Recensione – Il Caso Spotlight


SPOTLIGHTIl caso Spotlight. Un film di Thomas McCarthy con Michael Keaton, Rachel McAdams, Mark Ruffalo, Stanley Tucci e Liev Schreiber. 

“Abbiamo due storie qui. Una storia riguardo il clero degenerato e una storia riguardo a un gruppo di avvocati che rigira l’abuso di minori in una miniera d’oro”.

Mancano solo due settimane alla premiazione degli Oscar 2016 e siamo ancora confusi per la scelta dei candidati alla categoria miglior film. Se Revenant ha sicuramente un ottimo potenziale dal punto di vista tecnico e della realizzazione, né la scienza di The Martian, né l’eleganza de Il ponte delle spie, la dolcezza di Brooklyn, la grinta de La grande scommessa e probabilmente nemmeno la follia di Mad Max: Fury Road sembrano essere degli avversari papabili. In attesa di vedere l’ultimo film in lista, Room, abbiamo forse finalmente trovato il nostro avversario.

Boston, 2001. Marty Baron (Liev Schreiber) entra al comando del Boston Globe, giornale di punta di una città che assomiglia più a una cittadina che a una grande metropoli. A Boston quasi tutti sono nati e cresciuti qui, chi ha origini al di fuori della città viene ancora considerato forestiero, la maggior parte delle persone è cattolica e la massima autorità, più che il sindaco, è il Cardinale. Appena entrato suggerisce alla divisione Spotlight, la sezione investigativa del Boston Globe, di iniziare un’inchiesta su abusi su minore da parte di un prete cosa che, in una città come Boston, equivale a mettersi contro la Chiesa stessa. Esplode così il caso spotlight, che da un indagine su un paio di preti pedofili, riesce a portare a galla, in un articolo uscito il 6 gennaio 2002 dal titolo “Church allowed abuse by priest for years” che gli fece vincere un pulitzer, non solo più di 80 preti che abusavano di minori a Boston e che la Chiesa era a conoscenza di ciò e li copriva ma anche, e soprattutto, che anche le istituzioni, la polizia, i direttori delle scuole e tutti coloro che erano a conoscenza di ciò, si voltavano dall’altra parte, nascondendo ciò che succedeva sotto un tappeto.

Spotlight movieCiò che rende Il caso Spotlight un film interessante non è solo la trama, che è sicuramente d’impatto, ma anche il tema del giornale e del giornalismo, approfondendo il tema delle scelte editoriali, del rapporto tra i colleghi, delle priorità nella scelta delle notizie. La battaglia del gruppo Spotlight non è una crociata, ma resta un’inchiesta, con la volontà di portare alla luce fatti rilevanti, ma comunque inserita all’interno del desiderio di avere la notizia per sé. Non ci stupisce perciò se il primo pensiero resta quello di non far avere la storia alla concorrenza o che, subito dopo l’attacco alle torri gemelle, l’inchiesta sugli scandali della chiesa sia passata temporaneamente in secondo piano.

McCarthy non gioca con facili mezzi per ottenere il consenso del pubblico, non punta a creare indignazione più del necessario (non che ci sia bisogno di un aiuto in questo in realtà, i fatti parlano abbastanza da soli), ma racconta la storia in modo lineare, come un film d’altri tempi, mostrandoci sempre i giornalisti e quasi mai le persone nella loro vita quotidiana, poggiando gran parte del film intorno al ritmo serrato dell’ottima sceneggiatura e alla recitazione impeccabile di tutti gli attori che riescono a trascinarci all’interno della storia senza manierismi. Un cast corale di massimo livello che riesce a dare un’ulteriore spinta al film a differenza de “La grande scommessa“, dove il cast sembrava rubarsi la scena senza risultare mai davvero protagonista.

cast spotlightIl caso Spotlight è film interessante, che per molti aspetti ci ricorda l’Argo di Ben Affleck (il che potrebbe essere un vantaggio visto che quello aveva conquistato l’ambita statuetta), e che sicuramente si merita tutte le candidature ricevute fino a questo momento e che potrebbe davvero uscire dal Dolby Theatre con un paio di statuette, in particolare miglior film, miglior montaggio e miglior sceneggiatura originale. Difficile la lotta per la miglior regia dove Alejandro G. IÑàrritu e George Miller sono due ossi duri e ancora più difficile quelle per miglior attore e attrice non protagonista per Mark Ruffalo (che si scontra con Tom Hardy) e quella di Rachel McAdams (capitata in una delle categorie più incerte di quest’anno) nonostante abbiano dato prova, ancora una volta, di essere due attori veramente in gamba e capaci di reggere ruoli molto diversi l’uno dall’altro e di sapersi trasformare.

Restiamo quindi in attesa della premiazione degli 88esimi Academy Awards che si terrà il 28 Febbraio, presentata dall’attore Chris Rock. Qui potete trovare tutte le candidature. Di seguito gli altri film candidati per la categoria di miglior film: Revenant, The Martian, Brooklyn, La grande scommessa, Mad Max: Fury Road, Room.

 

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