Lo psicologo scolastico, parte 1: la maestra 2.0


E’ arrivato settembre, e con lui anche l’inizio della scuola, croce e delizia di una buona fetta della popolazione italiana. Per dimostrarvi che sono proprio ovunque, nei mesi di settembre e ottobre vedremo gli psicologi invadere l’edificio più frequentato dagli under 18, con lo psicologo scolastico. Ad ottobre la parte 2: l’hippie impiccione. 

 

Sono una psicologa e lavoro in una scuola”

Ah quindi fai la maestra”

…dici la stessa cosa anche al medico scolastico?”

 

Classico castigo da psicosciamano

Classico castigo da psicosciamano (Autore: Guzio)

Anche se maggiormente conosciuto e diffuso di quello dello sport, lo psicologo scolastico rimane ancora una delle tante professioni che suscita facce perplesse e mormorii scettici. Di quelli che credono alla sua esistenza, i più non riescono a concepire che in una scuola possano lavorare persone diverse dal trittico maestre/insegnanti (rigorosamente donne), bidelle (sempre donne) e presidi (uomini). La conseguenza più ovvia è che lo psicologo scolastico venga assimilato ad una maestra, soprattutto nel caso di una donna. Se avessi un euro per tutte le volte che mi hanno chiesto se ho fatto il concorso o se posso insegnare, sarei già in Giappone a bere saké e ingozzarmi di sushi.

Purtroppo, una parte di ciò che lo psicologo può fare a scuola rinforza questo stereotipo.

Una delle macroaree di intervento, infatti, è quello di potenziamento e riabilitazione degli apprendimenti. Cosa vuol dire? Avete tutti sentito parlare di disturbi dell’apprendimento, il più famoso dei quali è la dislessia, o di disturbo dell’attenzione/iperattività. Sappiate che, al contrario di quanto molti ancora pensano, questi non sono disturbi inventati dagli psicologi per fare qualche soldo (sic!): sono diagnosi reali, emerse da decenni di studi interdisciplinari (medici, psicologici, psichiatrici,…), che cercano di dare la possibilità a tutti, anche a chi ha enormi difficoltà, di assolvere a un diritto umano fondamentale: il diritto allo studio. Bene, lo psicologo può aiutare questi ragazzi in difficoltà nel loro successo scolastico.

Guardate bene la seconda immagine: capite cosa intendo?

Guardate bene la seconda immagine: capite cosa intendo?

Ma allora qual è la differenza tra psicologo scolastico e insegnante, in questo particolare compito? Non possono anche loro aiutare questi bambini? Certo che possono farlo, anzi devono! La differenza sta nelle competenze: l’insegnante ha la didattica, lo psicologo ha la psicologia. La prima si occupa dei modi diversi di insegnare qualcosa, la seconda si occupa della struttura della mente: se io conosco la struttura della mente, so anche cosa si danneggia, per esempio nella dislessia, quindi so dove e come intervenire per riabilitare ciò che è stato colpito dal disturbo. A quel punto l’insegnante, parlando con lo psicologo, sa quale metodo didattico utilizzare per quel particolare bambino con quel particolare disturbo o difficoltà. In sostanza: il metodo A non funziona, quindi proviamo col metodo B.

Se cinquant’anni fa il bambino dislessico finiva (a fatica) la quinta elementare e andava a lavorare nei campi, oggi il bambino dislessico può diventare un professionista laureato. Questo, però, è possibile solo se tutti, insegnanti, genitori e psicologi in primis, danno la possibilità a tutti di esprimere il proprio potenziale, ovviamente rispettandone i limiti: difficilmente un ragazzo con discalculia (il disturbo che colpisce il calcolo) verrà spronato a diventare un ingegnere. I ponti, poi, li costruisce lui! Un po’ come me, che non sono mai stata spronata a diventare un’acrobata del circo. Chissà perché poi…

In media, bambini e ragazzi passano 200 giorni su 365 a scuola, per gran parte della loro giornata. E se ci stanno male? Voi andreste volentieri in un posto dove non sapete fare niente di quel che vi chiedono e le persone attorno a voi vi odiano? Imparare deve essere per forza una tortura?

Bambini e ragazzi passano gran parte delle loro giornate a scuola. Dobbiamo proprio farli arrivare a sbattere la testa contro la lavagna? Imparare dev’essere proprio una tortura?

Insomma lo psicologo, a scuola, è in grado di riabilitare e rinforzare le abilità che stanno dietro ad un disturbo (per esempio la lettura in un dislessico), aiutare gli insegnanti a gestire questi bambini e prevenire il disagio scolastico futuro: scommetto 100€ che chi di voi ha odiato la scuola aveva dei pessimi voti e difficoltà a studiare. Se qualcuno vi avesse aiutato subito e con costanza, siete così sicuri che avreste odiato la scuola con ogni fibra del vostro essere?

Purtroppo, la legge italiana non riconosce la figura dello psicologo scolastico. Nei discorsi da bar si parla di quanto l’Italia sia arretrata su tutto: questo è, purtroppo, un esempio eclatante, dato che siamo l’unica nazione europea a non avere una legge sullo psicologo scolastico. Una scuola, a meno che non sia privata, difficilmente lavorerà continuativamente con uno psicologo scolastico a causa della mancanza cronica di fondi, se non attraverso progetti che vengono approvati di anno in anno: sporadici, irregolari e con scarsa probabilità di successo.

Per questo motivo, gli interventi sui bambini e i ragazzi in difficoltà all’interno della scuola sono rarissimi: in questo modo, la scuola delega alla famiglia la cura e la riabilitazione di un figlio con disturbi dell’apprendimento o difficoltà scolastiche. Ma questo vuol dire chiedere a queste famiglie di potersi permettere professionisti privati come psicologi o pedagogisti, oppure centri di riabilitazione specializzati, non sempre economici.

Per una volta, concludiamo con una nota seria, una citazione dello studente più anomalo della storia e prova (non più) vivente che il successo a scuola non determina chi sei: Albert Einstein.

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”

1 comment

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  1. Fabio

    Quanta verità nelle tue parole! Ho odiato le medie e le superiori dal primo all’ultimo giorno! Colpa del bullismo e della mia troppo poca attenzione ai libri di scuola.. ora che ho 30 anni ho capito che FORSE non era tutta colpa mia.. chissà se con qualcuno che semplicemente mi avesse insegnato a studiare, le cose sarebbero andate diversamente!

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