“A universal basic income is the logical next step”


For its enemies, the unconditional basic income is expensive, distorting and utterly unfair: A free lunch for the uneducated and lazy. How can it possibly be defended? In conversation with the liberal thinker Gaspard Koenig, a leading French intellectual and director of the think-tank Génération Libre through which he has been at the forefront of promoting a basic income in France.

Discorsivo: In Switzerland, opponents have argued that financing a universal basic income would be difficult and unclear. Raising public revenues or cutting expenditures, what’s your proposal?

Gaspard Koenig: Neither of both. The redistribution pattern in France is “mature” enough to implement a minimal basic income without any substantial impact on public finances. In our proposal, this would mean a negative income tax, a universal tax credit financed by a universal income tax. The economic impact of our proposal should remain limited. The primary focus is the social and psychological shift that would result from an unconditional income, while today the social spending – however generous – remains patchy.

Concerning addicts: Aren’t you worried that people might finance their addictions with the free money, putting further strains on the welfare state?

They already do so! That’s the definition of an addiction: You’ll do whatever it takes to be able to satisfy your crave. On the contrary, you could argue that such an income would free some mental and financial capacity to focus on fighting the addiction. In any case, the problem should remain limited to a small number of citizens. Society should feel self-confident enough to tolerate those margins and provide them with the care needed.

Opponents of the basic income usually argue that people have no incentive to work anymore. What do you reply to them?

On the contrary: The negative income tax makes work pay automatically, eliminating the “threshold effects” which people rightly resent. Moreover, the experiments already conducted in prosperous regions such as the US and deprived ones like India show that the unconditionality of the grant doesn’t make people idle. In fact, they tend to embrace entrepreneurship and more risky activities. In my view, it is necessary to determine the income amount based on “primary needs”: The purpose is to provide a comprehensive safety net against poverty, not to make people live comfortably off others’ work.

What about low paid jobs like cleaning? How can they be made attractive if it’s not about earning a living anymore?

They’ll be paid more and/or better considered, as simple as that! A basic income increases the negotiating power of the employee for the most menial tasks. Even a cleaner will be deemed to have chosen his job – at least, he won’t be coerced into it for his survival.

Do you think a compromise between supporters and opponents is possible? Perhaps a “basic income light”?

Regarding France, we are already there, given our record amount of social spending. We have invented many social mechanisms over the past 30 years: minimal income (RMI), earned income tax credit (PPE), even a preliminary version of negative income tax targeting the poorest (RSA). The basic income is the logical next step.

For more information about the basic income, read our analysis here.

 

Per i suoi detrattori, il reddito di base minimo ed incondizionato è costoso, distorsivo e totalmente ingiusto. Un’ulteriore scusa servita su un piatto d’argento per i pigri e per chi ha avuto una educazione minima. Come potrebbe mai essere difesa questa proposta? Dialogo con il pensatore liberale Gaspard Koenig, un intellettuale francese di primo piano, direttore del gruppo di ricerca Génération Libre, attraverso cui si è fatto promotore del reddito minimo in Francia.

Discorsivo: In Svizzera, l’argomentazione più forte degli oppositori del reddito minimo universale è la difficoltà di attuare questa proposta e la sua ben poca chiarezza. Qual è invece la sua contro-argomentazione, l’aumento delle entrate pubbliche o un taglio netto delle spese?

Nessuna delle due. Il modello di ridistribuzione in Francia è abbastanza “maturo” da mettere in pratica il reddito minimo di base senza nessun impatto sostanziale per le finanze pubbliche. Nella nostra proposta,  ciò significherebbe un’imposta negativa sul reddito, un credito d’imposta universale finanziato da un’imposta universale sul reddito. L’impatto economico della nostra proposta dovrebbe rimanere limitato. Il focus principale è il mutamento sociale e psicologico che risulterebbe da un reddito incondizionato, quando invece oggi la spesa sociale – anche se generosa –  rimane disomogenea.

Per quanto riguarda le dipendenze: non è preoccupato che quelle persone potrebbero finanziare le loro dipendenze con i soldi pubblici aumentando così la pressione sull’assistenza sociale?

Lo fanno già! È esattamente quella la definizione di dipendenza: fare qualsiasi cosa per soddisfare il proprio desiderio. Al contrario, si potrebbe controbattere che tale reddito potrebbe liberare delle capacità mentali e finanziare per focalizzarsi su come combattere le dipendenze. In ogni caso, il problema rimarrebbe limitato ad un gruppo ristretto di cittadini. La società dovrebbe sentirsi sicura abbastanza da tollerare queste marginalità e provvedere con l’assistenza necessaria.

Chi è contrario al reddito minimo solitamente sostiene che le persone con avrebbero più nessun incentivo a lavorare. Come risponderebbe?

Al contrario: l’imposta negativa sul reddito farebbe sì che il lavoro paghi automaticamente, eliminando l”effetto soglia”, che giustamente infastidisce le persone. Inoltre, gli esperimenti già condotti in regioni prosperose come negli Stati Uniti e in regioni più povere come in India dimostrano che la non condizionalità del sussidio non rende le persone indolenti. In realtà, si tende invece ad abbracciare l’interpretariato ed attività più rischiose. La mia opinione è che è necessario determinare l’ammontare del reddito basato sulle “necessità primarie”: lo scopo è offrire misure di sicurezza complete contro la povertà, non permettere a delle persone di vivere comodamente del lavoro altrui.

E per quanto riguarda lavoro sottopagati come fare le pulizie? Come possono essere resi più attraenti se non si tratta più di arrivare a fine mese?

Saranno pagati di più e/o saranno considerati meglio, semplice! Il reddito minimo aumenta il potere del lavorare di negoziare anche per i lavori più umili. Si saprà che anche un addetto alle pulizie avrà scelto il proprio lavoro – e non sarà invece stato costretto a svolgere quest’occupazione per la sua sopravvivenza.

Lei pensa che un compromesso fra sostenitori ed oppositori sia possibile. Forse un “reddito minimo light”?

Per quanto riguarda la Francia, siamo già a questo punto dato l’ammontare record della spesa sociale. Abbiamo inventato doversi meccanismi sociali negli ultimi trent’anni: il reddito minimo (RMI), il credito d’imposta sui redditi da lavoro (PPE), persino una versione preliminare del credito negativo d’imposta rivolto ai più poveri (RSA). Il reddito minimo è logicamente il passo successivo.

Per maggiori informazioni, leggete la nostra analisi qua.

(traduzione italiana di Giulia Rupi)

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