’avversario, anche se il punto focale resta sempre Levius.

Un’altra cosa decisamente singolare per il manga è lo stile di narrazione: il lettore segue la storia dal punto di vista dello zio che ha accolto Levius in casa propria e lo sostiene nella cyber boxing oppure vediamo la scene da un punto esterno ai personaggi; per una manga è davvero molto strano che la storia non venga quasi mai rappresentata dal punto di vista del protagonista, che così facendo resta un’entità di difficile comprensione, le cui motivazioni vengono svelate gradatamente all’interno della narrazione.

Entrambe le serie, Levius e Levius/Est, sono decisamente brevi ed incisive, lasciando il lettore affascinato da questo manga davvero fuori dagli schemi e intrigato dalla complessità dei personaggi.

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