Per l’ Italia, la via Allegri


C’ era da aspettarselo. In fondo, quello del giornalismo (in particolare quello sportivo) resta pur sempre un mondo prevedibile, con situazioni e meccanismi che si finiscono per venire reiterati, anche più volte. Paradossale, per quella che dovrebbe essere la natura della professione.
Usciamo dal generale ed entriamo nello specifico: in mancanza di temi che potessero tenere il pubblico sintonizzato in modo continuativo (tanto sui giornali quanto su tv e internet), nelle due settimane iniziali di settembre il sistema del giornalismo sportivo italiano si è concentrato su quale sarà il futuro di Cesare Prandelli. In corrispondenza della pausa per le nazionali si è cominciato a proporre ipotesi su quelle che sono le sue intenzioni circa il restare o meno alla guida degli azzurri. Il tutto quando di queste si è certi da almeno un paio d’ anni.

Il ct infatti non ha mai fatto mistero di sentire la mancanza del lavoro quotidiano in una squadra di club: addirittura, nel numero di Aprile del Guerin Sportivo di quest’ anno, in un’ intervista auspicava di avere la possibilità di allenare una grande squadra e di poter vincere qualcosa di importante, una volta terminata l’ avventura con la Nazionale. I segnali insomma c’ erano tutti, e viene il sospetto che tutto il sorgere di ipotesi di cui abbiamo scritto qualche riga sopra, altro non fosse che un tentativo di ottenere qualche copia venduta o qualche contatto in più da parte del sistema mediatico.
Poi non si può mai dire, e può succedere davvero che Prandelli decida di restare altri due anni alla guida dell’ Italia. Al momento, però, questa ipotesi ci sembra molto lontana dal concretizzarsi.
Naturalmente, chi come noi sosteneva che dopo il Mondiale cambieremo guida tecnica ha subito cominciato a proporre nomi: Allegri, Zaccheroni (che era in scadenza nel 2014 con il Giappone), Pioli, Mancini, Spalletti, persino Cannavaro, fino a Capello, che qualcuno ha detto aspirare al trono di Coverciano malgrado lui abbia chiarito che non è così. Insomma, un fioccare di nomi spesi per riempire l’ aria, o le righe dei giornali.

Per individuare un candidato accettabile è sufficiente infatti tenere conto di tre fattori: esso deve avere esperienza internazionale, un cachet non esorbitante e possibilmente essere libero da vincoli contrattuali. Pioli e Cannavaro non corrispondono al primo, Mancini, Spalletti e Capello al secondo e Zaccheroni lascerebbe molti dubbi malgrado la sponsorizzazione di Sacchi, molto ascoltato nel suo ruolo di Coordinatore delle Nazionali Giovanili. Resta Allegri, che in effetti è il candidato più simile all’ identikit: ha l’ esperienza internazionale grazie ai quattro anni sulla panchina del Milan, non pretenderebbe un ingaggio elevato, e dal 2014, salvo sorprese, sarà libero. Per la panchina dei rossoneri, infatti, circolano due voci: la promozione di Inzaghi dalla Primavera o l’ ingaggio proprio di Prandelli, in quello che sarebbe un buffo scambio di indirizzi tra Allegri e l’ attuale commissario tecnico. In più, conoscerebbe molte nuove leve (De Sciglio, Poli, Balotelli, El Shaarawy, più gli esperti Abate e Montolivo) avendoli già avuti alle sue dipendenze a Milanello.

Per il resto, il panorama dei tecnici non prevede altri nomi davvero di livello come quello di Allegri. Gli unici che davvero ci sentiremmo di prendere in considerazione sono quelli di Mazzarri, se si rivelasse vera la voce che Thoir vorrebbe Brian Laudrup per l’ Inter l’ anno prossimo, e Ventura, in scadenza a giugno e uomo di grande esperienza, oltre che fautore di un calcio propositivo. Il tecnico genovese sarebbe l’ ideale proseguimento del progetto avviato da Prandelli, anche se non ha mai avuto occasione di calcare palcoscenici internazionali. Più defilato Reja, che ha maggiore conoscenza del calcio fuori dai nostri confini, anche se pare più defilato.

ILo sappiamo, così facendo nello stucchevole giochino del toto- ct ci siamo messi anche noi. È un peccato di cui chiediamo scusa, anche se abbiamo cercato di farlo nel modo più logico e razionale possibile. Qualunque sia il futuro, comunque, c’ è da augurarsi che la guida della Nazionale sia affidata a una persona saggia e di equilibrio (puntina velenosa: magari senza Codice Etico Che è Etico Fino A Un Certo Punto). Il clima esasperato e costantemente polemico del campionato rende la maglia azzurra l’ unica isola felice del nostro calcio. Lì non intervengono procuratori maneggioni, presidenti dietrologi, allenatori che vendono fumo per arrosto e giocatori scaricabarile. La Nazionale è l’ unico stendardo calcistico che rappresenta tutte le diverse bandiere – campane, e l’ unica istituzione che ora come ora davvero funziona nel nostro Paese. Se non vogliamo bruciare nel fuoco delle nostre stesse polemiche, dobbiamo amare l’ azzurro e stare allegri. In tutti i sensi. 

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