F1 2017: Ciao ciao Bernie Ecclestone!


Ciao Bernie Ecclestone! A mai più rivederci…o forse no?

Dopo 60 anni di carriera, Bernie Ecclestone lascia la F1. Chase Carey, dominus di Liberty Media, l’azienda che l’anno scorso ha concluso l’accordo per l’acquisto dei diritti della Formula 1, ha licenziato il vecchio “padre padrone” inglese, relegandolo al ruolo di “presidente onorario”. Ecclestone avrebbe commentato dicendo “Oggi sono stato deposto, semplicemente me ne vado. Non sono più il leader della società. La mia posizione è stata presa da Chase Carey. Il mio nuovo ruolo sarà definito con uno di quei termini americani, qualche cosa come  Presidente onorario. Ora sono questo, anche se in concreto non so cosa voglia dire”.

Già, ora è cambiato tutto, anche se, in realtà, potrebbe non essere del tutto vero, parafrasando il famoso adagio de “Il Gattopardo”, “tutto deve cambiare affinché nulla cambi”. Il nuovo presidente, Chase Carey, facilmente riconoscibile per i suoi baffoni alla Bismark (o alla chef Rubio), ha già nominato due aiutanti importanti, cioè Ross Brawn per la parte tecnica e per i rapporti dei team e Sean Bratches per la parte dei rapporti commerciali.

Il primo è, ed è stato, uno degli ingegneri più vincenti della storia recente della F1, capace di guidare il reparto tecnico della Ferrari durante l’era Schumacher, di acquistare a 1 dollaro un team e a portarlo alla vittoria (Brawn Gp nel 2009) e di far crescere la struttura dell’attuale Mercedes, che ora domina il campionato: Brawn è stato assunto per “guarire” il regolamento della F1, togliendo tutte quelle norme astruse e complicate che allontanano il pubblico dalle gare. Ross Brawn ha dichiarato di voler tornare nei circuiti storici, ma questo parzialmente confligge con alcune dichiarazioni di Chase Carey che, invece, ha sottolineato come vorrebbe portare qualche GP in città americane come New York o Los Angeles: il tycoon americano, infatti, vorrebbe far diventare ogni gara come la finale del SuperBowl della NFL, vale a dire trasformare il Gran Premio come un evento in grado di coinvolgere l’intera nazione del circuito ospitante.

Il secondo aiutante, invece, Sean Bratches (proveniente da Espn, noto canale sportivo americano) dovrà coordinare il reparto commerciale e televisivo: problema estremamente spinoso vista la scelta di Ecclestone, qualche anno fa, di vendere i diritti della F1 alle pay tv e di “snobbare” (per non dire censurare) i social network. Una situazione del genere costringerà Liberty Media e la sua “cupola” direttiva a scegliere quale direzione prendere, sia essa di natura tecnica (Brawn parlava di togliere DRS e KERS per tornare a motori, a suo dire, “tradizionali”) o di natura manageriale (Chase Carey ha affermato di voler spostare la sede amministrativa della F1 dall’ufficio di Londra di Ecclestone ad una sede più grande negli States).

Ecco, quindi, che Bernie Ecclestone potrebbe uscire dal portone principale, ma tornare dal corridoio di servizio, dal momento che è lui a conoscere tutti i meccanismi del Circus della F1. Basti pensare al fatto che era lui, e soltanto lui, a gestire le trattative con gli organizzatori dei vari Gp, andando personalmente a firmare i contratti con sceicchi, petrolieri, governatori e amministratori delegati vari.

La sfida più grande per Chase Carey, Ross Brawn e Sean Bratches sarà quella di “svecchiare” la F1, avvicinandola al grande pubblico, garantendo però lo stesso (o un migliore) spettacolo di quella attuale, cosa, peraltro, non facile vista l’intenzione del patron americano di togliere il “bonus” di diversi milioni di cui gode la Ferrari, creato sotto la governance Ecclestone (perlomeno fino al 2020 con l’attuale Patto della Concordia, il contratto tra team per la suddivisione dei ricavati). Se Mercedes e Red Bull non avrebbero nulla in contrario, la Ferrari si dovrebbe cominciare a preoccupare perché questo vorrebbe dire perdere ulteriore peso politico al tavolo delle trattative. In passato, figure come quella del Drake o perfino dello stesso Montezemolo, avrebbero certamente predisposto alcune “contromisure” o comunque delle trattative per garantirsi lo stesso trattamento di favore: oggi, invece, le dichiarazioni di Marchionne sono molto caute e tentennanti e rischiano di agevolare i team “nemici” sul tavolo delle trattative future (il manager italo-canadese avrebbe semplicemente affermato che la Ferrari sarebbe anche disponibile a comprare delle quote in Liberty Media, ma solo dopo il nuovo Patto della Concordia post2020, il che equivale a dire “potremmo aderire alla nuova F1, ma solo se ci guadagniamo”). A mio avviso, tuttavia, rischia di essere estremamente controproducente condurre tali trattative “alla luce del sole” e soltanto ora che Chase Carey & Co hanno già preso in mano le redini della gestione: sarebbe forse stato più prudente cautelarsi da un rischio del genere, magari invitando Chase ad una riunione segretissima per cercare di capire le sue reali intenzioni, senza che avversari o organi di stampa ne venissero a conoscenza. Il che non significa “corruzione”, ma semplicemente intavolare una logica e ben ragionata discussione sugli interessi, comuni e non, in gioco.

Ad ogni modo, Ecclestone lascia la gestione, ma non il mondo della F1: ha già dichiarato che verrà a qualche Gran Premio e c’è da scommettere che, con la sua solita “delicatezza” da tallonatore di rugby, commenterà ogni mossa degli americani.

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