Stroncature – Pompei


Pompei  Locandina italianaPompei

di Paul W. S. Anderson, con Kit Harington, Emily Browning, Kiefer Sutherland, Jared Harris, Carrie-Anne Moss, Jessica Lucas

Le due anime di Pompei sono evidenti già dal trailer: da una parte ci sono le rivalità e le battaglie di un gruppo di gladiatori all’ombra del Vesuvio; dall’altra, una lotta per la sopravvivenza in una città devastata da lava e lapilli. È come se fossero due film in uno.

Entrambi orrendi.

La quasi totale assenza di sangue rende estremamente difficile percepire la drammaticità degli scontri e delle esecuzioni. Non è un dettaglio da poco: nei primi minuti, la madre del protagonista viene uccisa con un fendente da Quinto Attio Corvo (Kiefer Sutherland), ma la scena è talmente asettica da farla sembrare morta a causa dello spostamento d’aria. Stesso discorso per l’arena: nonostante vengano massacrate decine di persone, rimane perfettamente pulita.

Pattine verdi

Nella foto, una possibile spiegazione del fenomeno

L’eruzione del Vesuvio non migliora le cose: la pessima resa della computer grafica, la mancanza di tensione e il comportamento a tratti inspiegabile dei personaggi contribuiscono ad affossare il livello di realismo del film, portandolo a metà strada tra i Teletubbies e Manuela Arcuri premiata con l’Oscar.

Trait d’union, la storia d’amore tra una bella ragazza dell’alta società e un affascinante ma povero giovane, disposto a tutto pur di salvarla dalle grinfie di un perfido e ricco spasimante mentre, intorno a loro, si consuma una delle più grandi tragedie dell’epoca. Un disastro dal quale potrebbero salvarsi tutti e due, ma il loro mezzo di trasporto sfortunatamente non è in grado di reggerli entrambi.

"C'è anche Celine Dion?" "No".

“C’è anche Celine Dion?”
“Stavolta no”.

Pompei è un film deludente persino per la filmografia di Paul W. S. Anderson, già di suo molto poco brillante. Mortal Kombat, la saga di Resident Evil e persino l’imbarazzante I tre moschettieri avevano tutti una regia discutibile, soluzioni narrative prevedibili e trame improbabili, ma potevano vantare personaggi memorabili. Vuoti, stupidi, stereotipati ma con un velo di fascino.

Qui manca persino quello. Colpa, forse, anche degli interpreti: Emily Browning è una classica, banalissima donzella in difficoltà e Kit Harington mette in scena senza troppe modifiche il Jon Snow de Il trono di spade.

Il suo verrebbe essere, probabilmente, un personaggio da spaghetti western: un combattente eccezionale, spaccone, tendenzialmente taciturno e dal passato quasi completamente ignoto. Le sue prime scene a Pompei, in cui mangia in tutta tranquillità circondato dagli avversari, potrebbero essere persino un richiamo ai film di Bruce Lee.

Un personaggio di cui non sappiamo quasi nulla può funzionare in un film d’azione. Ma difficilmente può essere un valido protagonista di una love story appassionante e tragica quale vorrebbe essere questa pellicola. Specialmente se lui e la sua amata interagiscono pochissimo, scambiandosi a malapena una manciata di frasi in tutto il film.

Fosse stato anche in grado di sparare laser dalle dita, non mi sarei sorpreso troppo

Fosse stato anche in grado di sparare laser dalle dita, non mi sarei sorpreso troppo

L’elenco delle assurdità di Pompei è ben lontano dall’essere completo. Tuttavia, una menzione speciale la merita di certo la resistenza fisica del villain. Nel crollo degli spalti dell’arena, durante l’eruzione, Quinto Attio Corvo finisce sotto alcuni pesanti travi, ne viene fuori senza un graffio, uccide un avversario, scappa via, esce illeso dallo schianto della sua biga lanciata a tutta velocità ed è ancora in piena forma per affrontare l’eroe nello scontro finale.

L’Anello di Sauron, al confronto con lui, si taglia con un grissino.

Guardare Pompei è un’esperienza in grado di mettere a dura prova il vostro sopracciglio preferito: ve lo troverete involontariamente inarcato dal primo minuto di film fino ad almeno mezz’ora dopo i titoli di coda.

Se vi piace Game of Thrones, vi chiederete come ha fatto un prodotto per la televisione a sfornare effetti speciali migliori con un budget molto più ridotto: la puntata della Battaglia delle Acque Nere, la più dispendiosa, è costata 8 milioni di dollari. Per realizzare Pompei ne sono serviti 80, ma la differenza qualitativa è abissale.

Se invece doveste pensare a Sherlock, il nome del buon Paul W. S. Anderson vi farà venire in mente qualcosa di leggermente diverso.

“Anderson, non parlare ad alta voce: abbassi il quoziente intellettivo di tutto il quartiere”

“Anderson, non parlare ad alta voce: abbassi il quoziente intellettivo di tutto il quartiere”

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