The Walking Dead: Finale di stagione


Locandina puntata 4x16 The walkingdeadThe Walking Dead: Finale di stagione
[Spoilers] La penultima puntata della quarta stagione di The Walking Dead si è conclusa con un inaspettato primo sguardo a Terminus, il “santuario” tanto agognato dai protagonisti. Sembra vicinissimo il momento in cui “molte strade collideranno”, come aveva anticipato il “papà” della serie, Robert Kirkman.  La “collisione” difficilmente sarà pacifica: un conflitto tra il gruppo in cui Daryl (suo malgrado)si trova  e quello di Rick sembra inevitabile. Ma cosa accadrà a Carl, che nel fumetto subiva addirittura un tentativo di violenza sessuale? Sarà questa la “brutalità” anticipata ancora da Kirkman?
Gli appassionati del fumetto aspettano i “Cacciatori” e la loro predilezione per la carne umana: dall’apparizione del volto materno ma inquietante di Mary, in molti danno Beth già morta. Le probabilità sono alte, anche se contornate da un poco di speranza: in un’intervista a MyFoxNY, l’attrice Emily Kinney ha dichiarato di avere “un poco di pausa prima di iniziare a girare di nuovo”
Dunque, se fosse qualcun altro a morire? Il primo sulla lista nera è Glenn, che proprio durante la puntata 4×15 si è riunito con l’amata Maggie (la giovane brucia la foto del ragazzo, perchè da quel momento ” staranno sempre insieme”. Se fossimo in una telenovela, sarebbe più che un indizio…). Potrebbe però essere chiunque: gli autori di The Walking Dead sanno essere davvero spietatiquando vogliono.
Il cliffhanger di fine stagione è inevitabile: quale sarà l’impatto dei nuovi personaggi? Gareth in particolare, ci incuriosisce: a quale personaggio/i del fumetto corrisponde?. Che si tratti del capo dei cacciatori?  Lo vediamo nel primo dei due promo dell’ultima puntata, mentre fronteggia Rick e Carl:
https://www.youtube.com/watch?v=d_r4KLLTwkA
https://www.youtube.com/watch?v=kLLMx1YzUpc
[Fine Spoilers] Rimaniamo  in attesa quindi, per il finale di una stagione che, complice e l’assenza della mano sapiente dello showrunner Glen Mazzara,  ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. E non è la prima volta: The Walking Dead si può amare ed odiare allo stesso tempo. La serie, nata nel 2010 è senza dubbio un lavoro di qualità, anni luce distante dalla mediocrità ( O assurdità) di alcuni prodotti della  contemporanea zombie – mania.
La sua  forza sta nella materia prima a cui la trama attinge: l’omonimo fumetto di Robert Kirkman, di cui abbiamo parlato nella rubrica dedicata al mondo dei Comics.  La serie tv differisce dalla versione cartacea nello sviluppo della storia e per alcuni personaggi, ma mantiene  l’attenzione per l’umanità delle vicende. Il tema centrale di The Walking Dead infatti non è l’apocalisse zombie in sè, ma il modo in cui le persone reagiscono a quest’ultima. In un mondo diventato di colpo inospitale, c’è chi lotta per mantenere la propria umanità e c’è chi si abbandona a brutalità e crudeltà, trasformandosi in un mostro. O in Governatore, fate voi.
Molto del meglio di The Walking Dead si è visto nella prima stagione, sotto la guida di Frank Darabont:  c’era un ritmo accettabile, una buona dose di sangue e paura,personaggi che morivano come mosche(al punto da rivaleggiare con il cattivissimo Trono di Spade), ed un gruppo di personaggi che lentamente svelava il proprio carattere.
Le pecche non hanno però tardato a farsi sentire già dall’inizio: a tratti The Walking Dead rallenta e sprofonda in paludosissimi punti morti. La piaga più pericolosa è la lentezza: lunghi, interminabili periodi di immobilità e momenti di  introspezione mal dosata rischiano di far perdere la pazienza ai fan. In questo contesto, la scelta di girare una quarta stagione di 16 puntate, contro le 13 della terza (e le 10 della prima) non si può certo definire felice: soprattutto se a momenti di alta televisione come l’episodio 4×14 “Il bosco” si fanno seguire puntate decisamente mediocri, come la 4×15 ” Noi”..
La noia si accompagna alla frustrazione per l’inettitudine ingiustificata di alcuni personaggi: Lori Grimes è stata odiata quanto Re Joffrey senza aver fatto decapitare nessuno. Non a caso i più amati sono quelli che abbiamo visto agire per il bene, senza che dovessimo per forza sapere perchè lo facevano. Sono altrettanti fastidiosi i cambiamenti repentini di alcuni protagonisti: perchè spendere energie per definire personaggi credibili ed appassionanti, per poi rovinarli con bruschi cambi di personalità al limite della sanità mentale? Di nuovo, quelli che si salvano da questo trattamento sono quelli che più a lungo rimangono nel cuore degli spettatori.
Quindi, tutti pronti con la maglietta“ Stay in the house Carl” per scoprire cosa mai significa la”A” che dà il titolo all’ultima puntata e se varrà la pena di seguire anche la quinta stagione. Immagine maglietta " Stay in the house carl"
Buona visione!

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