Marco Polo


Marco Polo
Non è vero che ci si sente italiani orgogliosi solo durante i mondiali o gli europei di calcio. Che generalizzazione semplicistica! Ci sono tanti altri momenti importanti che infondono fierezza e rinvigoriscono il nostro ego nazionalistico, altrimenti un po’ abbacchiato per il ruolo marginale dell’Italia nelle vicende mondiali, eventi significativi come… che Marco Polo, italiano, faccia capolino dai libri di storia per prendere vita grazie alla magia di Netflix.
È proprio così: miracolosamente senza gli eccessivi luoghi comuni irritanti che  accompagnano qualsiasi accenno alla cultura italiana, in Marco Polo viene ritratto un personaggio che di origine italiana, veneta per la precisione, in maniera abbastanza soddisfacente, cioè abbastanza non superficiale: alla sua intraprendenza e curiosità senza limiti gli viene associata una bella presenza ed un bell’aspetto che gli permettono di conquistarsi la simpatia delle corti orientali in cui viene “ospitato”.
marco poloLavorando di finezza sul personaggio i produttori hanno saputo ricamare una storia di vero successo intorno a Marco Polo, senza rovinare il potenziale narrativo della serie tv con troppo protagonismo da parte personaggio, senza insomma personalizzare troppo le vicende. Il risultato è che Marco Polo rimane al centro degli eventi, ma lo spettatore è libero di farsi viziare visivamente dalle ricostruzioni storiche delle corti mongole e cinesi, ed è libero anche di affezionarsi ad altri personaggi, conoscerli, e studiarli, con la stessa attitudine di curiosità e meraviglia nei confronti del mondo che sicuramente aveva accompagnato Marco Polo durante i suoi viaggi. La trovata è tanto geniale che ci si chiede come mai a nessuno sia venuto in mente prima di sfruttare un personaggio storico così avvolto dal mistero per l’incertezza delle fonti che ce ne parlano, e così famoso per il fascino delle sue avventure esotiche ai confini (forse un po’ al di là) della realtà. Chapeau a Netflix, ancora una volta!
marco poloNonostante ciò, c’è da dire che la mossa tattica vincente è stata un’altra, cioè ammantare di ambiguità e spietatezza politica le vicende storiche o spacciate per storiche trattate nella serie. Con parole più semplici? Creare una sorta di House of Cards o Game of Thrones ambientato nel XIII secolo, dove gli intrecci politici, le alleanze nascoste e i tradimenti facili aumentano la tensione narrativa del 200%. Non ci sono noiosi politici in giacca e cravatta, né bambine con capelli ossigenati e draghi, ma un Khan mongolo, il grande Kublai Khan, provvisto di pancione, treccine alla mongola e un’ambizione e una determinazione senza pari, che vuole conquistare tutto il mondo conosciuto. A noi il piacere di scoprire facendoci accompagnare da Marco Polo, se ce la farà o meno, con la seconda serie uscita da pochissimo.
La storia non è mai stata così interessante!

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