Migranti, barriera del Brennero: un ostacolo all’accoglienza solidale


Una recinzione anti-profughi di 250 metri (allungabile fino a 370) che taglierà in perpendicolare la carreggiata dell’autostrada A22 a est e quella della strada statale del Brennero a ovest.

Questo quanto è stato annunciato lo scorso 27 aprile dal governo austriaco, in piena campagna elettorale per il secondo turno delle elezioni presidenziali (il primo turno ha visto trionfare l’esponente del partito di estrema destra FPOE con il 37% delle preferenze).

Già a febbraio il cancelliere austriaco Werner Faymann aveva avvertito: “L’Austria non può gestire da sola l’emergenza migranti, né possono farlo quattro o cinque Paesi. O lo facciamo insieme nell’Unione Europea o chi ha diritto di asilo non potrà più ottenerlo. L’Europa faccia vedere che è in grado di far sì che ventotto Paesi siano coinvolti nella solidarietà”.

Gli hanno fatto eco il ministro degli Esteri e il ministro della Difesa ricordando che per il 2016 è stato fissato un tetto massimo di 37.500 richieste di asilo (meno della metà rispetto a quelle accolte nel 2015). Nei primi 3 mesi di quest’anno si è già raggiunta quota 17.000 e quindi l’Austria ha preso una decisione: avviare i lavori per un posto di blocco al passo del Brennero.

La barriera del Brennero sorgerà a pochi metri dal confine italiano: il traffico autostradale sarà incanalato su quattro corsie, due per le autovetture e moto e due per i mezzi pesanti. Stessa logistica verrà applicata sulla strada statale il cui traffico verrà incanalato in un’unica corsia.

Le code saranno inevitabili secondo il capo della polizia del Tirolo Helmut Tomac che ha spiegato che anche i treni saranno soggetti a controlli e subiranno uno stop forzato a Steinach, subito dopo il confine.

Serie preoccupazioni sono state sollevate dalla Cgia (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) in merito alle ricadute che una simile decisione avrebbe in primis sull’autotrasporto e, a catena, su tutto il sistema produttivo. Ogni anno infatti transitano dal Brennero 40 milioni di tonnellate di merci su Tir e ferrovia.

Ma la barriera del Brennero non è che uno dei provvedimenti che l’Austria ha in programma di attuare: è stata infatti approvata dal Parlamento a fine aprile una legge “anti-profughi”. Il governo può dichiarare lo stato di emergenza se il numero dei migranti dovesse improvvisamente aumentare, consentendo il respingimento della maggioranza dei richiedenti asilo al confine, inclusi quelli provenienti dalle zone di guerra.

La reazione della classe politica italiana non si è fatta attendere. Per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi “l’ipotesi di costruire una barriera del Brennero è sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la storia e contro il futuro”. Sulla stessa linea le dichiarazioni degli esponenti di Forza Italia e quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Abbiamo lavorato 70 anni per abbattere i muri che dividevano l’Europa: non possiamo lasciare che si rialzino, creando diffidenze e tensioni laddove, al contrario, servono coesione e fiducia”.

Unica voce fuori dal coro quella della Lega Nord che mostra poca fiducia nella politica del governo italiano, accusato di “fare entrare chiunque sul territorio nazionale senza controlli seri”. Il leader di partito Matteo Salvini si è quindi schierato con i politici austriaci che a suo avviso, con l’innalzamento della barriera del Brennero, difendono gli interessi dei loro cittadini.

Il problema immigrazione è una realtà anche per il nostro Paese che solo quest’anno ha dovuto fronteggiare 24.090 sbarchi, il 25% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Secondo le cifre del Ministero degli Interni i flussi arrivano, in ordine, dalla Nigeria, Gambia, Somalia, Guinea, Costa d’Avorio e Senegal e i primi tre porti d’arrivo sono Augusta, Pozzallo, e Lampedusa.

Al fine di gestire l’emergenza l’Italia ha inviato ai presidenti della Commissione e del Consiglio dell’Unione Europea una proposta: il Migration Compact. Il documento prevede un particolare schema d’accordo con i Paesi di origine e di transito che richiede un importante impegno finanziario dell’Unione Europea che, nella persona del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ha già accolto con favore la proposta.

Il governo tedesco ha invece approvato una legge al fine di facilitare l’integrazione dei migranti nel proprio Paese, prevedendo però sanzioni per coloro che si rifiutano di inserirsi nella società e nel mercato del lavoro.

Alle iniziative dei singoli Paesi si aggiungono quelle degli enti europei. La prima, presentata dal vicepresidente vicario della Commissione Ue Frans Timmermans e dal commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos, consiste in un’estensione temporanea di massimo 6 mesi dei controlli alle frontiere di 5 Paesi dell’area Schengen: Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Una risposta questa alle carenze nella gestione greca dei confini.

Una seconda proposta, presentata sempre dalla Commissione Eu, prevede la riforma del sistema d’asilo europeo: quando gli arrivi in un singolo Paese raggiungono una certa soglia, tutti quelli in eccesso verranno distribuiti secondo il principio di un’equa solidale partecipazione fra tutti i Paesi europei. Chi fra questi rifiuterà di accogliere la sua quota sarà obbligato a pagare una cifra pari a 250mila euro per ogni migrante respinto.

Infine l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, ha annunciato che è in discussione il testo di un piano per la Libia: Libya International Assistance Mission. Si tratta di una missione civile di sostegno alla polizia e alla giustizia penale al fine di supportare il Paese nordafricano nella gestione delle frontiere ed evitare così una nuova ondata incontrollata di migranti verso le coste italiane.

Solidarietà collettiva: questa dunque la parola d’ordine che arriva dalle sedi dell’Unione Europea.

Spetta ora all’elettorato austriaco, chiamato alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali il prossimo 22 maggio, decidere se aderire o meno all’appello lanciato dall’Europa scegliendo tra i due candidati rimasti in corsa: Norbert Hofer del FPOE o Alexander Van der Bellen, ex portavoce dei Verdi che si è presentato per la corsa alla carica come indipendente.

Da una parte quindi una destra populista che punta a frenare i flussi dei profughi imponendo controlli ai confini, dall’altra un rappresentante di un’Austria democratica e aperta che giudica una qualsiasi chiusura in tema di immigrazione come una violazione in primis dei diritti umani.

La sorte della barriera del Brennero è dunque strettamente legata ai risultati delle urne. Vincerà la forza della ragione o l’ingiustificata paura di un’invasione?

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