Sine qua non, il bestiario morale di Marcel Ruijters


Sine qua nonCosa succederebbe se un dipinto di Hieronymus Bosch prendesse vita, trasformandosi in un fumetto? Deve aver pensato questo l’artista olandese Marcel Ruijters, quando nel 2005 ha deciso di creare Sine qua non.

Perché la prima impressione che si ricava scorrendo le pagine quasi mute di questo particolarissimo libro è proprio quella del guazzabuglio caotico, del calderone animato di raffigurazioni morali e religiose che ha reso celebri i trittici del pittore olandese.

Come in un frullatore onirico, le suggestioni provenienti dai dipinti di Bosch e dalle incisioni medievali si mescolano allo stile figurativo tipico del fumetto underground, da Robert Crumb a Charles Burns, passando per Art Spiegelman. Questa impressione si ricava soprattutto dal bianco e nero denso e marcato delle pagine di Sine qua non, che privilegia di volta in volta il chiarore della luce o l’oscurità delle tenebre.

Lo spazio delle tavole, peraltro di piccole dimensioni, è suddiviso in maniera tradizionale in vignette rettangolari, mai più di quattro per pagina: un ordine preciso che contrasta nettamente con il contenuto dinamico delle illustrazioni, che sembra voler occupare ogni millimetro a disposizione entro i confini severi delle vignette.

InfernoCon queste immagini così particolari, che nella torsione innaturale delle figure trovano la loro cifra stilistica, Ruijters racconta una serie di storie altrettanto particolari, ispirate alle superstizioni medievali e «all’evoluzione costante dei principi religiosi», come scrive l’autore sulla sua pagina web.

Il tutto in una cornice umoristica e irriverente, con protagoniste un gruppo di suore alle prese con le creature più strane mai uscite da un bestiario medievale. Come se non bastasse, le rare esclamazioni e didascalie presenti nel fumetto sono in latino, e somigliano a fogli di pergamena più che ai classici balloon del fumetto contemporaneo.

Sine qua non parte dunque da un recupero, ironico ma affascinato, del bagaglio di stili e credenze dalla religione medievale, tanto nell’iconografia quanto nei contenuti. Scelta dovuta probabilmente alla formazione di Ruijters all’Accademia dell’Arte di Maastricht prima dell’approdo al mondo delle riviste underground, ma anche alla passione per la letteratura fantastica medievale dimostrata dalla sua versione a fumetti dell’Inferno di Dante.

Ecco quindi che la protagonista del primo racconto di Sine qua non, intitolato Stigmata, dopo essere stata espulsa dal monastero è costretta ad affrontare la natura e le strane creature che popolano il bosco, finendo per trasformarsi in una sorta di ninfa libera e selvaggia, in contrapposizione alla clausura delle consorelle di un tempo.

StigmataAnathema, il secondo racconto, è dedicato invece alla morte come inevitabile fine di tutte le cose, con la scoperta di una vita dopo il trapasso molto diversa da quella prospettata dalla teologia cristiana.

Segue un breve interludio dedicato con la massima ironia al conflitto tra la confessione cattolica e quella protestante: la Riforma di Martin Luther, tra l’altro, avrebbe preso il via l’anno dopo la morte di Bosch, che con le sue opere aveva sottolineato a più riprese le contraddizioni presenti nella morale cristiana dell’epoca.

La narrazione prosegue con Machina Mundana, allegoria della punizione che Dio riserva a chi pensa di poter disporre della sua creazione per le proprie finalità. Il capitolo successivo, Conversio, è dedicato invece all’educazione religiosa di un gruppo di giovani suore, che in assenza della madre superiora imboccano la via di una falsa fede: il vitello d’oro di Aronne diventa, nel racconto di Ruijters, un pesce alato che suscita lo stupore e la curiosità delle protagoniste.

Con il sesto racconto, Machina Serpentium, l’inventiva diventa l’unica arma a disposizione delle suore per difendere il loro monastero, assediato dai selvaggi homo ferus. Il primo assalto viene respinto lanciando agli assalitori un paio di boxer da indossare, chiara allusione alla censura dell’arte stabilita dal Concilio di Trento, all’avvio della Controriforma.

ConversioMa per vincere definitivamente la battaglia, le suore devono ideare una vera e propria “macchina infernale”: costruiscono infatti una fortezza mobile che permette loro di sconfiggere gli homo ferus, ricorrendo però all’uso di un serpente per alimentarne il meccanismo. Come a dire che la tecnologia è possibile solo ricorrendo agli strumenti del Maligno – ma questo non impedisce di cantarne le lodi se viene utilizzata per difendere la gloria di Dio.

Nel Bestiarium vengono invece presentate le più bizzarre creature della superstizione medievale – largamente presenti nell’opera di Ruijters – con un divertito riferimento alla teoria evoluzionistica di Charles Darwin e alla fine ingrata che fanno due suore che provano a sostenere le stesse posizioni.

L’ultimo capitolo è dedicato all’Homo Ferus, al suo singolare percorso evolutivo e al modo in cui questo si inserisce nell’eterna circolarità che contraddistingue il destino dell’uomo. In appendice un glossario dei termini comparsi nel racconto, sostanzialmente superfluo per chi mastichi un po’ di latino anche solo a livello scolastico.

Pubblicato da Editions de l’An 2 in Francia e da Q Press in Italia, dove Ruijters è stato anche ospite di Lucca Comics & Games nel 2012, Sine qua non ha attraversato l’oceano grazie all’editore indipendente Top Shelf. Un successo non indifferente di pubblico oltre che di critica, se si considera la particolarità dell’opera – sostanzialmente una raccolta di operette morali a fumetti in chiave umoristica. Di certo, nell’insolita estate 2014, non la solita lettura da ombrellone!

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