Recensioni – Hunger Games: Il Canto della Rivolta (parte 1)


Locandina: Hunger Games- Il canto della rivoltaHunger Games: Il Canto della Rivolta( parte 1)

di Francis Lawrence, con Jennifer Lawrense, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Phillip Seymour Hoffman

I 75esimi Hunger Games sono stati interrotti: la Resistenza ha prelevato Katniss, ferita ed incosciente, e l’ha portata via dall’arena. L’eroina di Panem si risveglia nientemeno che al Distretto 13, che credeva distrutto: qui incontra la leader della ribellione contro Capitol City, Alma Coin(Julianne Moore), che le chiede aiuto. Katniss  diventa così un simbolo mediatico della resistenza, mentre Peeta, prigioniero delle forze presidenziali, è costretto a prestare il suo volto per sostenere Snow…

L’attesissimo terzo capitolo della saga tratta dai libri di Suzanne Collins non tradisce le aspettative, sia in positivo che in negativo. Nulla da eccepire sul piano tecnico, mentre il cast, arrichito da numerose new entry, è degno delle grandi produzioni hollywoodiane. Bravi (neanche a dirlo) i soliti Jennifer Lawrence e Josh Hutcherson, affiancati dai” maestri” Moore e Sutherland e dal compianto Seymour Hoffman: meno bravo Liam Hemsworth, la cui mancanza di espressività comincia a pesare sul suo Gale Hawtorne.

Hunger Games: Il canto della rivolta conserva l’anima di blockbuster atipico, dove accanto all’azione e all’intrattenimento trova spazio la riflessione sui media ed il loro rapporto con l’autorità. In questo terzo capitolo Katniss si confronta con il potere ” buono” di Alma Coin/Julianne Moore che, seppur opposto a quello di Snow, si muove con dinamiche non dissimili dalle forze di Capitol City.  Il terreno della guerra civile è in primo luogo nell’animo delle persone: se e per chi sono disposte a combattere, se e cosa infiammerà i loro cuori, quali sofferenze li costringeranno a retrocedere. Per servire la causa Katniss si trova a dover presentare non se stessa, ma un’idea di sè e a diventare un simbolo, come già era accaduto durante gli Hunger Games: il suo contraltare è Peeta, costretto suo malgrado a diventare la pedina delle ” mosse e contromosse” televisive di Snow.

Tuttavia, nonostante gli spunti interessanti, Hunger Games – Il canto della rivolta non ha l’energia dei primi due film: la pellicola intera soffre della scelta di dividere il terzo capitolo della storia in due parti. Il ritmo è discontinuo, lento nella parte centrale e concitato nel finale (sospeso) e qua e là il film naufraga in tempi morti e riempitivi stiracchiati.

Sarebbe bastato un film solo: ma la logica che c’è dietro a questo tipo di scelte esula totalmente da un discorso di qualità per concentrarsi esclusivamente sulla necessità di far ” ritornare” gli spettatori al cinema più volte possibili. In quest’ottica  è naturale spremere una storia fino all’osso, in una maniera un quasi vampiresca (dov’è Buffy, quando serve?).  Più le vittime sono illustri, più, come spettatori, ci troviamo costretti ad arrenderci: e così rimaniamo(mestamente) in attesa del quarto capitolo di Hunger Games e della terza parte (!!!) de Lo Hobbit. 

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