Il sound marketing: la nostalgia del suono


Il sound marketing è invenzione rodata, esiste da tempo, ma nei vari e variegati blog di web marketing che seguo nessuno, per quel che ho visto, gli ha prestato l’attenzione che merita. Il suono, infatti, è un potente fomentatore di emozioni, visioni e ricordi e per questo è notevole come strumento di marketing e di comunicazione artistica: vi darà un tocco poetico!

Per sound marketing possiamo intendere 3 forme di comunicazione:

  1. un logo “sonoro”: quello della frase sonora di Mc Donald’s, per intenderci. Tutti lo ricordiamo, lo sappiamo riprodurre e quando lo sentiamo, ad occhi chiusi, sappiamo chi si sta avvicinando!
  2. musica (canzoni famose), suoni o rumori, voci utilizzati negli spot pubblicitari e video promozionali: quando hanno successo entrano nella testa del malcapitato fruitore che, sentendo la canzone alla radio in auto, richiama alla mente la pubblicità, il brand a cui era associata. Ecco un esempio a mio avviso “ben riuscito”:

    E questo è quello che ha conquistato la mia mente e rovinato la vita a chi mi è stato accanto appena la vidi!
    https://www.youtube.com/watch?v=nq_ejcqjtJI
  3. palinsesti, rubriche radiofoniche tenute direttamente da brand, aziende o da chiunque voglia produrre e promuovere propri contenuti attraverso il mezzo sonoro e su canali propri.

Mi concentrerò brevemente sul punto 3.
Ma perché un’azienda (non tutte, si intende) dovrebbe volgere lo sguardo verso un medium vetusto, sì, vivo, ma comunque non il massimo della versatilità per fare marketing e comunicazione? Vi darò 4 ragioni. Poi ve la vedrete con la vostra coscienza.sound marketing

  1. Il mezzo radiofonico, e quindi le sue logiche di fruizione, stanno tornando in auge, registrando un trend di crescita nella fruizione e negli investimenti pubblicitari. Il sodalizio tra radio e web (sì, le webradio) ha grandi potenzialità: in uno scenario di saturazione visiva (video, immagini, testi), il sound marketing può restituire risultati altrettanto importanti e costruire un’immagine (e questo è fuori discussione) assolutamente distintiva e distinguibile, forse addirittura più intima e forte di quella che ci si può creare attraverso lo storytelling sui classici social media.
  2. “Distinguersi” è la nuova parola d’ordine del marketing moderno. Forse non nuovissima, ma senz’altro attuale. E come fare? Nel solito modo? “SEGUITECI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK E INSTAGRAM PER TUTTE LE NOVITÀ!”…”Uh accidenti, il brand X ha aperto una pagina Facebook e account Instagram. Aspetta che gli metto il ‘Like’ e poi ne me dimentico dopo 3 settimane perché i feed di Facebook mi fanno apparire di rado i suoi post.”. E se invece del content marketing sui social ne proponessimo un altro? Magari in simbiosi col classico, attraverso un vostro palinsesto radio (in un vecchio articolo spiego come farlo, grazie a Spreaker) con cui poter creare contenuti personali, valorizzando con più forza un aspetto del brand, una sua caratteristica. La verve informale di un giovane CEO di una giovane startup potrebbe incontrare la vicinanza, l’informalità di cui il brand ha bisogno e di cui il pubblico ha bisogno per fidarsi di lui; tutto questo magari in un’ottica di marketing per il crowdfunding…
  3. Che Facebook abbia di fatto reso più difficile per una pagina il farsi notare è cosa appurata. Come restare in contatto col proprio pubblico e non fargli dimenticare di noi? Piattaforme come Spreaker o iTunes, oltre che essere una importante vetrina per i tuoi podcast, permettono al pubblico di seguire i canali che gli interessano, ricevere notifica email ogni volta che uno di questi trasmette live, fare download e avere sempre sotto controllo nuovi contenuti attraverso i feedRSS. Ogni tua traccia è facilmente condivisibile sui vari social, inseribile e aggiornabile sul tuo sito/blog: un servizio completo. Mi piace poi l’idea che sia più complesso, richieda più tempo realizzare trasmissioni e contenuti di qualità attraverso una webradio: vuol dire produrre meno contenuti, e meno contenuti vuol dire (forse) più attenzione, e più attenzione ai contenuti vuol dire (forse) più qualità di ascolto e di produzione.
  4. Un giorno Armando, batterista dei We Have The Moon e al quinto anno di batteria all’accademia di musica, mi disse mentre la radio passava Californication: “Senti che bello il basso nell’assolo che accompagna la chitarra nel crescendo, e poi “scompare” per un po’, poi ritorna. Che gusto!”. Non sono minimamente riuscito a coglierlo quel maledetto basso. E così pure altri amici con cui ho fatto lo stesso esperimento. Non sappiamo ascoltare. Dobbiamo disintossicarci un pochino dal visivo, chiudere più spesso gli occhi e fare più attenzione ai suoni.

L’udito è uno dei sensi che, se corteggiato nel giusto modo, offre una strada diretta al cuore e alla mente degli uomini, nella memoria e nell’emozione. Non a caso è la musico-terapia che sta ottenendo risultati importanti nelle sale operatorie, come ulteriore anestetizzante, o nell’aiutare le vittime di ictus a recuperare una certa mobilità(1).

Ma il suono non si esaurisce nel sound marketing. Per fare bene il sound marketing serve capire da dove ha origine il suono, il suono della parola e la sua poesia. Ne parlerò nel prossimo articolo. Godetevi questa full immersion!

(1) Fonte: articolo sulla musico-terapia nella rivista Sette (n.52 del 24 Dicembre 2015) del Corriere della Sera

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