Automation of the labour market: grim predictions


How machines are taking over your job and transforming our society. The latest predictions from the Davos report, following this year’s World Economic Forum.

Imagine a fully automated shop: robots that pack apples for the customers, screens that display all available information for every single product, and self-service checkouts – that is what we should expect, at least according to the ‘Supermarket of the Future’ at Milan’s Expo.

But if this is how we define “future”, then the future has already arrived. Automated checkouts or cash desks are already the rule all over Britain and have started to spread across Western Europe, such as in France. The advantages are obvious: a reduction in labour costs, higher precision in routine tasks, and no troubles with labour regulations.

The automated supermarket: A robot assorting and packing apples.

The automated supermarket: A robot assorting and packing apples.

However, this comes at a cost: jobs get lost. There is no need for a cashier anymore, nor for someone to assort or pack your fruits, nor for personal interaction. This trend is anything but new. For the past centuries, industrialising and industrialised societies have tended to substitute capital for labour whenever it was economically rational to do so, namely whenever it has increased productivity.

This has had two effects: the destruction of jobs, as well as the creation of new ones. Up until now, the “automation of the labour market” has seemed like a good idea. The car made horse carriages redundant but created an innovative car industry. The invention of television put great pressure on cinemas but brought us a wholly new type of entertainment and employment.

So then, why should we care about the onrushing wave of automation? The recent publication of the Davos report on ‘The Future of Jobs’ has made leading executives slightly nervous, to put it mildly. This is due to the prediction that job destruction will offset job creation, leading to a net loss of five million jobs until 2020. It would not only concern supermarkets, but entire sectors like accountancy, administration, construction…

Yet, if this report has caused unease in the circles of political and economic decision-makers, an academic article written by the Oxford scholars Frey and Osborne must seem like the apocalypse to advocates of stability and social peace. Their image of the future looks grim: 47% of the US labour market could potentially be automated over the next couple of decades. In other words, every second job could as well be performed by a machine. This is when we should start to worry.

The automated society

To make sense of the article, three fundamental questions have to be raised. First, who will be concerned by the wave of automation? Second, what are the social implications? Third, how can you adapt?

If you perform a profession rich in variety, you can count yourself lucky. Just like certain low paid jobs such as waiters, carers or other interpersonal tasks, you are unlikely to be replaced by a machine. This is also true for the other side of the spectrum, with highly paid and qualified professions of lawyers, traders or surgeons. So far, there is little potential to replace those jobs. Consequently, the true victims of automation will be found among workers with a high degree of routine: civil servants, accountants, workers in manufacturing, and possibly even teachers.

What do these have in common? They are all representatives of the middle classes. Hence, the pressure upon middle class jobs could turn into a veritable social problem, with increasing inequality, an unaffordable welfare state, or the polarization of society.

There is however a glimpse of hope. Strong opposition by the middle class can slow down the transformation. And if machines turn out to support rather than replace us, productivity gains would once more increase living standards. Troubling enough, this seems very unlikely at the moment.

Fast, flexible, fearless

So, how should you react to this situation? If you do not want to end up in the low paid sector but make it to the top, you better be educated, fast and flexible. The Davos report suggests to specialize in skills that cannot yet be achieved by machines, such as emotional intelligence or data analysis. At any rate, life-long learning will be the key to success in a demanding environment that is quickly spreading across sectors and businesses.

Several companies have already taken inspiration from the futuristic supermarket. McDonald’s for example now offers computers where you can place your order. Consequently, the employee at the cash desk is no longer needed. Yet they have decided to keep the cook who prepares your hamburger for some sentimental reason, perhaps so you can recognize the place as a restaurant and not as a giant vending machine. However, once cost considerations will prevail, he will most certainly get replaced by an automatic hamburger-cooking device as well.

Automation seems like the inevitable lot of our times, and one that does not get the public attention it deserves. The sooner we realize that, the better we will be able to cope with it.

(Versione italiana)

Fosche previsioni sul futuro del lavoro umano.

Come le macchine stanno prendendo il controllo del tuo lavoro e trasformando la società. Le ultime previsioni dal rapporto Davos, emesso in seguito al World Economic Forum di quest’anno.

Immaginate un negozio completamente automatizzato: robot che impacchettano le mele per i clienti, schermi che mostrano tutte le informazioni disponibili per ogni singolo prodotto, e casse self-service –tutto questo è ciò che dovremmo aspettarci, almeno secondo il “Supermercato del Futuro” all’Expo di Milano.

Ma se questo è ciò che definiamo “futuro”, allora il futuro è già arrivato. Le casse automatizzate sono già la regola in tutto il Regno Unito ed hanno cominciato a diffondersi nell’ Europa ovest, come in Francia. I vantaggi sono ovvi: riduzione dei costi di lavoro, una precisione più elevata nei compiti di routine e nessun problema con la normativa del lavoro.

Ciò nonostante, questo ha un costo: si perdono posti di lavoro. Non c’è più bisogno di un cassiere, né di qualcuno che riordini o impacchetti la vostra frutta, né d’interazione umana. Questa tendenza è tutto tranne che nuova. Già da alcuni secoli società industrializzate o in via d’industrializzazione tendono a sostituire il capitale al lavoro ogniqualvolta è economicamente ragionevole farlo, ovvero quando aumenta la produttività.

Ciò ha avuto due effetti: la distruzione di posti di lavoro, così come la creazione di nuovi. Fino ad ora, il “mercato dell’automazione del lavoro” era sembrata una buona idea. L’auto ha reso la carrozza a cavalli un mezzo di trasporto obsoleto ma ha creato un’industria dell’auto innovativa. L’invenzione della televisione ha messo una grande pressione sui cinema ma ci ha portato un tipo interamente nuovo di intrattenimento e occupazione.

Il "Supermercato del futuro".

Il “Supermercato del futuro”.

Quindi, perché dovrebbe importarci l’impetuosa avanzata dell’automatizzazione? La recente pubblicazione del rapporto Davos su “Il futuro del Lavoro” (The Future of Jobs) ha reso i massimi dirigenti leggermente nervosi, usando un eufemismo. Ciò è dovuto alla previsione che la soppressione di posti di lavoro compenserà la creazione di altri, portando ad una perdita netta di cinque milioni di posti di lavoro fino al 2020. Non riguarderà solo i supermercati, ma interi settori come i servizi di contabilità, il settore amministrativo ed edile…

Tuttavia, se questo rapporto ha causato disagio nei vertici operativi politici ed economici, un articolo accademico scritto dagli esperti Frey e Osborne dell’università di Oxford è come l’apocalisse per i sostenitori della stabilità e della pace sociale. L’immagine del futuro di questi settori appare fosca: 47% del mercato del lavoro statunitense potrebbe potenzialmente diventare automatizzato nel giro del prossimo ventennio. In altre parole, un posto di lavoro ogni due potrebbe benissimo essere eseguito da una macchina. Ora è il momento di cominciare a preoccuparsi.

La società automatizzata

Per dare un senso all’articolo, vanno sollevate tre questioni fondamentali. Prima fra tutte, chi colpirà l’ondata di automatizzazione? Seconda questione, quali sono le implicazioni sociali? Terza, come ci si può adattare?

Se la tua professione è molto diversificata, ti puoi considerare fortunato. Per lavori dalla paga modesta come camerieri, assistenti o altre mansioni interpersonali, è poco probabile che tu possa essere rimpiazzato da una macchina. Questo vale anche viceversa nel caso opposto, ovvero per professioni ben pagate e qualificate come avvocati, commercianti o chirurghi. Fino ad ora, la possibilità di rimpiazzare questi lavori è molto bassa. Di conseguenza, le vere vittime di questo processo di automatizzazione si troveranno fra i lavoratori con un alto grado di routine: pubblici impiegati, contabili, operari nella manifattura e forse perfino gli insegnanti.

Che cosa hanno in comune tutti loro? Sono rappresentativi della classe media. Quindi la pressione sulle classe media potrebbe convertirsi in un vero problema sociale, con una crescente disuguaglianza, uno stato sociale insostenibile, o la polarizzazione della società.

C’è tuttavia un barlume di speranza. Un’opposizione forte della classe media può rallentare la trasformazione. E se le macchine si rivelassero degli alleati e non dei nemici che minacciano di rimpiazzarci, l’aumento di produttività andrebbe ad incrementare ancora una volta i nostri standard di vita. Abbastanza preoccupante è il fatto che tutto ciò sembra davvero molto poco probabile al momento.

Veloci, flessibili, arditi

Perciò, come reagire a questa situazione? Se non si vuole finire nel settore lavorativo meno pagato ma aspirare a posizioni più prestigiose, è meglio essere ben istruiti, rapidi e flessibili. Il rapporto Davos suggerisce di specializzarsi in abilità che le macchine non riescano ancora a compiere, come l’intelligenza emotiva o l’analisi dei dati. In qualsiasi caso, un apprendimento continuo sarà la chiave del successo in un ambiente competitivo che si sta diffondendo rapidamente attraverso settori ed affari.

Diverse compagnie hanno già preso ispirazione dal supermercato futuristico. McDonald’s per esempio ora mette a disposizione dei computer dove fare la nostra ordinazione. Di conseguenza, l’impiegato alla cassa sarà presto superfluo. Ma per qualche ragione sentimentale hanno deciso di tenere il cuoco che prepari il tuo hamburger, forse perché così si può ancora associare il posto ad un ristorante e non ad un gigante distributore automatico. Tuttavia, una volta che le considerazioni sui costi prevarranno, anche il cuoco verrà quasi sicuramente sostituito da un dispositivo cuoci-hamburger automatico.

L’automatizzazione sembra il destino della nostra epoca, ed uno che non riceve l’attenzione pubblica che dovrebbe. Prima realizziamo tutto ciò, meglio saremo in grado di gestirlo.

(Traduzione italiana di Giulia Rupi)



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