È tutta colpa dei nostri politici.


È tutta colpa dei nostri politici se l’Italia è entrata in crisi.

Se la gente si suicida, dimentica i figli in macchina; se ogni giorno e mezzo una donna viene uccisa; se ci si picchia per un parcheggio; se ci si abbaia in faccia come cani rabbiosi che si sentono minacciati l’uno dall’altro. La colpa è sempre dei nostri politici. Anche il cancro, l’anoressia, le separazioni, le cattiverie quotidiane sono causate dalla politica. La colpa non può che essere di chi ci governa se evadiamo le tasse, se non ci impegnano, se non ci piacciono le responsabilità, se ci comportiamo da bulletti e bullette che provano gusto a minacciare e schernire i ragazzini delle classi inferiori e chi ha gusti sessuali diversi. Fino a spingerli al suicidio.
Se abbiamo l’animo imbarbarito, e se proprio come barbari oggi ci comportiamo, la colpa è solo loro. Per questo i raptus e gli scatti d’ira fanno parte della ruotine italiana, tanto da non sconcertare più nessuno. Tanto da fare della brutalità un virus che si diffonde così rapidamente da non aver voglia né di prevenire, né di aiutare gli altri a salvarsi. Altrimenti non si spiegherebbe l’indifferenza di fronte ad un corpo spirato al mare. O all’immobilità davanti ad uno sconosciuto che prende a picconate altrettanti sconosciuti. Sono sconosciuti appunto. Continuiamo a tirarci la palla per giocare, oppure torniamo a casa senza avvertire nessuno: qualcun’ altro ci penserà. Poi, visto che non sappiamo comunicare tra di noi, proprio come i barbari con i saputelli Greci, almeno abbiamo imparato ad usare l’aggressività per ottenere quello che vogliamo, in particolare quei fastidiosi mal di stomaco. In fin dei conti, chi ti rispetta se sei mite e gentile? Come fai a farti strada nella vita se non sbraiti? Ma soprattutto: come fai ad apparire migliore, più forte, se non sminuisci gli altri? Passo la domanda a Grillo, Berlusconi & Co: sono sicura che troverebbero una risposta unanime, almeno per una volta.

Un’altra domanda, invece, porgo a noi.  Come mai continuiamo ad incolpare solo la classe politica se l’Italia va a pezzi, quando siamo tutti gravemente ammalati e colpevoli? La nostra patologia si chiama strafottenza. Per questo siamo un popolo senza nazione e soprattutto senza società. Figli di un’Italia, senza Italiani ancora, dove chi governa riesce a fare quello che ha fatto. Vogliamo fare una vera rivoluzione? Allora troviamo il coraggio di puntarlo verso di noi quel dito. Di crescere. Perché se vogliamo salvarlo il nostro Paese dobbiamo ripartire da noi. Abbandonando la via velenosa e barbara dall’aggressività che porta ad ucciderci gli uni con gli altri; per  incamminarci invece su quella della gentilezza. Ecco come si esce dalla crisi: insieme. Perché c’è un bene più grande del io e del tu: il noi. Ed è proprio il perseguimento di quel noi a fare di un semplice popolo una società e di noi popolo gli Italiani. Consapevoli che il destino di tutti è nelle mani di ciascuno. 

7 Comments

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  1. alessia

    Forse è anche questa una sorta di rivoluzione o di sfida ..ma al di ladelle belle parole quanto attuabile nell individualità dei nostri tempi ? Potrebbe essere la proposta per una nuova politica ?

  2. Samanta Costantini

    Ciao Alessia. Io credo sia molto attuabile da parte di ognuno di noi, ma bisogna prenderne consapevolezza. Perché è molto meno faticoso farsi trascinare dalla corrente, che nuotare contro. Non sono solo belle parole, ci sono tantissime persone che già percorrono la vita in un’altra maniera: priva di aggressività e lamentele inutili. A dispetto della maggior parte di noi, ancora troppo incoscienti del fatto che le nostre parole, i nostri gesti, ci influenzano gli uni con gli altri continuamente. E proprio per questo è necessario partire da noi e ricostruire un Paese improntato sulla società, piuttosto che sull’individuo. Allora anche la politica ci verrà dietro, e così, per esempio, sarà molto più difficile che caio paragoni tizio ad un orango!

  3. alessia

    Si..sono daccordo..ma e’ un po’ come emanare una legge e dire che la legge e’ uguale per tutti..forse all epoca di Platone e la Repubblica come all epoca dell autorita’ della chiesa l indivduo era in balia della paura di un castigo divino per i suoi comportamenti..ora le paure sono legate puramente al contingente..di conseguenza l individuo agisce in base alla confusione che ha dentro..generata da continui messaggi controversi tra loro..come e’ possibile arrivare ad una consapevolezza in un epoca in cui e’ tutto vero ? Sono daccordo che ognuno fa la sua parte e che il comportamento di ognuno e’ una mattonella costruttiva o distruttiva all interno della societa’ ma forse e’ un po’ difficile che la societa’ cambi ..il paradiso forse esiste ma nn credo sia qui sulla terra..cmq complimenti per il giornale ..e’ bellissimo..

    • Samanta Costantini

      Sono contenta che il giornale ti piaccia. Per tutti noi è una gioia. 🙂 Condivido il tuo pensiero, però io non sto parlando di un Paradiso, privo di paure, di sbagli, di differenze, di limiti. Siamo umani. Ma se le paure sono legate al contingente (ciò che non è necessario) è proprio perché agiamo senza consapevolezza. Consapevolezza di chi sono, cosa voglio, perché lo faccio. Prevedendo anche possibili conseguenze. Agiamo con la fretta, senza metterci il cuore, senza analizzarle le nostre paure. Concependo la nostra libertà come irresponsabilità e lasciandoci influenzare dagli altri, da stereotipi negativi. Allora è lì che poi si creano confusioni interne. Alla consapevolezza ci si arriva quando si agisce e si pensa con amore, quando abbandoniamo il nostro ego. Non tutto è vero, questa è una frase che si usa come scusante al “tutto è concesso in questa epoca”. Quando diventeremo responsabili verso noi stessi, allora lo saremo verso anche gli altri. Scusami se mi ripeto… ma, la società siamo noi, iniziamo noi a cambiare. Nel nostro piccolo possiamo fare tanto.

  4. alessia

    Forse la vera scusante e’ che siamo diventati consapevoli di nn essere cosi bravi buoni e belli come pensavamo di essere ma che appunto possiamo anche sbagliare ..cmq grazie effettivamente nn sono solo parole. .le parole possono anche cambiare il mondo..discorrendo

  5. Samanta Costantini

    Grazie a te Alessia. Se ti interessa trovare altre risposte mi piacerebbe consigliarti un libro di Osho. Si chiama “La via del cuore”. Fa riflettere molto.

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