Corto Maltese / 2: Sotto il sole di mezzanotte


Sotto il sole di mezzanotteCorto Maltese è di nuovo tra noi. Dopo vent’anni di attesa, orfano del creatore Hugo Pratt ma accompagnato da Juan Dìaz CanalesRubén Pellejero, il marinaio con l’orecchino torna protagonista con l’avventura inedita Sotto il sole di mezzanotte, la trentesima della sua storia e la prima non firmata da Pratt.

Tanto si è detto nell’attesa di questo volume: tra le altre cose, che la narrazione sarebbe ripresa dove Pratt l’aveva lasciata e che gli autori al lavoro sul nuovo Corto Maltese erano Joann Sfar e Christophe Blain.

Niente di tutto questo, o meglio: Sfar e Blain erano effettivamente al lavoro su impulso dell’editore francese Casterman, ma a metà dell’opera si sono dovuti fermare per lasciare spazio al progetto di Canales e Pellejero voluto dagli eredi di Pratt, con tanto di coda polemica tra Sfar e la casa editrice.

La prima tavola dell'operaQuanto all’idea di riprendere il filo della narrazione prattiana, la prospettiva che i nuovi autori completassero La Giovinezza aveva affascinato molti. Il racconto dell’adolescenza di Corto durante la guerra in Manciuria, infatti, aveva dato nuova linfa al mito del marinaio, raccontando tra l’altro il suo primo incontro con Rasputin e lo scrittore Jack London.

Rimasta incompiuta, l’opera avrebbe dovuto svelare gli anni successivi della vita del Maltese (1905-1913), finora noti solo per accenni. Alla fine però la scelta editoriale è stata un’altra, e forse è meglio così: il discusso intervento di Spielberg in Eyes wide shut, del resto, dimostra quanto siano rischiose operazioni del genere.

Scartata questa ipotesi, restava aperta la sfida di mantenere saldo il legame con il passato senza per questo ripetere quanto già proposto da Hugo Pratt. Canales e Pellejero non si sono tirati indietro, proponendo una storia in sintonia con le atmosfere del Maestro, che ne riprende tematiche e stilemi, ma apre a Corto Maltese nuove ed esaltanti prospettive per il futuro.

Corto Maltese e RasputinQuesto è evidente fin dall’introduzione, dove Tristan Garcia imbastisce questa riflessione: «Corto Maltese è nel suo elemento naturale quando le frontiere non sono nette, quando le appartenenze […] si sovrappongono, quando le identità territoriali si fanno sfocate. […] Ora, per una curiosa piroetta della storia, in quest’uomo di ieri ritroviamo l’uomo di domani. Basta guardare la carta geografica[…]: un immenso caos umano in cui le linee di confine non hanno più valore[…]. In un mondo così, Corto Maltese torna a essere una possibilità».

Il tema dei confini attraversa tutta la narrazione, portando Corto da San Francisco a Nome (Alaska) fino a Dawson (Canada), sulle tracce di un vecchio amico. Il Nostro, infatti, ha ricevuto una lettera con cui Jack London, ormai vinto dalla malattia, lo prega di consegnare un messaggio da parte sua a un’attivista contro lo sfruttamento delle donne, sua compagna al tempo della corsa all’oro.

Di fronte alla richiesta di un amico, come di consueto, Corto non si tira indietro e parte per un’avventura che lo porterà su una baleniera di americani che conoscevano suo padre, poi in viaggio tra i ghiacci in “compagnia” di rivoluzionari inuit ed esploratori britannici, ribelli arrivati dall’Irlanda e guardie canadesi, in un meltin’ pot di popoli e culture che costituisce da sempre la forza delle sue storie.

La terza tavola dell'operaQuesti incontri permettono a Canales – in una cornice di frequenti citazioni geografiche e letterarie, come nella miglior tradizione prattiana – di affrontare con schiettezza il tema del razzismo e delle ostilità belliche in corso, pur a grande distanza dagli eventi narrati.

E non solo: la prima visita di Corto Maltese negli Stati Uniti, infatti, dà lo spunto all’autore per una critica neanche troppo velata tanto allo stile di vita di quel Paese quanto all’Esposizione Universale del 1915, in corso proprio in quei giorni a San Francisco, che di quello stile di vita è l’emblema più nitido (e che forse ci ricorda qualcosa di molto attuale).

Corto Maltese è ancora come lo avevamo lasciato: idealista ma profondamente indipendente nella scelta delle sue battaglie, attento ai più deboli ma spietato nei confronti dei loro aguzzini, sensibile ma immune alle cecità dell’amore a senso unico.
Corto Maltese
Il merito più evidente di Canales e Pellejero è quello di riuscire ad attualizzare tutto questo, restituendo un personaggio che rimane un gentiluomo di ventura del secolo scorso ma che riece a parlarci con forza critica e originalità del nostro presente.

Non per questo mancano i riferimenti, tanti e affettuosi, alla lunga storia del marinaio: oltre a Jack London torna in scena Rasputin, anche se solo per un cammeo; sono numerose le citazioni a storie precenti e successive nella vita del personaggio, che spiegano collegamenti e conoscenze prima solo accennati; infine, è da applausi a scena aperta il finale, con una doppia sorpresa che non è il caso di svelare, ma che emoziona senza clamore, con la delicatezza tipica delle storie di Corto.

In tutto questo, alla realizzazione grafica va almeno metà del merito: come spiega Canales nella postfazione, del resto, anche per le tavole vale il principio secondo cui «l’opera di Pratt è lui che l’ha creata e oggi è conclusa. Tutto quello che viene dopo deve emanare “l’atmosfera Pratt”, ma al tempo stesso anche tentare di aggiungere qualcosa di nuovo al suo universo».

La tempestaL’obiettivo può dirsi centrato: disegni, chine e colori realizzati da Pellejero, arricchiti dal nobile formato di stampa (volume cartonato e carta patinata), contribuiscono alla confezione di un’opera esaltante, riuscita in pieno nel difficilissimo compito di soddisfare aspettative enormi da parte di pubblico e critica.

Se tutti i ritorni eccellenti fossero di questo tenore, insomma, ci sarebbe molto da festeggiare in questi tempi di reboot, remake, revival e chi più ne ha più ne metta. Purtroppo non è così, ma intanto resta la soddisfazione per Corto Maltese, un personaggio che merita il massimo da tutti gli autori chiamati a raccogliere l’eredità di Pratt, e che grazie a Canales e Pellejero – possiamo dirlo – è tornato agli antichi splendori.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi