Recensioni – Il racconto dei racconti


Locandina del film: " il racconto dei racconti" di Matteo GarroneIl racconto dei racconti 

di Matteo Garrone, con Salma Hayek, Christian Lees, Jonah Lees, John C. Reilly, Vincent Cassel , Toby Jones, Massimo Ceccherini, Alba Rohrwacher

In un seicento fiabesco e misterioso, le storie di tre sovrani si intrecciano per una attimo appena, per proseguire  poi in parallelo, tingendosi di incanti oscuri quanto i desideri del cuore. L’austera regina di Selvascura (Salma Hayek) ricorre all’aiuto di un negromante per avere il figlio tanto desiderato. Il re di Altomonte (Toby Jones)indice un torneo per dare in sposa la figlia, con l’arrogante certezza di aver ideato una prova insuperabile.  Infine il lussurioso re di Roccaforte (Vincent Cassel) perde la testa per la voce di una donna che non ha mai visto in volto…

Il nuovo film di Matteo Garrone andrebbe applaudito (e non con la freddezza riservatagli dalla stampa a Cannes ) già solo per la scelta del genere: il gusto per il fantasy e l’horror de Il racconto dei racconti segna uno stacco piuttosto netto con le “solite tematiche” del cinema italiano ed apre ad una narrativa di più ampio respiro, europea ed internazionale. Il regista di Gomorra riesce a fare questo senza snaturare la sua arte né perdere di vista l’italianità. Nonostante il film sia stato girato in inglese con attori ” hollywoodiani”, nonostante  le musiche di Alexandre Desplat (neo- premio Oscar per The Grand Budapest Hotel), il cuore pulsante della storia rimane la materia letteraria nostrana, quel Lo cunto de li cunti o Pentamerone del napoletano Gianbattista Basile:  “cinque giornate” di racconti che richiamano Boccaccio, ma fuggono la borghesia per ricadere nel fiabesco e nel popolare.

I richiami cinematografici e non dell’opera di Garrone sono molteplici, o forse uno solo: la fiaba antica e crudele, priva di qualunque buonismo disneyano. Dimenticatevi il romantico Cenerentola,  le incarnazioni dark di Johnny Depp e anche Into The Woods.  Il racconto dei racconti è più vicino alle atmosfere originali dei fratelli Grimm, come uno Stardust privato dell’allegria e del gusto moderno per il lieto fine: tutto è incredibilmente serio, l’elemento magico è horror e orrore, i desideri condannano gli uomini. 

Si tratta di una fiaba per adulti quindi, come nelle intenzioni di Basile: la storia come scusa per una lezione morale. E tuttavia nell’adattamento di Garrone, la pedagogia scompare e la metafora contemporanea fatica ad emergere: vincono soprattutto l’incanto e l’ossessione. E l’incanto è costruito con poca computer grafica (utilizzata soprattutto nei ritocchi) e  molto lavoro sulle ambientazioni e sui costumi: una scelta “nostalgica” ed in un certo senso molto italiana. La fotografia di Peter Suschitizky costruisce scenari monumentali, fatti per stupire e suscitare inquietudine.

Tuttavia nel tentativo di dare un senso di magnificenza, Garrone appensantisce la narrazione e fa scelte di regia non sempre azzeccate. Il film dura poco più di due ore ma sembrano di più: in proporzione, costa meno fatica la visione di una maratona de Lo Hobbit.  Certo, Il racconto dei racconti è una pellicola d’autore e non un blockbuster, per cui non ci si può aspettare che sia un intrattenimento facile. E tuttavia al lavoro di Garrone manca  l’elemento emotivo che coinvolga e trascini per davvero lo spettatore nelle vicende: si ” guarda ” molto, ma si “sente” meno di quello che si dovrebbe.

Il risultato complessivo è un carnevale barocco ma ben costruito ed organico, fatto di dettagli e immaginazione, sensuale a momenti, divertente in altri. E tuttavia come un carnevale tradizionale  Il racconto dei racconti non sovverte l’ordine costituito: l’impressione è quella di una breve deviazione, poi tutto tornerà come prima.

Forse anche per questo occorre affrettarsi al cinema. Da vedere.

 

 

 

 

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