¡Somos campeones de América!


Durante la notte – italiana – tra il 4 e il 5 luglio allo stadio National di Santiago de Chile, la Selection cilena ha conquistato la prima Copa América della propria storia.
I padroni di casa hanno giocato un torneo al limite della perfezione, mostrando uno stato di forma costante per tutta la competizione. 
Sospinti dai tantissimi tifosi il Cile ha passato agevolmente la fase a gironi con Bolivia, Ecuador e Messico, poi i quarti con l’Uruguay, le semifinali con il Perù ed infine la finalissima contro l’Argentina ai calci di rigore. Costanza, spirito patriottico – commovente l’inno cantato da tutto lo stadio prima della finale – e voglia di vincere hanno permesso ai cileni di portare a casa quello che da tantissimi anni è sempre stato visto come un miraggio.

Questa Copa América comunque per gli appassionati e gli osservatori ha dato innumerevoli spunti di riflessione: tra tutti la grandissima crisi in cui è incappato il Brasile, l’Argentina che a distanza di quasi un anno dai Mondiali 2014 si blocca proprio alla fine e l’ottimo cammino del Perù e Paraguay.
Quello che fa più clamore comunque sia – oltre come già detto alla vittoria cilena – è la situazione della Nazionale carioca.
Probabilmente è la peggiore selezione brasiliana di tutti i tempi, nessuna delle squadre delle epoche passate ha subito le umiliazioni e le sconfitte ottenute negli ultimi due anni.
Dalla sconfitta per 7 a 1 ai Mondiali contro la Germania alle pessime prestazioni della Copa América 2015 fino all’eliminazione ai quarti di finale contro il Paraguay. 
L’alibi che i brasiliani si potrebbero prendere è il fatto che al massimo campionato mondiale – ai quarti contro la Colombia – si è fatto male il leader indiscusso Neymar e sempre contro i “Cafeteros” in Copa – nella fase a gironi – “O’ Ney” si è fatto squalificare per quattro partite dopo una squallida testata ad un avversario: un trascinatore non deve mai fare queste sciocchezze!
Non basta, mi dispiace, un tempo anche se mancava il giocatore più forte, c’era sempre qualche elemento che subentrava dalla panchina in grado di non far rimpiangere il titolare.
Ci si chiede: cos’è cambiato in questi ultimi anni? Cos’è successo al calcio carioca? Forse i talenti brasiliani oggi vengono spediti quasi subito in Europa a cifre da capogiro troncandogli la crescita calcistica? Comunque sia ancora una risposta sicura a questi interrogativi non si ha, ma chiunque ne abbia si faccia subito avanti!

Capitolo Argentina: cosa si scatena nella testa dei giocatori dell’Albiceleste ad un passo da sollevare il trofeo?
Come in Brasile negli ultimi minuti della finale contro la Germania – quando Mario Gotze castigò la Selection di Sabella – anche in questa Copa América il Chile di Sampaoli ha abbattuto le speranze argentine ai calci di rigore.
Messi per quasi tutta la Copa non è apparso in forma – lo si può giustificare dopo la stagione con il Barcellona da marziano – e non ha aiutato i propri compagni nell’atto finale: è stato un po’ troppo fuori dal gioco e non al centro dell’attenzione agevolando, e non poco, la retroguardia cilena. 
Ci sarà sicuramente modo per ripartire, si può considerare comunque una nazionale in sviluppo quella del Tata Martino, i talenti ci sono e ogni stagione ne esplodono di nuovi.
Vedremo nei prossimi anni se questi pensieri sono giusti o meno e se l’Albiceleste potrà finalmente sollevare qualche importante trofeo.

In ultimo non si può che non fare i complimenti al Perù e al Paraguay che si sono fermate in semifinale contro Cile e Argentina. 
Nella “finalina” i peruviani di mister Ricardo Gareca hanno avuto la meglio imponendosi per 2 a 0.
Per la seconda Copa América consecutiva il Perù si è piazzato sul gradino più basso del podio partendo non certo da favorita.
Complimenti davvero anche al Paraguay che però in semifinale si è fatto proprio annientare dall’Argentina (6 a 1).

Arrivederci e grazie Copa América, ci hai fatto divertire e tenere svegli la notte.
Il calcio sudamericano che piaccia o no, risulta comunque sempre molto spettacolare e divertente da vedere.
Ora aspettiamo il 2019 per la prossima ma in questi quattro anni ci aspettiamo tantissimi cambiamenti e rivoluzioni.
¡Hasta pronto hombres!   

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