Sette candidati italiani agli Oscar 2017


Sono sette i candidati italiani agli Oscar 2017. Da Fuocoammare di Gianfranco Rosi, a Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno, passando per Indivisibili di Edoardo De Angelis, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, Pericle il nero di Stefano Mordini e Suburra di Stefano Sollima.

A decretare quale film potrebbe rappresentarci nella notte degli Academy Awards il 26 Febbraio 2017 sarà una commissione composta da Nicola Borrelli (Direttore Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Tilde Corsi (produttrice), Osvaldo De Santis (distributore), Piera Detassis (giornalista), Enrico Magrelli (giornalista), Francesco Melzi D’Eril (distributore), Roberto Sessa (produttore), Paolo Sorrentino (regista), Sandro Veronesi (scrittore) che si riunirà lunedì 26 Settembre.

Diamo un’occhiata ai candidati italiani agli Oscar 2017.

Difficile immaginare quale film sarà scelto per rappresentarci. Sicuramente il cavallo di battaglia sembrerebbe essere Lo chiamavano Jeeg Robot che quest’anno ha conquistato quasi una quarantina di premi sia in Italia sia all’estero, compreso il premio della critica a Toronto. A seguirlo c’è Perfetti sconosciuti che ha conquistato 13 premi e ha strappato al concorrente il Leone d’Oro per miglior film e miglior sceneggiatura.

Da non sottovalutare, tuttavia, nemmeno gli altri candidati italiani agli Oscar 2017. Se Fuocoammare è un documentario sull’isola di Lampedusa che è stato premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, la delicatezza di Indivisibili, la storia di due gemelle siamesi sfruttate dalla propria famiglia, è stata riconosciuta alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Paola Cortellesi, invece, dà il meglio di se stessa ne Gli ultimi saranno gli ultimi dove racconta la storia di una donna incinta che perde lavoro e speranza. Infine, a chiudere il cerchio dei candidati italiani agli Oscar 2017, due film tratti da libri: Pericle il Nero, trasposizione fedele del libro di Giuseppe Ferrandino del 1993 che tanta fortuna aveva avuto prima in Francia e poi in Italia e Suburra, tratto dal libro di  Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (Gli autori rispettivamente di ACAB e Romanzo Criminale per intenderci).

Uno sguardo al passato.

Sapevate che l’Italia è il paese che è stato premiato maggiormente come miglior film straniero agli Oscar? Dal 1948 ad oggi sono state ben 13 le statuette a tingersi di tricolore, su 27 candidature. Una media di circa un film premiato ogni due. Dietro di noi la Francia: 12 statuette su 36 candidature, una ogni tre.

Guardando i candidati italiani agli Oscar 2017 pensiamo ai film che hanno segnato la storia italiana a Hollywood. Questa è una scena di sciuscià, film di Vittorio De Sica che ha vinto il primo premio speciale per film stranieri nel 1948

Franco Interlenghi (mancato lo scorso anno) con Rinaldo Smordoni in “Sciuscià” di Vittorio De Sica.

Il primo film ad essere premiato è stato Sciuscià di Vittorio de Sica nel 1948, quando ancora l’Oscar per il film straniero non esisteva ed era stato istituito un premio speciale. Altri due premi speciali arriveranno due anni dopo con Ladri di Biciclette di nuovo di De Sica e con la co-produzione italo-francese di Le mura di Malapagna nel 1951.

Con l’istituzione nel 1957 della categoria Miglior film Straniero veniamo subito premiati con La Strada e Le notti di Cabiria entrambi di Fellini (1957 e 1958). E’ di nuovo Fellini a ritirare il premio nel 1964 con L’anno successivo torna sotto i riflettori Hollywoodiani De Sica con Ieri, oggi, domani.

Per avere un nome nuovo bisogna aspettare il 1971 quando Elio Petri viene premiato per il suo Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, ma ecco tornare subito De Sica l’anno seguente con Il giardino dei Finzi-Contini e Fellini con Amarcord nel 1975.

Inizia poi un periodo magro che dura fino al 1990 quando Giuseppe Tornatore trova il meritato riconoscimento per il suo Nuovo Cinema Paradiso e Gabriele Salvadores con Mediterraneo nel 1992. Arriviamo così alla Vita è Bella di Benigni nel 1999 e poi bisognerà aspettare fino al 2014 con La Grande Bellezza di Sorrentino.

Se è vero che negli ultimi 40 anni solo 4 film sono stati premiati dall’Academy è anche vero che se si mantenesse la proporzione di un vincitore ogni due candidature la scelta definitiva dell’uno tra i candidati italiani agli Oscar 2017 potrebbe avere qualche chance. Bisognerà attendere non solo di conoscere il nome del candidato italiano ma anche i nomi degli altri candidati per capire se c’è qualche possibilità di rientrare anzitutto nel paniere definitivo e, in secondo luogo, di vincere la preziosa statuetta.

Un premio alla diversità?

Se fin dal 1948 Hollywood si è ripromessa di premiare anche ciò che è altro rispetto a sé stessa è anche vero che l’Academy non ha utilizzato lo stesso metro di giudizio al proprio interno. Lunedì sono stati consegnati gli Emmy Awards, i premi per la televisione, ed è stato evidente come la diversità, in qualunque settore, sia stata tenuta in alta considerazione. Moltissimi artisti, nel loro discorso di ringraziamento, hanno espresso il desiderio che ciò avvenga non solo in tv ma ovunque, riprendendo la polemica che aveva invaso gli Oscar 2016 a suon di ashtag #OscarsSoWhite.

oscars-so-whiteL’Academy ha promesso di prendere sul serio, finalmente, questa necessità e di cambiare. Già a marzo Cheryl Boone Isaacs aveva dichiarato: “Sono orgogliosa dei passi che abbiamo intrapreso per “favorire” la diversità. Tuttavia, sappiamo che c’è ancora tanto da fare“. Più che tanto, troppo, visto che l’anno scorso le uniche persone di colore che avevano raggiunto il palco erano stati il presentatore e alcuni ospiti.

Sembrano perciò un contentino le nuove nomine dei membri del consiglio Reginald Hudlin, Gregory Nava e Jennifer Yuh Nelson e dei membri supplementari Gael García Bernal (Comitato Premi e Eventi, presieduto dal Vice Presidente Jeffrey Kurland), Amy Vincent (Comitato Conservazione e Storia, presieduto dal vice presidente John Bailey), Effie Brown (Comitato del Museo, presieduto dal Vice Presidente Kathleen Kennedy), Marcus Hu e Floyd Norman (Comitato Education & Outreach, presieduto dal Vice Presidente Bill Kroyer), Vanessa Morrison (Commissione delle Finanze, presieduta dal tesoriere Jim Gianopulos) e Stephanie Allain (Comitato Soci e Amministrazione, presieduto dal segretario Phil Robinson).

Sicuramente “c’è ancora tanto da fare” ma la strada è molto semplice e imparare dal piccolo schermo è il primo passo. Basti pensare che quest’anno, agli Emmy c’è stato di tutto: dall’egiziano-americano Rami Malek per il suo haker alla fight club, alla canadese Tatiana Maslany il cui talento in Orphan Black è stato finalmente riconosciuto. Da Jeffrey Tambor che interpreta un padre transessuale in Transparent alla regista danese Susanne Bier per la bellissima serie The Night Manager passando per Aziz Ansari and Alan Yang che, nel loro discorso di premiazione per la sceneggiatura di Master of None, hanno puntato l’attenzione sulla mancanza di prodotti che rispecchino la minoranza di cinesi-americani e le altre minoranzr. Come può essere così indietro la mentalità dell’Academy rispetto a quella del piccolo schermo (che, certo, non è perfetta ma sta cercando, anno dopo anno, di migliorare)? Pretendiamo di più da uno dei palchi più prestigiosi e seguiti a livello internazionale. Perché la bravura e il talento non hanno colore, religione o sesso, e se una piattaforma così importante iniziasse a dimostrarlo, forse, ci sarebbe speranza anche per gli altri ambiti lavorativi, sportivi e personali.

E mentre speriamo che le cose cambino presto, attendiamo con ansia lunedì 27 Settembre per sapere quale sarà il film che surclasserà gli altri candidati italiani agli Oscar 2017, e poi martedì 24 Gennaio 2017 per scoprire se esso ci rappresenterà ufficialmente davanti all’Academy e al pubblico di tutto il mondo.

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