Humans


Humans. Serie televisiva britannica, distributita da Channel 4 e co-prodotta dalla rete televisiva americana AMC, con Gemma Chan, Colin Morgan, Katherine Parkinson, Tom Goodman-Hill, William Hurt, Ruth Bradley, Emily Berrington.
Il futuro è oggi. Lo avevamo intravisto guardando EX Machina, ma ora ne siamo consapevoli e ci stiamo abituando all’idea. I robot fanno parte della nostra vita quotidiana, non in un mondo futuristico o distopico come quello di Io Robot AI – Artificial Intelligence, ma, molto più similmente a L’uomo Bicentenario o il già citato Ex Machina, nella nostra realtà attuale, fatta di cellulari che bisogna utilizzare avvicinandoli all’orecchio, di televisioni in cui le immagini rimangono all’interno dello schermo, di frigoriferi che necessitano di qualcuno che faccia la spesa e lavori pieni di scartoffie, penne a inchiostro, e blocchi per gli appunti.

Eppure qualcosa è cambiato. Ad aiutarci a cucinare, a spolverare, a gestire la casa non ci sono il Bimby, il Roomba o il Windoro. O, meglio, ci possono anche essere, ma abbiamo a disposizione, come era prevedibile che fosse, una gamma di robot molto più evoluta, i Synth (Persona Synthetic), esteticamente umani ma interiormente macchine, questi robot svolgono mansioni per lo più di servizio: colf, badanti, braccianti, prostitute. A differenziarli, nell’aspetto, dagli esseri umani, la bellezza irreale e gli occhi di un verde brillante simile allo smeraldo e, come ogni robot che si rispetti, anche i Synth rispondono alle Leggi della Robotica di Asimov. Non possono fare del male ad un essere umano, non possono mentire, non possono rifiutare di eseguire un ordine ricevuto da un essere umano e devono proteggere gli esseri umani a costo del proprio benessere.

Niente di nuovo, insomma, ma non lasciatevi ingannare, perché Humans non è la classica storia di fantascienza. Anzitutto Humans è il remake di una serie svedese chiamata Akta Manniskor (semplificato in Real Humans), andata in onda a partire dal 2012, di cui il Regno unito ha comprato i diritti per un remake già nel 2011. Le differenze dalla serie originale sono minime (ad esempio i Synth, nella serie originale, vengono chiamati Hubot, Human Robot) e riguardano per lo più adattamenti degli stili di vita svedesi a quelli anglosassioni.
Il secondo fattore interessante è che siamo ancora alla prima generazione di umani a contatto con i Synth. Se in Io Robot l’avversione del protagonista verso i robot era nata esclusivamente per ragioni personali (è infatti l’unico personaggio ad avere dei dubbi su di loro), Humans riesce, seppur in sole 10 puntate, a delineare egregiamente i differenti stili di pensiero e di atteggiamenti nei confronti dei Synth. C’è chi li accoglie, chi li accetta, chi li tollera, chi non si fida e chi proprio vorrebbe che non esistessero perché teme che possano rubare lavoro agli esseri umani o, a causa della loro estetica così simile a noi, che possano prendere il posto delle persone anche in altri aspetti della vita umana. Ma praticamente tutti, senza distinzioni, li considerano degli oggetti: possono esserci affezionati, esserne attratti, ma restano comunque altro rispetto agli essere umani. I Synth non hanno alcun diritto. E come potrebbero, non hanno coscienza, non hanno alcuna scintilla di vita in loro.

Ma se esistesse un gruppo di Synth che possedesse quella scintilla? E se, facendo un ulteriore passo verso il futuro, si riuscisse a legare così intrinsecamente la natura umana a quella robotica e creare qualcosa che sia entrambe? Se esistessero davvero delle Anomalie? Non causate da un malfunzionamento (come era successo, tra i tanti, ne l’Uomo Bicentenario e in Corto Circuito – ma qui non c’erano grandi complessità nelle relazioni coi robot perché inizialmente Uno era visivamente meccanico e Numero Cinque non era affatto umanoide), ma creati appositamente attraverso un algoritmo che è in grado di creare la vita molto similmente a Humandroid.  Questo cambierebbe tutto. Come sarebbero questi nuovi Synth? Avrebbero un proprio carattere, propri gusti, propri valori? O seguirebbero comunque delle regole? E visto che la scintilla presente in loro è stata creata con un algoritmo, è possibile recuperarlo per dare la Vita ad altri Synth? Ma, ancor più interessante. Come interagirebbero gli esseri umani nei confronti di questo nuovo tipo di Synth e, soprattutto, come reagirebbero i nuovi Synth verso gli essere umani, verso i propri fratelli “vivi” e verso gli altri synth? Scrivendo la recensione de L’Alba del Pianeta delle Scimmie avevo posto una domanda che mai, come ora, sembra perfetta: “Come vi comportereste se foste l’unico essere intelligente della vostra razza e foste consapevoli del modo in cui gli umani trattano i vostri fratelli?“.

Con uno stile talvolta lento, tipico delle serie Inglesi e rafforzato dall’origine svedese, Humans non lascia buchi narrativi, o cose lasciate al caso, e anche quando i dettagli sembrano meno importanti la storia li recupera, dando dimostrazione, ancora una volta, di quanto il vecchio continente abbia alle volte una marcia in più rispetto ai prodotti oltreoceano. I personaggi raccontati sono complessi, sfaccettati, mai stereotipati e spiccano in particolare quelli femminili. Le donne, in Humans, sono personaggi forti, indipendenti, che pur avendo internamente le proprie debolezze le affrontano e hanno le capacità di rimboccarsi le maniche e cavarsela da sole. Ma non bastano solo dei personaggi interessanti per delinearne il successo. E il punto di forza è sicuramente caratterizzato dalla bravura degli attori, in particolare dei Synth, che devono bilanciare la propria interpretazione mostrando la propria anima e nascondendola, distinguendosi non solo dagli esseri umani ma anche dagli altri Synth. Tra tutti gli attori spiccano soprattutto Gemma Chan, che riesce a destreggiarsi tra due anime rendendole credibili entrambe e Ruth Bradley, che riesce a rappresentare in modo incantevole ogni sfaccettatura del proprio personaggio. Ad esse si aggiunge Emily Berrington, che interpreta quello che, a mio avviso, è il personaggio più interessante e completo di tutta la serie.
Humans impone una scelta allo spettatore: schierarsi da una parte o dall’altra. E anche se l’empatia porta inevitabilmente a schierarsi dalla parte dei synth, la razionalità, priva di giudizio, e il realismo con cui è stato costruito il racconto forza lo spettatore a porsi domande scomode e paragoni ancor più scomodi. Non è un caso se in molti hanno notato un’affinità tra i diversi atteggiamenti degli umani verso i synth e quelli delle persone verso gli extra comunitari, e questo pone domande a cui è difficile dare a se stessi una risposta trasparente. E allo stesso tempo, se davvero il futuro è oggi cosa accadrebbe se i diritti e le necessità degli umani e quelle dei synth entrassero (come è inevitabile che sia) in conflitto? Forse, come diceva Cesare in Apes Revolution, la guerra è inevitabile.
Non ci resta che aspettare la già confermata seconda stagione per scoprirlo!

https://www.youtube.com/watch?v=DQp3qJWDQg8

P.S. In occasione dell’uscita Channel 4 ha creato un finto sito internet pubblicitario (http://www.personasynthetics.com/) dove è possibile scoprire di più sui Synth e sulle loro caratteristiche e abilità.

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