#10 …dalla porta accanto: i ragazzi di Betta


Siamo giunti al decimo e (per ora) ultimo numero nella serie “…dalla porta accanto”, una raccolta dedicata alla critica di alcuni fra gli autori emiliano-romagnoli contemporanei più famosi. Tutti hanno alle spalle diverse pubblicazioni e hanno visto le proprie opere tradotte in molte lingue straniere, ognuno ha il proprio fan club, il pubblico affezionato.

Ma la persona di cui vi racconterò oggi non ha fama a livello nazionale, né può vantare una fortunata collezione di contratti e di pubblicazioni. Non ho materiale su cui lavorare, se non un volumetto dalla copertina ruvida, con sopra stampato un quadro di Chagall, La cavallerizza sul cavallo rosso.

Si intitola Come un baleno.

Comincio a sfogliarlo. Sono a pagina 105.

“Sono felice perché la mia vita è frenetica e intensa. Mi realizzo come non mai. Spero che questo clima stupendo continui come il mio morboso amore per la vita.”

Sì, non v’è dubbio, queste sono le parole di Elisabetta Turroni.

Incredibile quanto fosse attaccata alla vita, lei che dalla vita venne abbandonata a soli ventisette anni. 

Le nostre esistenze si sono a malapena sfiorate: un morso per uno, lei andava, io arrivavo. Ma tanto è bastato a farmi innamorare dell’arte.

Betta (così la chiamavano tutti) è un’attrice e, nonostante la scomparsa, avvenuta nel maggio del 2000, recita con i suoi bambini, i suoi ragazzi, ogni anno. Infatti durante tutto il mese di maggio viene istituita la Rassegna Turroni, la quale racchiude una serie di rappresentazioni teatrali messe in atto da alunni di scuole di ogni ordine. Naturalmente tale evento è itinerante.

Il palloncino è scivolato via […] / e ora sale in alto/ fino a grattare, fino a fare il / solletico alle nuvole. […] Non stanco, continua / a salire…”

Il movimento è inevitabile, la condivisione di una così grande passione è la chiave di tutto.

Elisabetta ha scritto i testi di svariati spettacoli, ma penso che la cosa amata in misura maggiore fosse il mostrare all’esterno il frutto del suo estro e della sua fantasia, che lei stessa pensava essere doni, e ringraziava per essi.

“Potrei essere, anzi no, sono la persona più felice del mondo”

Avevo solo tre anni quando ebbi il piacere di vederla all’opera: stava collaborando con alcuni istituti d’istruzione della Romagna e ogni suo corso culminava con una rappresentazione teatrale: non ricordo troppi particolari, ma la sala era gremita di spettatori. So solo che dal nostro primo incontro ho iniziato a sognare il suo mondo: il palco, i costumi, la poesia, storie estrose e fiabesche da rappresentare. Era entusiasmante, dolce, innamorata di ciò che riusciva a fare. 

Ora le menti dei bambini sono rapite da eroi dei cartoni animati, sono martellate dai fumetti, dai giocattoli fluorescenti e rumorosissimi: sfido chiunque a catturare l’attenzione di una scolaresca intera senza ricorrere ad “effetti speciali”.

A lei bastava un sorriso, le riusciva sgranando semplicemente gli occhi. Ed aveva tutti in pugno, figli e genitori. Tutti.

Il comune di Sogliano al Rubicone, che ha dato i natali a sua madre Luciana Berretti, ha deciso di intitolarle il teatrino che ospita ogni anno eventi culturali d’ogni sorta, fra i quali ricordiamo la premiazione del Concorso Nazionale di Poesia A. V. Reali, presieduto dal professore e poeta Bruno Bartoletti.

A me non resta che ringraziarla, perché se non fosse stato per lei non avrei passato interi pomeriggi, verso l’estate, a spiare le prove degli spettacoli per la Rassegna Turroni, non averi mai coltivato il mio amore per la poesia, per le fiabe, per i racconti. Forse l’idea di pubblicare il mio libro mi sarebbe parsa un’utopia.

Se non l’avessi conosciuta, sono sicura che mi sarei persa un meraviglioso pezzo di mondo.

 

IL LADRO

C’è un piccolo ladro

che ruba le scarpe al sole

per volare sulle nuvole ciccione.

Ride dall’alto della sua

assurda posizione ride di

noi che ci fermiamo a guardare come

allocchi col naso all’insù.

Ora prende una cannuccia 

e sposta soffiando le bianche

nuvole e gioca a farle

diventare pecore, uccellini, draghi

fate, asinelli o maghi.

Ma il mago dispettoso è lui.

Ride come una cornacchia

e corre corre come un bimbo

di otto anni.

Il ladro delle scarpe del

sole è felice! Forse è un

angelo che per non annoiarsi

si diverte a giocare con il cielo.

[E. Turroni]

2 Comments

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  1. Angelo

    C’è un confine sottile tra narcisismo e poesia. Lei propendeva per il primo. A Roma si rivelò, bugiarda e ladra, tipiche connotazioni di chi usa la sessualità per attirare le attenzioni. Parlava di morte e non era estranea alla magia (conosceva anche Maddalena Stradivari). Con quello sguardo spiritato catturava anche le mosche. Come Harry Potter puoi anche piacere e l’attenzione e i giochi elettronici, Ufo Robot, la tv dei ragazzi di Mago Zurlì cui allude l’aggiornata scrittrice non si frappongono.

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