Boris – Un'altra televisione è possibile


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Ci sono voluti dodici episodi di SeriaMente per arrivare a parlare di una serie televisiva italiana.

Un caso? Forse no.

Certo, sappiamo tutti come la tv nostrana non sia davvero rappresentata solo da Un medico in famigliaI Cesaroni e dalle decine di fiction biografiche con Beppe Fiorello; è innegabile, tuttavia, una tendenza generale delle produzioni italiane alla creazione di prodotti a basso costo, con sceneggiature pigre, luci soffuse quanto quelle del Maracanà, scelte registiche da soap opera brasiliana e una recitazione in grado di far sembrare una qualsiasi compagnia di teatro parrocchiale il cast di American Hustle.

Uno dei co-sceneggiatori di "Rex", dopo il licenziamento

Uno dei co-sceneggiatori di “Rex”, dopo il licenziamento

Bisogna ammettere che qualche tentativo di rompere con un passato imbarazzante – costellato di serie come Carabinieri, Capri e L’onore e il rispettoè stato fatto. Non solo nei serial prodotti da Sky (Romanzo criminale, Gomorra, Quo vadis, baby?) ma persino nella tv generalista: per fare un esempio, la diciassettesima stagione di Rex – edizione made in Italy del celebre telefilm sull’ancora più celebre cane poliziotto austriaco – segna un notevole passo avanti sul piano della regia, della fotografia e (in parte) della stesura della trama. Alla base di questa svolta, l’intuizione di far dirigere l’intera serie ai Manetti Bros e la decisione di smettere di far scrivere le sceneggiature al pastore tedesco.

Ad ogni modo, in virtù del principio secondo il quale “dal letame nascono i fior”, lo stato ancora comatoso della televisione italiana ha avuto il non trascurabile merito di far sbocciare Boris, la serie di cui parliamo oggi.

Narrata idealmente dal punto di vista dello stagista Alessandro, Boris racconta i dietro le quinte di una fiction fittizia, Gli occhi del cuore 2, un iperconcentrato del peggio della tv italiana, di quelle in cui persino le comparsate dei grandi attori devono necessariamente adeguarsi ai bassi standard recitativi del resto del cast. Sarà l’inizio di un viaggio surreale e spassoso, tra ingerenze della produzione, attori di bassa lega arroganti, capricciosi e raccomandatissimi, registi falliti, direttori della fotografia svogliati e sceneggiatori incapaci, tutti perfettamente consapevoli di offrire agli spettatori un prodotto scadente, ma intenzionati comunque a portarlo avanti.

A voler cercare un difetto in questa geniale, divertentissima serie, si può forse dire che le prime due puntate soffrano un po’ troppo la necessità di introdurre i vari personaggi. Dal terzo episodio in poi, però, la satira cresce progressivamente di spessore, e con essa la godibilità complessiva dell’intero prodotto, impreziosito dalle azzeccatissime scelte di casting. Il punto forte di Boris sono proprio i personaggi: molto ben caratterizzati, spaziano da quelli decisamente credibili ed umani a quelli volutamente caricaturali e sopra le righe; punta di diamante, un immenso Francesco Pannofino nei panni di René Ferretti, regista di talento declassato alla direzione di fiction-spazzatura.

Nelle sue tre stagioni, Boris ha visto la partecipazione di moltissime guest star, come Roberto Herlitzka, Sergio Fiorentini, Laura Morante, Valerio Mastrandrea, Giorgio Tirabassi, Corrado Guzzanti e persino il premio Oscar Paolo Sorrentino, tutti in grado di alzare ulteriormente un livello qualitativo già altissimo.

Dopo il grande successo televisivo, la creatura partorita dalla mente di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo tocca il suo apice nel 2011: esce nelle sale cinematografiche Boris – Il film, una pellicola capace di portare avanti con coerenza lo spirito e la critica espressa dalla serie, focalizzando la sua tipica narrativa concentrica in un film che parla della realizzazione di un film.

Vi state chiedendo quale sia il genere cinematografico preso di mira questa volta?

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Che domande.

4 Comments

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  1. Luca Rasponi

    In forma come sempre Marco 😉
    Bella recensione di una gran bella serie, ho riso da matti per il riferimento finale alle premiata ditta Boldi/De Sica! 😀

  2. Marco Frongia

    Grazie, Luca!
    Credo che il riferimento a Boldi&De Sica sarà il massimo che concederò ai cinepanettoni nei miei contributi a Discorsivo: non ho nessunissima intenzione di guardare (o, peggio ancora, riguardare) uno dei loro film, e dubito di cambiare idea facilmente!!! 😀
    Lo confesso: avrei voluto parlare di più di Stanis/Pietro Sermonti, ma più che un articolo di 3000 caratteri meriterebbe una monografia di qualche centinaio di pagine solo per lui! Sennò è una cosa troppo italiana…

  3. Fabio Pirola

    Stanis Larochelle è straordinario… per non parlare dei tormentoni del direttore della fotografia Duccio, “apri tutto”, “smarmella”… ecco ora mi tocca riguardarmi tutta la serie, effetto nostalgia avviato 🙂

    • Marco Frongia

      Anche io la sto riguardando! Oltretutto, a farmi pensare a Boris ci ha pensato un film tedesco visto per caso qui dia suoceri, in Germania (“Tango di mezza estate”). Pieno, pieno, pieno di gente che resta basita, soluzioni di sceneggiatura atroci, fotografia smarmellatissima e con la memorabile interpretazione della versione sassone di Corinna.
      In ogni scena, mi sembrava di sentire René urlare “eeee… stoop! OOOTTIMAA!!! …cagna maledetta…”.

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